Rifiuti tessili, si muove l’Unione europea con nuove norme. Obiettivo: ridurre l’impatto del “fast fashion”.
Ridurre l’impatto del “fast fashion”
L’Agenda G7 ACT (Agenda on Circular Textiles and Fashion), iniziativa promossa dalla Presidenza italiana del G7 per guidare il settore tessile e della moda verso una maggiore sostenibilità e circolarità era stata approvata a Roma già nel dicembre 2024. L’Agenda mira a definire azioni politiche, iniziative industriali e strategie di cooperazione internazionale per trasformare il settore in un modello di economia circolare.
In particolare si era parlato di progettazione sostenibile, ovvero promuovere la creazione di prodotti più duraturi, non tossici e facilmente riciclabili, riducendo l’impatto ambientale e contrastando il modello del fast fashion.
Si stima che ogni anno ben l’85% dei tessili prodotti finisca in discarica. A fronte di questi dati è evidente come il fast fashion possa essere responsabile di ben il 10% delle emissioni serra sul pianeta, per non contare lo sfruttamento e l’inquinamento delle acque, altro grande problema spesso sottostimato.
Contrastare il fast fashion: si muove l’Unione europea
Contrastare il fast fashion è fondamentale per ridurre l’impatto ambientale e migliorare la sostenibilità dell’industria tessile e della moda.
Ora l’Unione europea si è attivata per rendere operativi questi concetti e raggiungere gli obiettivi voluti.
Il provvedimento in via di approvazione non riguarda solo i rifiuti tessili, ma si occupa anche allo stesso tempo dei rifiuti alimentari. L’obiettivo è ridurre del 10% i rifiuti della trasformazione e produzione alimentare e del 30% quelli della vendita al dettaglio, dei ristoranti e delle famiglie. Per quanto riguarda il tessile, è stabilita la responsabilità dei produttori tessili su raccolta, cernita e riciclaggio: allo studio esenzione e vantaggi fiscali per il fenomeno del “second-hand”.
Per quanto riguarda il tessile, le nuove norme comprendono abbigliamento e accessori, calzature, coperte, biancheria da letto e da cucina, tende e cappelli. Si applicheranno in modo orizzontale a tutti i produttori, compreso il mondo dell’e-commerce e indipendentemente dal fatto che siano stabiliti in un Paese dell’Ue o al di fuori. Gli oneri sui costi per raccolta, cernita e riciclaggio dei prodotti tessili si applicheranno 30 mesi dopo l’entrata in vigore della direttiva, salvo che per le microimprese, che avranno un anno in più di tempo per adeguarsi. 
Saranno invece favoriti i prodotti di seconda mano: “Era fondamentale escludere i negozi dell’usato dal pagamento di una tassa per ogni articolo venduto”, ha dichiarato la relatrice per l’Eurocamera Anna Zalewska, “tali oneri sarebbero contrari all’obiettivo della direttiva, che è quello di promuovere la circolarità incoraggiando la riparazione e il riutilizzo”.
Promuovere l’Economia Circolare
Riutilizzo e riciclo: incentivare il riciclo dei capi d’abbigliamento e l’uso di materiali riciclati.
Second-Hand e Upcycling: sostenere il mercato dell’usato e il riutilizzo creativo dei capi.
Responsabilità Estesa del Produttore (EPR): introdurre normative che obblighino le aziende a gestire il fine vita dei prodotti.
Materiali ecologici: preferire tessuti biologici, riciclati o biodegradabili (es. cotone organico, lino, canapa, Tencel).
Tinture e processi a basso impatto: eliminare sostanze chimiche dannose e ridurre il consumo di acqua e energia.
Produzione locale ed etica: incentivare la manifattura a chilometro zero e le condizioni di lavoro dignitose.
Educare e sensibilizzare i consumatori
Acquisti consapevoli: informare i consumatori sugli impatti ambientali del fast fashion.
Moda Lenta (“Slow Fashion”): valorizzare capi di qualità e senza stagionalità.
Riparazione e manutenzione: incentivare l’abitudine a riparare i vestiti piuttosto che sostituirli.
Contrastare il fast fashion richiede un’azione congiunta tra governi, imprese e consumatori. Solo attraverso un approccio sistemico sarà possibile trasformare il settore della moda in un modello più etico, sostenibile e rispettoso dell’ambiente.
Il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, già a fine 2024 aveva sottolineato l’importanza di “superare insieme gli ostacoli economici alla transizione verso modelli di business più sostenibili e circolari“, evidenziando la necessità di valorizzare il design sostenibile e ridurre la produzione di rifiuti e l’inquinamento.

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