Alphabet a sconto ma Mag7 ancora care dopo sell-off, Infineon beneficerà del riarmo
La correzione da inizio anno non ha ridimensionato le valutazioni eccessive dei tecnologici dello S&P 500, che oggi si trova in una condizione di crescente fragilità: i prezzi di questi titoli sono storicamente alti, con un divario esagerato rispetto agli altri, una robusta ripresa dell’economia USA non pare all’orizzonte e la concentrazione dell’indice è ai massimi storici (i primi cinque titoli per capitalizzazione pesavano più del 30% dell’indice a fine 2024).
Nel settore, da un punto di vista dei prezzi, fa eccezione Alphabet, oggi mai così a sconto dalla quotazione in borsa. Il gruppo a cui fa capo Google, inoltre, ha un bilancio solido e inizia a pagare un dividendo. Guardando al futuro, non mancano però le criticità: le ricerche sono sempre più spesso sostituite dall’intelligenza artificiale generativa (ChatGPT) – rendendo necessari massicci investimenti per recuperare il divario – e mettono in crisi le prospettive di ricavi pubblicitari associati alle ricerche. Come se non bastasse, sul settore dell’advertising pesa anche l’outlook debole per l’economia statunitense.
Più in generale le cosiddette “Magnifiche 7” sembrano aver esaurito l’upside potenziale: società come Microsoft e Apple sono diventate negli anni molto più capital intensive, che vuol dire che hanno bisogno di una quota maggiore di investimenti per continuare ad aumentare il giro d’affari e questo non è compatibile con valutazioni a premio. Per questo motivo ci aspettiamo che il contributo delle Mag7 agli utili della corporate America scenda dal 60% al 20% nei prossimi 18-24 mesi.
Particolarmente incerta appare la sostenibilità dei margini di Nvidia, attualmente su livelli record, in un momento in cui le altre Mag7 stanno cercando di sviluppare internamente i propri chip e in un contesto di possibile rallentamento dell’economia destinato a pesare su settori ciclici come quello dei semiconduttori.
Restando nel mercato dei chip ma guardando da questa parte dell’Atlantico, un discorso a parte meritano due player europei: innanzitutto ASML, il gruppo olandese di apparecchiature per la produzione di semiconduttori, che beneficia di una posizione privilegiata a monte della catena del valore, essendo fornitore di tutte le società chip a livello globale. Ma promette bene anche la tedesca Infineon, che produce chip per i settori dell’auto, dell’aerospazio, della difesa e per l’efficientamento energetico e che, di recente, ha sofferto in borsa la crisi dell’auto europea: il piano di riarmo europeo sotto la guida della Germania vorrà dire infatti commesse sostanziose per la società che, nell’attuale contesto, potrà certamente godere di un vantaggio competitivo rispetto ai produttori cinesi.
Per il resto preferiamo i settori industriali, perché non crediamo che si materializzerà una recessione in USA, con titoli come il produttore di motori Cummins, che ci aspettiamo sia sostenuto da una robusta domanda per i suoi prodotti, finanziari – in Europa guardiamo a Santander, Unicredit e HSBC – healthcare con Abbott Laboratories e consumer con titoli come il produttore di birra Constellation Brands o colossi dell’alimentare come Nestlé e Mondelez che offrono valutazioni attraenti e rendimenti interessanti agli azionisti sotto forma di dividendi e buy-back.

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