Dazi, cosa significano per le economie e per i mercati azionari

Andrew Rymer, Strategic Research Unit, Schroders -

“C’è un nuovo sceriffo in città”. Con il ritorno di Trump alla Casa Bianca, gli investitori di tutto il mondo stanno ancora digerendo il cambio di direzione. A differenza del suo primo mandato, le azioni sul fronte commerciale sono state una priorità politica e le regole del gioco stanno cambiando.

Chi è a davvero rischio di dazi?

Trump è stato inequivocabile in materia di commercio e la sua agenda politica dà precedenza ai dazi come strumento per proteggere le industrie e i posti di lavoro nazionali. Ha spesso citato gli squilibri commerciali come una preoccupazione fondamentale, sia durante il suo primo mandato sia più recentemente. I deficit commerciali degli Stati Uniti (in cui il valore delle importazioni supera quello delle esportazioni) con i paesi partner offrono quindi un indicatore per valutare il rischio tariffario.

Cina, Unione Europea e Messico sono ovviamente in cima alla lista. Tuttavia, ci sono altri paesi che potrebbero attirare l’attenzione, comprese varie economie asiatiche esportatrici. Trump ha concordato un accordo di libero scambio rivisto con la Corea del Sud nel suo primo mandato, ma diverse economie della regione hanno grandi deficit con gli Stati Uniti.

I deficit commerciali sono solo uno dei parametri con cui Trump potrebbe misurare le relazioni commerciali. In precedenza, ha citato la manipolazione valutaria, i sussidi nazionali iniqui e il furto di proprietà intellettuale tra i potenziali catalizzatori di un’azione tariffaria. Con l’approntamento di dazi reciproci, l’aliquota effettiva media dei dazi è un’altra metrica da considerare.

I dazi sono importanti per queste economie?

Per chi esporta negli Stati Uniti, la domanda chiave è quale percentuale del Pil rappresentano le esportazioni verso gli Stati Uniti. Da qui si può capire quale sarebbe l’impatto economico. Il Messico e il Canada sono i più colpiti da questo aspetto. Anche gli esportatori asiatici, Taiwan e Thailandia, sono esposti in misura considerevole.

Il grafico seguente sovrappone il deficit commerciale, usato per rappresentare il rischio di attrarre dazi statunitensi, all’esposizione di ciascuna economia verso gli Stati Uniti attraverso le esportazioni. Il rischio per il Messico era particolarmente elevato, così come per il Canada. Anche la Cina era ad alto rischio, come dimostrano il deficit commerciale degli Stati Uniti e le precedenti azioni di Trump, insieme all’UE. Tuttavia, l’esposizione economica appare molto inferiore rispetto a Messico e Canada. Tra gli altri mercati che affrontano una combinazione di rischio tariffario ed esposizione economica, vari esportatori asiatici risultano vulnerabili.

Quali mercati azionari hanno una maggiore esposizione verso gli Stati Uniti?

Per gli investitori azionari, valutare l’esposizione individuale di un mercato verso gli Stati Uniti in termini di ricavi è altrettanto importante. Quale percentuale di ricavi potrebbe subire un impatto negativo dall’imposizione di dazi?

Guardando ai mercati azionari delle economie con cui gli Stati Uniti hanno un deficit commerciale, e che quindi sono più probabilmente nel mirino dei dazi, Taiwan si distingue nettamente dagli altri mercati, con il 43% dei ricavi derivanti dagli Stati Uniti. I microchip sono la principale esportazione e Taiwan è il produttore di chip più all’avanguardia del mondo. Di conseguenza, si potrebbe prevedere che una risorsa così strategicamente importante possa essere esentata o beneficiare di qualche agevolazione, anche se ciò non è garantito. Anche l’Europa (escluso il Regno Unito) si distingue, così come vari mercati asiatici.

Come si riflette questo sul mercato azionario globale?

Guardando all’azionario, gli Stati Uniti sono il mercato dominante nell’indice MSCI All Country World, che comprende sia i mercati sviluppati che quelli emergenti, con una quota del 66% al 31 gennaio 2025. I mercati azionari delle economie con cui gli Stati Uniti hanno un deficit commerciale rappresentano circa il 27% dell’indice. L’UE è la più grande con una quota del 9%, seguita da Giappone e Canada con rispettivamente il 5% e il 3%. Seguono Cina, Svizzera, Taiwan e India.

Quali sono le implicazioni per gli investitori azionari globali?

Ci sono diverse economie a rischio a causa dei dazi, considerando quelle con cui gli Stati Uniti hanno un deficit commerciale. Tuttavia, c’è qualche sfumatura quando si tratta dell’impatto economico e di mercato.

I dazi hanno il potenziale di sconvolgere le catene di fornitura sia per le società statunitensi che per quelle internazionali quotate in borsa. Le aziende delle economie interessate potrebbero anche subire una riduzione della competitività o un ridotto accesso al mercato. Il potenziale reindirizzamento del commercio lontano dagli Stati Uniti determinerebbe effetti a catena per le aziende di tutto il mondo. Lo stesso potrebbe essere sostenuto per le aziende statunitensi, se venissero attuate misure reciproche. La capacità delle aziende colpite di trasferire l’impatto tariffario sui clienti è un fattore chiave. Alcune aziende potrebbero essere più isolate, o in grado di sopportare i dazi rispetto ad altre.

Se il dollaro statunitense si rafforzerà rispetto alla valuta locale, in risposta ai dazi sulle economie partner, ciò rappresenterebbe un potenziale ostacolo per i rendimenti degli investitori dai mercati partner in termini di dollari Usa. Il dollaro è rilevante anche per le multinazionali statunitensi con ricavi internazionali. Vale la pena ricordare che la generazione di ricavi dell’S&P 500 è a livello nazionale solo per il 59% circa. Ovvero, le aziende statunitensi guadagnano oltre il 40% dei loro ricavi da mercati non statunitensi. Oltre all’impatto della conversione valutaria, queste aziende potrebbero anche essere soggette a dazi o misure di ritorsione.

In sintesi, prevedere i dazi è complesso, soprattutto dato l’approccio imprevedibile del presidente Trump. Alcune economie possono essere più esposte ai dazi, ma resta fondamentale comprendere i rischi e le differenze tra le economie, i mercati e le esposizioni delle singole aziende.