Trump ha un piano sull’oro?
Abbiamo seguito con attenzione le dichiarazioni della Casa Bianca di inizio febbraio, quando il Segretario al Tesoro Scott Bessent ha annunciato, con il Presidente Trump al suo fianco, che nei prossimi 12 mesi il governo intende “monetizzare il lato attivo del bilancio statunitense” a vantaggio del popolo, utilizzando una combinazione di asset liquidi e seguendo le best practice globali.
Le parole di Bessent sono arrivate contestualmente alla firma da parte di Trump di un ordine esecutivo per creare un fondo sovrano, alimentando così le speculazioni su quali asset liquidi il governo intenda impiegare.
L’asset liquido che seguiamo più da vicino è l’oro: gli Stati Uniti ne detengono 8.100 tonnellate, la più grande riserva aurea di un governo. Curiosamente, questi lingotti sono valutati a 42,22 dollari l’oncia, un prezzo fissato per legge nel 1973 e rimasto invariato, mentre il prezzo di mercato, mentre scriviamo, si aggira attualmente sui 3.000 dollari l’oncia, rendendo le riserve statunitensi decisamente sottovalutate.
Una visita a Fort Knox
Bessent ha poi precisato di non essersi riferito all’oro nei suoi commenti, ma l’argomento è riemerso più volte alla Casa Bianca. Trump ed Elon Musk hanno addirittura messo in dubbio la presenza dell’oro depositato a Fort Knox, in Kentucky, con il Presidente desideroso di visionare personalmente i lingotti. Bessent ha rassicurato affermando che “tutto l’oro è lì”, citando le verifiche annuali come prova.
Nel discorso inaugurale di gennaio, Trump aveva annunciato l’inizio di una “Età dell’Oro” per l’America. Sebbene la sua amministrazione sia ancora agli inizi, le sue politiche in materia di commercio, geopolitica ed economia hanno già influenzato i prezzi dei metalli preziosi. Il recente aumento del prezzo dell’oro, che ha raggiunto record storici l’anno scorso e in particolare negli ultimi mesi, riflette la ricerca da parte degli investitori di un bene rifugio.
L’oro, infatti, rappresenta un asset strategico fondamentale per le banche centrali e gli investitori privati nella gestione dei rischi e nella diversificazione delle riserve. Negli ultimi anni, le banche centrali – in particolare quella cinese – hanno intensificato gli acquisti, che secondo il World Gold Council, hanno superato le 1.000 tonnellate ogni anno a partire dal 2022.
Ripulire i conti
La maggior parte dei paesi, a differenza degli Stati Uniti, valuta le proprie riserve auree a prezzi di mercato. Se gli USA rivalutassero il loro oro, il valore salirebbe da circa 11 miliardi di dollari a quasi 800 miliardi, una cifra che potrebbe contribuire a rafforzare il bilancio del Tesoro in un contesto di debito nazionale elevato. Sebbene Bessent abbia scartato questa ipotesi, una rivalutazione potrebbe avere notevoli ripercussioni sui mercati finanziari, riportando l’oro al ruolo di asset di riserva principale e invitando gli investitori a rivedere la loro percezione degli asset privi di rischio.
Attesa di otto settimane per i lingotti
Si è parlato di un flusso significativo di oro fisico in uscita dai caveau londinesi verso gli Stati Uniti. A gennaio, il Financial Times ha riferito che i tempi di attesa per il ritiro dell’oro dai caveau della Banca d’Inghilterra sono aumentati da pochi giorni a quattro-otto settimane. Queste dinamiche di mercato, che negli ultimi mesi hanno portato l’oro da Londra a New York, “si sono in parte attenuate”, ha dichiarato la London Bullion Market Association il 7 marzo.
A nostro avviso, il recente rialzo del prezzo dell’oro è legato al suo ruolo tradizionale di bene rifugio, alle incertezze sulla crescita economica, alle politiche commerciali di Trump, alle aspettative di un possibile calo dei tassi di interesse e alla crescente domanda da parte delle banche centrali.
Non siamo esperti di politica e riconosciamo la necessità di essere prudenti nelle previsioni su ciò che il Presidente Trump potrebbe fare. Tuttavia, per gli investitori in oro, questo è uno dei periodi più interessanti che ricordiamo.

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