Gli indicatori demografici italiani. Nel 2024 i nati residenti in Italia sono 370mila, in diminuzione (-2,6%) rispetto al 2023
Indicatori demografici italiani
Di Roberto Carli —
In Italia il 2024 evidenzia una dinamica demografica per molti versi in continuità con quella dei recenti anni post-pandemici. Insieme a un calo contenuto della popolazione residente, che peraltro continua a invecchiare, alla conferma di una dinamica naturale fortemente negativa, i cui effetti vengono attenuati da una dinamica migratoria più che positiva, e alla progressiva contrazione della dimensione media delle famiglie, il 2024 aggiunge elementi la cui portata va sottolineata. Lo evidenzia l’Istat che ricorda in particolare il minimo storico di fecondità, la speranza di vita che supera i livelli pre-pandemici, l’aumento degli espatri di cittadini italiani, il nuovo massimo di acquisizioni della cittadinanza italiana a cui si affianca comunque l’importante crescita della popolazione straniera residente.
Al 31 dicembre 2024 la popolazione residente conta 58 milioni 934mila individui (dati provvisori), in calo di 37mila unità rispetto alla stessa data dell’anno precedente. La diminuzione della popolazione prosegue ininterrottamente dal 2014 e il decremento registrato nel 2024 (-0,6 per mille) è in linea con quanto osservato negli anni precedenti (-0,4 per mille del 2023 e -0,6 per mille nel 2022).
Nel 2024, secondo i dati provvisori, i nati residenti in Italia sono 370mila, in diminuzione di circa 10mila unità (-2,6%) rispetto all’anno precedente. Il tasso di natalità si attesta al 6,3 per mille, contro il 6,4 per mille del 2023 (Figura 3). I nati di cittadinanza straniera, il 13,5% del totale, sono quasi 50mila, circa 1.500 in meno rispetto all’anno precedente. La fecondità, nel 2024, è stimata in 1,18 figli per donna, sotto quindi il valore osservato nel 2023 (1,20) e inferiore al precedente minimo storico di 1,19 figli per donna registrato nel 1995. La contrazione della fecondità riguarda in particolar modo il Nord e il Mezzogiorno. Infatti, mentre nel Centro il numero medio di figli per donna si mantiene stabile (pari a 1,12), nel Nord scende a 1,19 (da 1,21 del 2023) e nel Mezzogiorno a 1,20 (da 1,24). Quest’ultima ripartizione geografica detiene una fecondità relativamente più elevata, ma sperimenta la flessione maggiore
Nel 2024 si contano 651mila decessi (dato provvisorio), 20mila in meno rispetto al 2023 (Figura 2). In rapporto al numero di residenti sono deceduti 11 individui ogni 1.000 abitanti, contro gli 11,4 dell’anno precedente. Un numero così basso di decessi non si registrava dal 2019. Il calo della mortalità risulta confermato anche dal confronto con i 678mila decessi teorici che si sarebbero avuti nel 2024 se si fossero manifestati i medesimi rischi di morte del 2019. Nel quadro di una popolazione che invecchia il numero di decessi tende strutturalmente a crescere in quanto più individui sono esposti ai rischi di morte, anche nel caso in cui tali rischi dovessero rimanere invariati da un anno all’altro. Se questo fenomeno non si verifica, com’è avvenuto nell’ultimo anno, può dipendere dal mutevole andamento delle condizioni climatico-ambientali, dall’alterna virulenza delle epidemie influenzali da una stagione alla successiva, da un significativo eccesso di mortalità dovuto a precedenti circostanze eccezionali come avvenuto nel periodo pandemico e post-pandemico. Negli ultimi 15 anni si sono osservati diversi picchi significativi (nel 2012, 2015, 2017 e soprattutto nel 2020-2022) ai quali ha sempre fatto seguito un calo della mortalità negli anni immediatamente successivi. Il calo dei decessi si traduce in un guadagno di vita rispetto al 2023 di circa cinque mesi sia per gli uomini sia per le donne. La speranza di vita alla nascita nel 2024 è stimata in 81,4 anni per gli uomini e in 85,5 anni per le donne (+0,4 in decimi di anno), valori superiori a quelli del 2019. Il difficile periodo legato alla pandemia sembra essere ormai superato come evidenzia una sopravvivenza che torna a registrare incrementi significativi. Certamente la pandemia ha lasciato un segno importante: lo testimonia il fatto che ci sono voluti quattro anni per un ritorno alla normalità storica e che, se la pandemia non avesse avuto luogo, oggi si parlerebbe molto probabilmente di condizioni di sopravvivenza ancora migliori.
Le immigrazioni dall’estero
Nel 2024 le immigrazioni dall’estero in Italia sono state 435mila, in lieve diminuzione (-1,2%) rispetto al 2023, ma più elevate rispetto ai valori osservati nel decennio 2012-2021 durante il quale non si è mai superata la soglia dei 400mila ingressi annui. La flessione registrata nel 2024 è dovuta alla consistente riduzione dei rimpatri di cittadini italiani, che hanno segnato un calo del 14,3%. Al contrario, le immigrazioni degli stranieri hanno mostrato una lieve crescita (+1,0%), contribuendo a mantenere i flussi complessivi su livelli elevati.
L’età media della popolazione
Al 1° gennaio 2025 si stima un’età media della popolazione residente di 46,8 anni, in crescita di due punti decimali (circa tre mesi) rispetto al 1° gennaio dell’anno precedente. La popolazione fino a 14 anni di età è pari a 7 milioni 19mila individui (erano 7 milioni 186mila nel 2024) e rappresenta l’11,9% del totale. La popolazione in età attiva (15-64enni), oggi pari a 37 milioni 342mila, il 63,4% del totale, evidenzia una riduzione di un punto decimale sull’anno precedente. La popolazione di 65 e anni e più è pari a 14 milioni 573mila unità e costituisce il 24,7% del totale, in aumento di quattro punti decimali rispetto al 2024. Tra gli anziani cresce il numero di ultra ottantacinquenni, i cosiddetti grandi anziani, che raggiungono i 2 milioni 422mila individui (+103mila in un anno) e rappresentano il 4,1% della popolazione totale, di cui il 65% è composto da donne. In aumento anche il numero stimato di ultracentenari che supera, a inizio 2025, le 23mila e 500 unità, oltre 2mila in più rispetto all’anno precedente (anche in questo caso con una prevalenza di donne, pari all’83%).
Guardando ad un orizzonte temporale più ampio (ad esempio 20 anni) si può notare l’importante crescita della popolazione anziana e la costante riduzione di quella giovanile, e quindi l’evoluzione in perdita della popolazione in età attiva. Quest’ultima, rispetto al 1° gennaio 2005, scende di un milione e 179mila individui, passando dal 66,4% al 63,4%. Il calo riguarda il solo Mezzogiorno, mentre il CentroNord, in forza di un maggior contributo sul versante dei flussi migratori, segna un lieve incremento di circa 13mila individui. Altro aspetto saliente riguarda la composizione interna della popolazione in età attiva. Venti anni fa questa risultava equamente distribuita tra i 15-39enni e i 40-64enni. Al 1° gennaio 2025 la popolazione attiva risulta più anziana, con una percentuale di ultra quarantenni salita fino al 58,5%. Questo processo di invecchiamento è più marcato nel Mezzogiorno, dove oggi la popolazione 40-64enne risulta aver guadagnato 10 punti percentuali rispetto a venti anni prima sulla classe dei 15-39enni.
Le famiglie in Italia
Le famiglie in Italia, nel biennio 2023-2024, sono poco più di 26 milioni e 300mila, oltre 4 milioni in più rispetto all’inizio degli anni Duemila. La crescita del numero di famiglie dipende soprattutto dalla progressiva semplificazione delle strutture familiari, sia nella dimensione sia nella composizione. La principale causa di questo processo è l’aumento delle famiglie unipersonali, attualmente la forma familiare più diffusa. Oggi oltre un terzo delle famiglie è formato da una sola persona (il 36,2%), mentre 20 anni fa questa tipologia rappresentava appena un quarto delle famiglie (25,5%). Le famiglie composte da almeno un nucleo, in cui cioè è presente almeno una relazione di coppia o di tipo genitore-figlio, sono il 61,3%. Queste famiglie sono principalmente costituite da coppie con figli (29,2%), che per molti anni sono state non solo il modello prevalente di famiglia ma anche quello interessato dalla diminuzione più consistente. Le coppie senza figli, stabili nel tempo, rappresentano invece un quinto del totale (poco più del 20%). Una famiglia su 10, in leggero aumento nel corso degli anni, è di tipo monogenitore. Si tratta principalmente di madri sole (8,7%), ma sono evidenti anche casi di padri con figli (2,1%). Le famiglie costituite da due o più nuclei e quelle senza nucleo (persone sole escluse, ad esempio due fratelli conviventi) si confermano nel loro insieme una tipologia residuale (3,6%) (Figura 8). L’effetto di queste trasformazioni è una costante diminuzione della dimensione media familiare che passa dai 2,6 componenti di 20 anni fa agli attuali 2,2 (media 2023-2024). I cambiamenti demografici e sociali e l’evoluzione delle strutture familiari si riflettono nella distribuzione dei ruoli familiari della popolazione. Le persone che vivono sole rappresentano nel 2023-24 il 16,3% della popolazione e sono in aumento in tutte le classi di età, soprattutto quelle centrali. I genitori in coppia sono il 26,3% e sono coloro che hanno sperimentato la contrazione maggiore, in particolare tra i 35 e i 44 anni di età. In leggero aumento negli anni è il numero di genitori soli con figli (oggi il 4,9% della popolazione) e quello delle persone che vivono con un partner senza figli (il 18,6%). I figli che vivono con entrambi i genitori, in diminuzione, risultano essere il 21,4%; in aumento invece la quota di figli in nuclei monogenitore (6,8%).

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