“Gli Stati Uniti annunciano dazi reciproci”
Alcune delle principali evidenze:
- L’economia statunitense sta già rallentando moderatamente, ma l’ulteriore shock aumenta notevolmente la probabilità di una recessione nel corso del prossimo anno. Nelle ultime settimane si è già osservato un forte indebolimento dei risultati dei sondaggi e dei dati sulla fiducia. Prevediamo che l’effetto comincerà a farsi sentire solo nei dati macro concreti solo tra un paio di mesi, con ripercussioni soprattutto sulla crescita del secondo trimestre e oltre.
- Sul fronte del reddito fisso, ci aspettiamo una tradizionale reazione di risk-off che combini tassi più bassi e spread più ampi, anche se vale la pena notare che prima dell’annuncio delle tariffe gli spread investment grade avevano mostrato una resistenza relativamente forte, per cui sarà interessante osservare se l’incremento degli spread accelererà in questo caso.
- Per quanto riguarda la duration, è forse troppo presto per aumentare la convinzione di essere long duration negli Stati Uniti, dato che i rendimenti dei Treasury USA sono già scesi in modo aggressivo a circa il 4%. L’opportunità di essere long duration sembra essere più forte nei mercati non statunitensi, compresa l’Europa.
- Sul fronte azionario, l’ultimo annuncio di dazi potrebbe danneggiare l’appetito verso il mercato azionario statunitense in modo sproporzionato rispetto al resto del mondo. Ciò potrebbe quindi rafforzare l’ipotesi di una continua restrizione globale.
- In termini di allocazioni settoriali, riteniamo che i settori ciclici e ad alto beta saranno probabilmente i più colpiti, data la valutazione dei maggiori rischi di recessione.
- Infine, sul fronte monetario, non crediamo più che il dollaro USA trarrà beneficio dall’aumento dei dazi a causa della potenziale gravità dello shock macro sull’economia statunitense. In quest’ottica, il nostro team d’investimento continua a essere costruttivo sull’euro.
Il Market Insight Team conclude sostenendo che “Nell’ambito del cosiddetto Trump put, l’amministrazione potrebbe cercare di accelerare l’attuazione di politiche più favorevoli alla crescita, come i tagli alle imposte e la deregolamentazione. La Federal Reserve statunitense potrebbe anche rispondere con ulteriori tagli dei tassi, ma solo quando ci saranno prove tangibili di un danno macro sufficiente. In altre parole, riteniamo più probabile che venga esercitata prima la mossa di Trump piuttosto che quella della Fed”.

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Mente e denaro
Sala Stampa