Trump attenua i toni, ma la paura resta: strategie per navigare un mercato ancora nervoso

Prof. Dr. Jan Viebig, Chief Investment Officer, ODDO BHF SE -

Sembra che i mercati possano godere di una breve tregua dopo un mese di aprile particolarmente turbolento. Le dichiarazioni più recenti provenienti dalla Casa Bianca hanno assunto toni leggermente più cauti: pur riconoscendo che i dazi sulle importazioni cinesi sono attualmente molto elevati, Trump ha affermato che questi livelli non saranno mantenuti a lungo termine e che ci si possono attendere riduzioni sostanziali. Inoltre, sebbene desideri una politica monetaria più “attiva”, il Presidente statunitense ha dichiarato di non avere intenzione di rimuovere Jerome Powell dalla presidenza della Federal Reserve.

Tuttavia, meglio non cantare vittoria troppo presto. Anche se l’Amministrazione dovesse fare marcia indietro in parte sulla politica commerciale e astenersi dall’interferire con la Fed, permangono rischi significativi sia per l’economia statunitense sia per quella globale, come evidenziato anche dalla revisione al ribasso delle previsioni di crescita da parte del Fondo Monetario Internazionale. Le incertezze politiche ed economiche restano elevate e stanno pesando sull’attività economica e sui mercati finanziari – gli investitori, sia negli Stati Uniti sia a livello globale, restano cauti. Donald Trump è noto per la sua volatilità e i suoi repentini cambiamenti di umore, e avrà difficoltà a ricostruire la fiducia perduta. Inoltre, i piani di bilancio attualmente in discussione al Congresso e il previsto aumento del debito pubblico contribuiscono ad accrescere ulteriormente il rischio.

La politica radicale riguardante i dazi dell’Amministrazione Trump ha generato una forte incertezza nei mercati finanziari. In precedenza, gli operatori di mercato si aspettavano che i dazi statunitensi salissero da una media di poco inferiore al 3% fino al 14%. Tuttavia, il 2 aprile 2025, Trump ha annunciato un aumento massiccio dei dazi, portandoli a una media storicamente inedita del 23%. Questo ha provocato un’ondata di shock sui mercati finanziari, e – alla luce di questa politica radicale – le principali banche d’investimento americane hanno rivisto significativamente al ribasso i target di prezzo per l’indice S&P 500 per la fine del 2025.

È probabile che l’incertezza rimanga elevata a causa dell’imprevedibilità della politica economica di Trump. Uno dei consigli più saggi di Warren Buffett agli investitori è: “Sii timoroso quando gli altri sono avidi, e sii avido quando gli altri sono timorosi”. Per noi, questo significa cercare opportunità di investimento nei momenti di alta volatilità. Ci concentriamo su azioni di società di alta qualità che, a nostro avviso, sono negoziate al di sotto del loro valore intrinseco.

Un indicatore utile per valutare il livello di paura sui mercati è il Volatility Index (VIX) sviluppato dal Chicago Board Options Exchange (CBOE). Il VIX riflette la volatilità implicita delle opzioni sull’indice S&P 500, fungendo da proxy per il sentimento di paura degli investitori. Calcolato dal 1990, il VIX ha registrato un valore medio di 19,5 con una deviazione standard di 7,8. Nell’aprile 2025, la volatilità è salita oltre quota 50, un aumento statisticamente eccezionale. Il VIX ha superato questo livello solo in tre occasioni dal 1990: durante la crisi finanziaria del 2008–2009, durante la pandemia di COVID-19 nel 2020 e nell’aprile 2025 dopo l’annuncio dei dazi da parte di Trump. Livelli così elevati di volatilità riflettono un alto grado di paura tra gli investitori.

Oltre all’alta volatilità, un altro indicatore della paura nei mercati è rappresentato da un calo dei prezzi superiore al 10% nell’arco di due giorni. Nel caso dell’S&P 500, movimenti di tale entità si sono verificati solo poche volte dagli anni ’50: la prima nell’ottobre 1987 (che è poi diventato noto come il “Black Monday”), la seconda durante la crisi finanziaria nel novembre 2008 e la terza con lo scoppio della pandemia nel marzo 2020. Il forte ribasso registrato all’inizio di aprile 2025 in seguito all’annuncio del cosiddetto “Liberation Day” di Trump è quindi un evento straordinario; negli ultimi 75 anni, abbiamo identificato solo sei correzioni di questa entità.

Se, nonostante mercati persistentemente deboli, un investitore avesse acquistato azioni il secondo giorno di una correzione superiore al 10% in due giorni, avrebbe ottenuto rendimenti superiori alla media – in alcuni casi di molto superiori – nei successivi 12 mesi. Lo stesso vale per le fasi di volatilità estrema (VIX > 50). A eccezione dei primi giorni della crisi finanziaria nell’ottobre 2008, i nostri calcoli mostrano che i rendimenti sui successivi 12 mesi sarebbero stati costantemente a doppia cifra, e spesso nella fascia alta della doppia cifra. Naturalmente, è importante ricordare che le fasi di alta volatilità comportano rischi significativi. Tuttavia, se un investitore ipotetico avesse acquistato sistematicamente l’S&P 500 in tutti i giorni in cui il VIX superava quota 30, il rendimento atteso sui 12 mesi successivi sarebbe stato più del doppio della media di tutti i periodi di 12 mesi dal 1990, secondo le nostre stime.

Le generalizzazioni vanno comunque trattate con cautela. I rendimenti passati non sono un indicatore affidabile dei rendimenti futuri, e i periodi di forte turbolenza dei mercati comportano rischi elevati. Inoltre, l’orizzonte di 12 mesi non è il metro ideale per misurare la nostra strategia di investimento a lungo termine. Tuttavia, i dati sulle performance esaminati sono un segnale significativo del fatto che l’osservazione di Warren Buffett sia tuttora valida: gli investitori di lungo periodo dovrebbero acquistare azioni quando gli altri sono timorosi. Abbiamo infatti approfittato delle turbolenze di aprile per effettuare i nostri primi acquisti. Se i mercati dovessero correggere ulteriormente e la volatilità aumentasse di nuovo, coglieremmo l’opportunità di acquistare azioni di società di alta qualità da mantenere in portafoglio nel lungo termine.