DJE Kapital – Dazi: rischi sugli utili aziendali non ancora prezzati
Gli effetti negativi della politica tariffaria imprevedibile di Trump sui ricavi aziendali in vari settori non sembrano essere stati prezzati, pertanto rimane giustificata la cautela nonostante la ripresa temporanea dei mercati. Dopo il cosiddetto “Liberation Day” del 2 aprile, con l’annuncio da parte di Trump di dazi contro (quasi) tutto il mondo, sui mercati azionari è iniziato un sell-off. La forte ripresa dopo il 7 aprile 2025 è da attribuire principalmente a fattori tecnici, ovvero estremo pessimismo e mercati ipervenduti, e a fattori monetari come possibili tagli dei tassi di interesse statunitensi, ma non a fattori fondamentali.
Fondamentalmente, la situazione rimane complessa: i previsti effetti negativi della politica tariffaria di Trump sugli utili societari non sembrano al momento essere adeguatamente prezzati. Numerose aziende non sono più disposte a fornire previsioni e segnalano un chiaro deterioramento del contesto nel secondo trimestre. Minori utili aziendali non sembrano quindi essere stati incorporati dai mercati e rappresentano un rischio per i prossimi mesi. Anche una recessione negli Stati Uniti è una possibilità. Riteniamo quindi sensato mantenere per il momento una strategia di investimento cauta: un portafoglio bilanciato, un focus su azioni difensive e nessuna posizione estrema.
Mercati: opportunità su difensivi, tecnologia e selettivamente in Cina e India
Il picco del carico tariffario è probabilmente alle spalle: il calo dei prezzi azionari, il deterioramento delle prospettive economiche e i minori indici di gradimento probabilmente impediranno a Trump di inasprire ulteriormente la controversia sui dazi. Se gli accordi commerciali con Cina e Ue si rivelassero migliori del previsto e si riuscisse a evitare una recessione negli Usa, ciò rappresenterebbe un chiaro vantaggio per i mercati.
Si prevede che i tassi di interesse in Europa subiranno tagli più consistenti rispetto agli Stati Uniti nei prossimi mesi. Ciononostante, anche negli USA potrebbero verificarsi più tagli di quanto attualmente stimato entro la fine dell’anno. Ciò potrebbe generare un contesto favorevole per settori quali il consumo non ciclico e la cura della persona, tra gli altri. Dato che l’inflazione non è un problema globale al di fuori degli Stati Uniti, lo stimolo monetario potrà essere impiegato, con un conseguente impatto positivo sui mercati azionari nel medio periodo.
Vediamo opportunità in settori difensivi, come l’immobiliare residenziale tedesco, tra gli offensivi invece, la tecnologia (software) appare la più attraente.
Mercati emergenti come Cina e India sono selettivamente promettenti, in quanto beneficiano di un dollaro americano più debole. L’India sta abbassando i tassi di interesse ed è solo marginalmente colpita dalla politica tariffaria statunitense, il che si traduce in un buon andamento del business per molte aziende. La Cina beneficia l’aumento degli stimoli fiscali da parte del governo, anche se ciò porterà a un livello record di nuovo debito pubblico nel 2025.
L’outlook economico si deteriora: aumenta il rischio di recessione in Usa
Il rischio di recessione negli Stati Uniti è aumentato sensibilmente negli ultimi tempi. Gli effetti negativi sugli utili delle aziende di vari settori, dovuti alla politica tariffaria erratica di Trump, non sembrano essere stati scontati dal mercato.
Le prospettive di profitto per i produttori di petrolio e gas si sono deteriorate a causa del calo dei prezzi del greggio. Se l’OPEC ora aumenta ulteriormente la produzione, si rischia un eccesso di offerta più marcato e quindi di un ulteriore declino dei prezzi del petrolio. Le prospettive nel settore del lusso appaiono ulteriormente offuscate, con una pressione sui prezzi che potrebbe continuare.

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