GAM: Gli investitori tornano a guardare con interesse alla Cina e ai mercati emergenti
Con le trattative commerciali in corso tra le due sponde dell’Atlantico, la minaccia di dazi al 50% all’Europa del 23 maggio, due giorni dopo la telefonata di Trump con Putin, a sua volta successiva all’adozione del nuovo pacchetto di sanzioni dell’Unione Europea verso la Russia, è stata una vera sorpresa. Le nuove tariffe sarebbero entrate in vigore il 1° giugno poi, prima dell’apertura dei mercati, l’annuncio della proroga al 9 luglio. La reazione dei mercati è stata la stessa vista in precedenza, il primo annuncio presidenziale sui dazi al 50% ha interrotto la fase positiva seguita all’intesa con la Cina, la notizia della proroga ha orientato al verde le aperture del lunedì mattina. Tutto già visto, tutto già commentato con rassegnato disincanto. Il principio di realtà continua a bussare alla porta della Casa Bianca con il dollaro, con il Treasury e, altrettanto pericolosamente, con il mercato obbligazionario giapponese.
Il brusco aumento dei rendimenti dei titoli a più lunga scadenza del governo di Tokyo ha fatto perdere ai risparmiatori quasi il 20% in poche settimane e l’accaduto non riguarda solo i detentori di quei titoli ritenuti “sicuri”. Le tensioni nel mercato obbligazionario giapponese potrebbero peggiorare le cose: se le banche e gli investitori cominceranno a vendere le obbligazioni americane, i rendimenti potrebbero salire ulteriormente, il Treasury è già oltre la soglia di 4,5% e le scadenze più lunghe sono tornate sopra il 5%.
L’esito dell’asta dei Treasury della settimana scorsa non è stato incoraggiante, sono tornati i “bond vigilantes”, non si fidano e chiedono un premio al rischio per gli Stati Uniti: la scarsa domanda ha fatto registrare a Wall Street un calo dell’1,5%, i rendimenti obbligazionari sono saliti e, contro intuitivamente, il dollaro è sceso. La debolezza del biglietto verde è la conseguenza più vistosa, nonostante i rendimenti siano tornati interessanti, la domanda di asset americani resta tiepida. La diffidenza verso gli asset americani restituisce valore alla regola aurea della diversificazione e, nella ricerca di opportunità al di fuori degli Stati Uniti, gli investitori tornano a guardare con interesse anche alla Cina e ai mercati emergenti.
Nei paesi emergenti sono in corso dinamiche di lungo periodo che stanno trasformando quelle economie: ad esempio, sta acquistando slancio la corsa verso la sostenibilità, un effetto delle pressioni internazionali e della crescente sensibilità delle pubbliche opinioni interne.
A fine gennaio il settore della tecnologia venne scosso dall’arrivo di DeepSeek, il sistema cinese di AI a basso costo. DeepSeek ha sollevato il velo di Maya dell’illusione della linearità nel progresso tecnologico ma, soprattutto, ha ricordato al mondo che quell’avanzamento è il prodotto di un eco-sistema di società, imprese, laboratori di ricerca che sono in diretta competizione con gli Stati Uniti.
La guerra commerciale non fermerà la Cina, il governo di Pechino è concentrato sulla doppia crescita di domanda interna e innovazione con formidabili investimenti nell’energia pulita, nell’AI e nella robotica, nei trasporti a guida autonoma, nell’aerospazio. In Cina e nelle economie emergenti le piattaforme in rete forniscono servizi quotidiani come la consegna di generi alimentari, lo sviluppo delle infrastrutture di telecomunicazione è un fattore chiave di crescita mentre è in corso la transizione dalla produzione manifatturiera alle tecnologie avanzate, ovvero un’aspettativa di incremento dei salari e del reddito disponibile.
La Cina è ben posizionata anche nella transizione energetica e negli investimenti in energia pulita. Sono numerose le opportunità di investimento nelle società all’avanguardia nelle pratiche e nelle tecnologie sostenibili. Tra i primi dieci paesi emergenti otto sono investment grade, il rapporto tra debito sovrano e PIL è meno della metà di quello dei mercati sviluppati un fattore che consente alle banche centrali di tenere sotto controllo l’inflazione con politiche ortodosse.
Dal punto di vista dell’investitore, il settore tecnologico cinese appare altrettanto interessante che negli Stati Uniti ma molto più a sconto. Agli investitori in cerca di rendimenti e maggiore diversificazione i mercati obbligazionari e azionari emergenti presentano spunti di riflessione, consentirebbero di acquisire un’esposizione più ampia a paesi ed economie in piena trasformazione.

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