UBP: USA-Cina, una tregua fragile

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Sebbene la tregua commerciale USA-Cina abbia contribuito ad allentare le tensioni, i dazi elevati dovrebbero continuare a esercitare una pressione al rialzo sui prezzi statunitensi e la volatilità su questo fronte potrebbe frenare la crescita economica cinese.

Stime recenti dello Yale Budget Lab indicano che i consumatori statunitensi devono affrontare un’aliquota tariffaria effettiva media del 17,8%, la più alta dagli anni Trenta del Novecento. Sebbene lo scenario peggiore sia stato scongiurato, secondo le previsioni, le tariffe elevate eserciteranno una pressione al rialzo sui prezzi interni negli Stati Uniti, con impatti probabilmente visibili intorno al terzo trimestre del 2025, a causa dei tempi di spedizione dalla Cina che sono tipicamente di 30 giorni. I dati ad alta frequenza rivelano un forte calo delle spedizioni di container dalla Cina agli Stati Uniti alla fine di aprile, una tendenza che probabilmente è proseguita anche a maggio nonostante la sospensione temporanea dei dazi. Anche con questa pausa di 90 giorni, quindi, i dati sul commercio dovrebbero rimanere volatili, influenzati da un significativo anticipo delle spedizioni nel primo trimestre del 2025.

L’attività economica cinese ha dato prova di solidità ad aprile, con le autorità che hanno reagito prontamente tagliando i tassi di interesse all’inizio di maggio. Tuttavia, per prospettive più ottimistiche è necessario un accordo commerciale concreto.

Il mercato cinese offre notevoli opportunità alle aziende statunitensi. Su base ponderata per la capitalizzazione di mercato, circa il 15% dei ricavi totali delle società dell’indice S&P 500 proviene dalla Cina, con percentuali ancora più elevate in settori quali la tecnologia e l’automotive. Ciò equivale a circa 212 miliardi di dollari all’anno, una cifra superiore alle esportazioni statunitensi verso la Cina, che hanno raggiunto i 143,54 miliardi di dollari nel 2024. Le aziende statunitensi generano più entrate operando in Cina che esportando verso questo Paese, rendendo l’accesso al mercato un tema chiave nei negoziati bilaterali. Le società USA hanno effettivamente notevoli opportunità di espandere la loro presenza in Cina, in particolare nel settore dei servizi. Per gli Stati Uniti, ciò potrebbe rappresentare un modo più rapido per riequilibrare il saldo complessivo delle partite correnti, date le quote di mercato più basse in questo settore. Questa opportunità sarebbe particolarmente promettente se Pechino dovesse orientarsi verso un rafforzamento dei consumi interni. Inoltre, la Cina potrebbe essere più disposta a consentire alle aziende statunitensi di partecipare alla sua economia interna, in quanto ciò potrebbe offrire una protezione contro future interruzioni degli scambi commerciali.

È incoraggiante notare che sembra esserci un cambiamento nella retorica degli Stati Uniti, che ricorda il focus del “Phase One deal”. In futuro, l’amministrazione statunitense potrebbe porre maggiore enfasi sulla rimozione delle barriere non tariffarie per migliorare l’accesso al mercato delle aziende statunitensi, piuttosto che tentare di riportare negli Stati Uniti la produzione di basso valore. Ciò potrebbe comportare ulteriori acquisti di beni e servizi statunitensi e, potenzialmente, anche il trasferimento di diritti di proprietà intellettuale se la Cina accettasse di vendere alcune delle principali aziende tecnologiche. Questo approccio potrebbe anche rivelarsi vantaggioso per altri paesi esportatori asiatici come l’India e il Vietnam, a condizione che questi paesi riescano a raggiungere accordi reciproci con gli Stati Uniti.

In questo contesto, riteniamo che sia troppo presto per rivedere al rialzo la nostra previsione di crescita del PIL cinese per il 2025, pari al 4,1%. La Banca popolare cinese a maggio ha implementato un pacchetto completo di misure, tra cui un taglio dei tassi di 10 pb e una riduzione del coefficiente di riserva obbligatoria (RRR) di 50 pb, immettendo 1.000 miliardi di CNY di liquidità (0,7% del PIL); tuttavia, questo non è stato sufficiente. Probabilmente la Cina avrà bisogno di un ulteriore taglio di almeno 15 pb al tasso di reverse repo a 7 giorni e di un altro taglio di 50 pb al RRR per stabilizzare le aspettative. Oltre al sostegno monetario, il governo deve agire sul fronte fiscale. Prevediamo che l’emissione obbligazionaria annunciata (circa il 7% del PIL) avrà luogo nel secondo trimestre del 2025 e potrebbe essere estesa a 10.000 miliardi di CNY (circa il 12% del PIL) dopo la riunione del Politburo di luglio. Insieme a un potenziale accordo con gli Stati Uniti, ciò potrebbe esercitare un rischio al rialzo sulle nostre previsioni di crescita.