Commento GAM: Mercati emergenti, una componente strategica per i portafogli di investimento

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Come previsto, la Federal Reserve ha lasciato i tassi fermi nella forchetta 4,25-4,5% ed è stato confermato il mantenimento dell’attuale ritmo di inasprimento quantitativo.

Gli economisti della banca centrale hanno abbassato le previsioni di crescita (sono diminuite le vendite al dettaglio e le nuove costruzioni) e aumentato quelle dell’inflazione, le ragioni della cautela le ha spiegate Powell senza giri di parole, sono tutte nell’incognita dei dazi, quali entreranno davvero in vigore, in quale misura, come i costi saranno distribuiti tra importatori, produttori nazionali, rivenditori e consumatori.

Nonostante le aspettative di ribasso della crescita e aumento della disoccupazione, i membri del Comitato che governa i tassi esitano a tagliare per il timore dell’inflazione.

L’attacco degli Stati Uniti ai siti nucleari iraniani complica ulteriormente una partita complessa e aumenta il livello di instabilità. Il prezzo del petrolio è salito ai livelli più alti degli ultimi cinque mesi e l’andamento nei prossimi giorni dipenderà dalla reazione della Repubblica islamica, potrebbe rivalersi con attacchi ai giacimenti petroliferi nella regione, in Arabia Saudita o in Qatar, oppure mettendo in pratica la minaccia di bloccare lo stretto di Hormuz dove transita circa un terzo delle forniture mondiali di greggio.

Se l’economia americana dovesse sorprendere, anche il dollaro sorprenderebbe al rialzo ma, intanto, la perdurante debolezza del biglietto verde e la diversificazione extra Stati Uniti favoriscono le azioni internazionali, le obbligazioni europee e gli asset dei mercati emergenti.

I mercati scontano un più elevato premio al rischio geopolitico, la paura è che l’aumento dei prezzi del petrolio si estenda agli altri mercati dell’energia provocando una nuova ondata di inflazione.

In queste eccezionali condizioni, i paesi emergenti costituiscono un luogo dell’investimento che merita qualche considerazione. L’aumento dei prezzi del petrolio e il possibile impatto inflazionistico avrebbe un effetto negativo su economie sensibili ai prezzi energetici e l’aumento dell’incertezza comporterebbe l’uscita di capitali, in cerca dei porti sicuri.

La prima considerazione è dunque che nei mercati emergenti le strategie attive sono le uniche efficaci, non tutte le economie sono state create uguali. Le differenze nelle istituzioni politiche, nei sistemi economici e finanziari, nelle reti commerciali e nelle alleanze diplomatiche ampliano le distanze ed esigono specifici approfondimenti.

I mercati emergenti sono il luogo adatto per esposizioni di lungo termine: le fonti di rischio sono superiori a quelle dei mercati sviluppati ma, in fin dei conti, il rischio è la moneta che compra rendimento e per coloro che cercano diversificazione, crescita e rendimento a lungo termine le economie emergenti continuano a fornire una interessante opportunità.

Non sono più solo fornitori di materie prime o manodopera a basso costo. Molti di essi sono leader nell’adozione tecnologica, in particolare nei settori fintech e “e-commerce”. La Cina è in competizione diretta con gli Stati Uniti, l’India è tra i primi paesi al mondo per adozione di pagamenti digitali e sta sviluppando un proprio ecosistema AI nazionale, in America Latina, piattaforme come MercadoLibre e Nubank stanno trasformando l’economia digitale.

Per l’investitore è importante notare come in molte economie emergenti i multipli azionari siano di molto inferiori rispetto a quelli dei mercati sviluppati. L’indice MSCI Emerging Markets scambia a un rapporto P/E medio inferiore del 30% rispetto all’MSCI World. Valutazioni più contenute offrono margini di rialzo maggiori, si tratta di economie che beneficiano anche di fattori strutturali di lungo termine come il dividendo demografico e una classe media sempre più robusta: secondo un rapporto della Banca Mondiale, entro il 2030 oltre due terzi della nuova classe media globale proverrà da Asia, America Latina e Africa.

I mercati emergenti rappresentano una componente strategica per portafogli di investimento orientati al lungo termine. La combinazione di crescita economica, valutazioni interessanti, dinamiche demografiche favorevoli e innovazione tecnologica li rende particolarmente interessanti nel contesto multipolare di questo nuovo tempo. L’iniziativa bellica degli Stati Uniti ha amplificato l’incertezza e i pericoli ma, ciò nonostante, i segnali di resilienza in paesi come Cina e India e la consuetudine storica di “shock-bounce” offrono un contrappunto positivo.