Commento Robeco – Puntare sull’alfa in una rivoluzione del commercio globale

Kees Verbaas, Global Head of Fundamental Equities di Robeco -

La guerra commerciale avviata dalla nuova amministrazione statunitense ha provocato un forte sell-off dei mercati azionari, in un contesto di calo della fiducia economica e di incertezza sulla riorganizzazione delle complesse catene di approvvigionamento globali. Questo cambiamento di paradigma nelle condizioni commerciali richiede un assetto più equilibrato dell’allocazione azionaria globale, sia nei mercati sviluppati che in quelli emergenti.

La risposta dei mercati azionari ai dazi imposti nel “Liberation Day” è stata rapida, poiché le prospettive di interi settori dell’economia globale sono state gettate nell’incertezza. Inoltre, il mercato dei Treasury USA e il dollaro si sono entrambi indeboliti, una combinazione insolita in periodi di stress dei mercati azionari, che indica che è in atto una rotazione dagli asset statunitensi. L’esposizione passiva alle azioni statunitensi a grande capitalizzazione non fungerà più da indicatore per l’economia globale e riteniamo certo che l’esposizione geografica degli investitori globali diventerà più equilibrata.

La nostra previsione a lungo termine è che il commercio globale potrà continuare a crescere anche con il calo della quota degli Stati Uniti, mentre gli accordi commerciali regionali diventeranno la norma. Gli accordi di libero scambio esistenti, come il Mercosur e l’Accordo globale e progressivo per il partenariato transpacifico (CPTPP), potrebbero acquisire maggiore importanza come contrappeso agli Stati Uniti e alla Cina, con un certo interesse da parte dell’UE ad aderire al CPTPP.

Stati Uniti: ancora il mercato azionario globale per eccellenza

Considerata l’attuale rivoluzione politica in atto a Washington, le prospettive a breve termine per l’economia statunitense e gli utili societari sono molto incerte. Tuttavia, una volta risolta almeno in parte l’attuale impasse commerciale con la Cina, gli investitori globali manterranno comunque elevati livelli di esposizione verso gli Stati Uniti.

I mercati azionari statunitensi rimangono ampi, diversificati e resilienti, con una comprovata capacità di ripresa dalle turbolenze economiche, tra cui guerre commerciali e dazi, verificatesi nel secolo scorso. Continueremo a concentrarci sulle società leader con un forte potenziale di rendimento grazie all’innovazione e all’imprenditorialità senza pari che sono al centro della cultura imprenditoriale statunitense. La scelta dei settori, tra cui tecnologia, sanità, materiali di base e beni di consumo, è senza pari e offre ampie opportunità di diversificazione. La rivoluzione dell’intelligenza artificiale è ancora in gran parte guidata dalle società statunitensi e sono previsti ingenti investimenti per il prossimo decennio. La più ampia adozione dell’intelligenza artificiale nella ricerca, nella produzione e nella distribuzione potrebbe anche contribuire in qualche modo a compensare la diminuzione dell’immigrazione e i gap di produttività, mentre il Paese ricostruisce parte della produzione vincolata dalle barriere tariffarie.

Europa: gli stimoli dettati dallo shock stanno rinnovando la fiducia

L’ampiezza e la rapidità con cui sono state definite e applicate le politiche di Trump 2.0 hanno colto di sorpresa l’Europa, ma la reazione è stata altrettanto rapida, con un rinnovato impegno a investire nella difesa e nelle infrastrutture in tutta l’UE. A guidare questa tendenza è la Germania, il cui nuovo governo è determinato a ricostruire l’economia in difficoltà, aiutato dalla solida posizione fiscale con un rapporto debito/PIL pari solo al 65%. I mercati azionari europei hanno vissuto a lungo all’ombra dei propri omologhi statunitensi dopo la crisi finanziaria globale del 2008. I mercati europei hanno registrato un ottimo inizio del 2025, prima di essere frenati dall’imposizione dei dazi da parte degli Stati Uniti. A nostro avviso, le valutazioni in Europa, sia nei mercati sviluppati che in quelli emergenti, rimangono moderate e prevediamo che i settori industriale e tecnologico europei saranno sostenuti dagli stimoli fiscali attesi.

La posizione isolazionista degli Stati Uniti e l’apparente ritiro della loro protezione in materia di sicurezza hanno inoltre reso più probabili una riforma normativa e una maggiore integrazione europea. Esistono notevoli opportunità che potrebbero dare impulso all’economia europea nel lungo termine, in particolare l’Unione dei mercati dei capitali, da tempo oggetto di riflessione, che consentirebbe all’UE di competere in modo più efficace come area commerciale riducendo i costi, aumentando l’efficienza dell’allocazione dei capitali e migliorando la liquidità. Inoltre, dato l’approccio antagonistico e capriccioso del nuovo governo statunitense nei confronti dei suoi tradizionali alleati, le prospettive di cooperazione economica e commerciale dell’Europa con il Regno Unito e con paesi alleati come il Canada e il Giappone sembrano ora notevolmente migliorate. Anche le relazioni commerciali con la Cina potrebbero alleggerirsi, dato lo shock della domanda che sia l’UE che la Cina sono destinate a subire a causa dei dazi statunitensi e il conseguente incentivo a cooperare.

Sul fronte negativo, il rafforzamento dell’euro potrebbe rappresentare un ostacolo per gli esportatori già colpiti dai dazi statunitensi, mentre la situazione politica europea non è stabile. Nel complesso, tuttavia, l’Europa è in una posizione favorevole per riprendere slancio economico e dovrebbe aumentare la propria quota di capitalizzazione di mercato globale nel prossimo decennio.

Asia-Pacifico: potenze industriali ed economie emergenti dinamiche

Come in Europa, il lungo periodo di sovraperformance degli Stati Uniti e le turbolenze di mercato del 2025 hanno lasciato i titoli azionari dell’Asia-Pacifico con valutazioni molto ragionevoli. Nel breve termine, è fondamentale che Cina e Stati Uniti trovino e mantengano un nuovo equilibrio commerciale, dato l’indebolimento del CNY e l’impossibilità che gli stimoli possano sostituire la domanda statunitense di beni. Nonostante la regione sia stata particolarmente colpita dai dazi, molti paesi asiatici potrebbero negoziare accordi per mitigare alcuni degli impatti o almeno ridurli al 10%, e possono ricorrere a stimoli monetari e fiscali per compensare gli effetti macroeconomici a breve termine. Se le attuali iniziative politiche statunitensi dovessero essere attuate, è prevedibile un passaggio a un’economia globale più equilibrata, con una crescita trainata da più regioni anziché dipendere fortemente dai consumatori statunitensi. Per consentirlo, sia la Cina che l’India dovranno aprire ulteriormente le loro economie, mantenendo la promessa di diventare nazioni consumatrici.

Per gli investitori azionari globali, l’esposizione alle economie industriali dell’Asia settentrionale, in Cina, Corea del Sud e Giappone, è essenziale, grazie alla presenza di aziende di livello mondiale e al valore aggiunto che si sta liberando grazie a una maggiore attenzione al valore per gli azionisti.

La Cina può realizzare ulteriori progressi tecnologici nei prossimi anni, nonostante le sanzioni e le restrizioni imposte dagli Stati Uniti. La Cina sta già sfruttando vantaggi quali la rapida adozione di nuove tecnologie, un vasto mercato interno e una base produttiva senza rivali per assumere un ruolo di primo piano in settori chiave quali i veicoli elettrici e le energie rinnovabili.

I mercati emergenti del Sud-Est asiatico sono stati duramente colpiti dalla minaccia dei dazi statunitensi e le prospettive a breve termine sono incerte, ma i fondamentali rimangono positivi nel lungo termine. La crescente diffusione della tecnologia e il consumo di massa in Asia possono creare significative opportunità di crescita per le aziende esposte a questi mercati, favorendo l’aumento dei ricavi e della redditività.