FRANKLIN TEMPLETON – Le implicazioni dell’attacco statunitense all’Iran

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Questo weekend, l’esercito statunitense ha colpito le strutture dell’Iran collegate alle sue ambizioni nucleari. L’escalation di quello che in precedenza era stato un conflitto tra Israele e Iran segna un cambiamento significativo, con importanti implicazioni globali a breve e medio termine.In particolare, è aumentato il rischio che l’Iran possa tentare di allargare il conflitto, potenzialmente colpendo obiettivi militari statunitensi in Medio Oriente, impianti di produzione di petrolio e gas dei suoi alleati, o bloccando il flusso di petrolio greggio attraverso lo Stretto di Hormuz.

In base alla nostra valutazione, tuttavia, la leadership militare e le capacità dell’Iran sono state significativamente ridimensionate dal conflitto in corso. Inoltre, la leadership iraniana riconosce chiaramente i rischi — anzi, l’inefficacia dal punto di vista militare — di affrontare simultaneamente gli Stati Uniti e Israele in combattimento diretto. Tentare di chiudere lo Stretto di Hormuz isolerebbe anche l’Iran dai guadagni derivanti dalle sue esportazioni di petrolio greggio, in particolare verso la Cina. Questa è una situazione fluida e che continuiamo a monitorare.

Tuttavia, i prezzi dei futures sul petrolio sono aumentati del 2% prima dell’apertura dei mercati in Asia lunedì e, in questo preciso momento, i futures azionari puntano per lo più al ribasso, sebbene modestamente. La reazione iniziale del mercato è di cautela, con movimenti verso i tradizionali beni rifugio. A breve termine, e durante l’incertezza, ci aspettiamo che gli investitori si orientino verso l’azionario nei settori dell’energia e della difesa globale, nonché verso beni percepiti come rifugio quali l’oro e i Treasury statunitensi. Anche il dollaro USA, considerato un bene rifugio, è leggermente aumentato. A nostro avviso, i tassi di interesse ora hanno maggiori probabilità di scendere, e questo potrebbe proteggere le azioni growth con valutazioni più elevate. A meno che i prezzi del petrolio non aumentino significativamente, riteniamo che un grande impatto sull’inflazione sembri improbabile. Tuttavia, se diventa chiaro che il conflitto non si amplierà ulteriormente, ci aspettiamo che la debolezza del mercato sia di breve durata.

Nel lungo periodo, tuttavia, gli investitori devono anche considerare le seguenti implicazioni.

In primo luogo, l’incapacità dell’Iran di difendersi da un attacco sottolineerà, se mai, il suo desiderio – così come quello di altri paesi in altre regioni – di sviluppare una deterrenza credibile. E ciò probabilmente significa armi nucleari. Per i paesi inquieti e vulnerabili ai conflitti regionali, a nostro avviso, il desiderio di acquisire armi nucleari come deterrente crescerà.

In secondo luogo, mentre l’Iran appare poco propenso a contrattaccare direttamente gli Stati Uniti nel breve periodo, è probabile che a un certo punto lo faccia, sia indirettamente che con altri mezzi.

In terzo luogo, tema già da noi trattato, il ritiro unilaterale dell’egemonia americana—nonostante le operazioni militari di questo fine settimana—lascia molti paesi e regioni meno sicuri riguardo alla loro difesa nazionale. Il crescente rischio di conflitto in tutte le parti del mondo rafforza la necessità, quasi ovunque, di aumentare le spese per la difesa nazionale, con tutto ciò che implica per i fornitori di armamenti e la tecnologia che li sostiene. Cambiamento evidentemente già in corso in Germania e in gran parte d’Europa, e che prenderà slancio anche altrove.