UBS descrive la geografia della ricchezza: gli Stati Uniti dominano la scena globale dei milionari

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La geografia della ricchezza 

UBS rivela la distanza con la Cina nella creazione di ricchezze globali. Secondo l’ultima edizione del Rapporto sulla Ricchezza Globale UBS 2025, nel panorama della ricchezza globale gli Stati Uniti continuano a imporsi come l’epicentro indiscusso della generazione di patrimoni personali.

A confermarlo è l’ultimo Rapporto, che certifica come nel solo 2024 siano nati oltre 379.000 nuovi milionari americani, una media di più di 1.000 al giorno. Una cifra impressionante, se si considera che il Paese rappresenta solo il 4% della popolazione mondiale, ma contribuisce a oltre il 40% dei milionari globali.

Il divario con il resto del mondo è evidente. La Cina, pur mantenendo una crescita sostenuta, si ferma a 141.000 nuovi milionari nel 2024, mentre l’India ne conta 39.000. A livello globale, sono stati circa 680.000 i nuovi milionari nel corso dell’anno, con un aumento dell’1,2%. Il dato, pur positivo, nasconde dinamiche regionali molto diverse: se gli Stati Uniti trainano, altri mercati arrancano o avanzano più lentamente.

I motori della ricchezza americana

L’economia statunitense si conferma un ambiente fertile per la creazione di ricchezza, alimentata da settori ad alta intensità di innovazione, come tecnologia, salute e finanza privata. È proprio questa capacità di reinventarsi, attrarre investimenti e stimolare l’imprenditorialità che consente agli Stati Uniti di mantenere una posizione di vantaggio nel sistema economico globale.

Secondo UBS, il 35% della ricchezza personale mondiale è oggi detenuto da cittadini americani. Un dato che rivela quanto il potere economico sia concentrato in pochi Paesi, con gli Stati Uniti e la Cina che insieme controllano oltre il 54% della ricchezza globale. Tuttavia, tra le due potenze, il solco resta ampio: la Cina detiene circa il 20% del patrimonio mondiale, ma la sua ascesa è frenata da sfide economiche interne, regolamentazioni più rigide e un contesto geopolitico complesso.

Crescite regionali: l’Europa orientale sorprende

Nonostante il predominio statunitense, alcune regioni si sono distinte per tassi di crescita sorprendenti. È il caso dell’Europa orientale, che nel 2024 ha registrato un incremento della ricchezza superiore al 12%, superiore perfino al Nord America. Questo segnale evidenzia come alcune economie emergenti stiano beneficiando di riforme strutturali, investimenti esteri e un clima economico più favorevole, trasformandosi in nuovi centri di opportunità.

Al contrario, Europa occidentale, Oceania e America Latina hanno mostrato segni di stagnazione o lieve contrazione. In queste aree, la capacità di generare nuova ricchezza sembra limitata da una minore dinamicità economica, da livelli elevati di tassazione e da rigidità normative che frenano l’innovazione.

Prospettive future: una crescita che non si arresta

Le previsioni contenute nel report UBS indicano che la crescita della popolazione milionaria non si fermerà: entro il 2029, si prevede un aumento di 5,34 milioni di milionari nel mondo, pari a un incremento di circa il 9% rispetto al 2024. Nord America e Cina continueranno a trainare questo fenomeno, mentre regioni come il Sud America, il Sudest asiatico e alcune aree dell’Europa orientale potrebbero sorprendere con performance più stabili e sostenibili.

Per l’Europa occidentale, il messaggio è chiaro: senza un deciso cambio di passo in termini di politiche economiche, fiscalità e incentivi all’innovazione, il continente rischia di perdere terreno. La crescita della ricchezza, infatti, non è più appannaggio esclusivo delle economie mature, ma si sta spostando verso mercati più dinamici e meno regolamentati, dove l’iniziativa privata trova maggiore spazio di espressione.

Un futuro di sfide e opportunità

In questo contesto altamente competitivo, la capacità di adattamento dei sistemi economici sarà determinante. I Paesi che sapranno attrarre capitali globali, facilitare la nascita di nuove imprese e valorizzare i talenti locali potranno ambire a un ruolo di rilievo nella prossima ondata di creazione di ricchezza. Non si tratta solo di aumentare il numero di milionari, ma di costruire ecosistemi inclusivi e resilienti, in grado di generare valore anche per le fasce più ampie della popolazione.

Il paradosso americano – una minoranza demografica che produce la maggioranza della ricchezza – rappresenta allo stesso tempo una lezione e un monito: per crescere, è necessario investire in innovazione, formazione e infrastrutture competitive. Ma è altrettanto fondamentale garantire che la distribuzione della ricchezza non alimenti ulteriori disuguaglianze, bensì contribuisca a uno sviluppo sostenibile e condiviso.

Nel grande gioco della ricchezza globale, gli Stati Uniti restano il riferimento, ma nuove pedine si stanno muovendo sulla scacchiera economica. E le regole del gioco stanno cambiando più in fretta di quanto molti siano disposti ad ammettere.