DJE Kapital AG – Rally di fine anno e rischi di liquidità: i mercati affrontano un 2026 più impegnativo

team strategico di DJE Kapital AG -

Da una prospettiva stagionale, novembre è spesso uno dei mesi più brillanti dell’anno. Il novembre 2025 è iniziato sottotono, ma i mercati hanno recuperato verso la fine del mese. Il trend del mercato azionario globale ha registrato un leggero calo, mentre il mercato europeo nel suo complesso ha sovraperformato i mercati statunitense e tedesco. Al contrario, la performance in Giappone è stata relativamente debole, con i mercati azionari in calo significativo rispetto al mese precedente. A livello settoriale, i titoli dei settori healthcare/farmaceutico, servizi di comunicazione e risorse/materie prime hanno registrato una forte domanda a livello globale il mese scorso, mentre i titoli tecnologici, i consumi ciclici e gli industriali hanno deluso. In Europa, i settori più forti sono stati healthcare/farmaceutico, bancario e delle costruzioni, mentre tecnologici, industriali e retail hanno registrato performance particolarmente deboli.

Guardando a dicembre e all’inizio del 2026, rimaniamo costruttivi sui mercati. I fattori stagionali indicano una fine dell’anno fondamentalmente solida, supportata dal terzo taglio dei tassi di interesse di quest’anno da parte della Federal Reserve statunitense. Attualmente, è ipotizzabile che la situazione sui mercati possa complicarsi verso la metà dell’anno, in parte a causa di nuove emissioni molto consistenti che potrebbero temporaneamente drenare liquidità dal mercato. Guardando al 2026, gli utili delle aziende statunitensi dovrebbero essere migliori rispetto a quella delle aziende europee, sebbene le aziende USA abbiano valutazioni più elevate. Nel frattempo, l’evoluzione futura del dollaro USA rimane difficile da prevedere. Sembra possibile un leggero indebolimento del dollaro fino a quando non ci sarà chiarezza sulla nuova leadership della Fed a maggio, il che potrebbe innescare un rafforzamento guidato dai fondamentali. L’oro e i mercati emergenti, tra cui il Messico, continuano essere considerati aggiunte positive al mix di portafoglio. Nel settore obbligazionario, l’attenzione rimane sulle scadenze brevi e medie.

Opportunità 

Nel 2026 si prospetta un miglioramento della liquidità e un aumento dell’ampiezza del mercato. I previsti tagli dei tassi di interesse e un possibile allentamento monetario (quantitative easing), in particolare negli Stati Uniti, potrebbero favorire la liquidità, avvantaggiando asset class come le small cap, l’immobiliare e i settori sensibili ai tassi. In questo contesto, esiste una concreta possibilità che i titoli value e i settori sottovalutati — tra cui i beni di consumo di base, la sanità e l’energia — possano sovraperformare nel prossimo anno, specialmente in uno scenario di sviluppo economico moderato e di tassi in discesa.

Anche alcuni mercati emergenti selezionati offrono spunti interessanti: aree come la Cina, il Messico e alcuni paesi dell’America Latina rimangono promettenti. Un dollaro USA più debole nel medio termine, unito ai possibili tagli dei tassi americani e a rinnovate misure di stimolo monetario, potrebbe fornire ulteriore slancio a queste economie. Per quanto riguarda il comparto industriale, la crescita degli utili per le aziende di costruzioni e infrastrutture, ad esempio nel settore del cemento, dovrebbe rimanere solida nel 2026. È inoltre ipotizzabile una leggera ripresa nel mercato immobiliare, attualmente stagnante, che andrebbe a beneficio delle società con esposizione al residenziale o al commerciale.

Infine, i metalli preziosi restano cruciali per la diversificazione strategica. L’oro continua a rappresentare un’attraente componente di stabilità per i portafogli e il basso posizionamento attuale di molti investitori suggerisce ulteriore potenziale di crescita. Anche l’argento mantiene la sua attrattiva, sostenuto da un deficit strutturale dell’offerta e dalla domanda proveniente dal settore delle energie rinnovabili; in tale ottica, anche i titoli minerari restano sotto i riflettori.

Rischi

Sul fronte dei rischi, l’aumento dei tassi di interesse in Giappone sta mettendo a dura prova il bilancio nazionale del Paese, creando incertezza; una possibile fine dei carry trade, causata da un rialzo dei tassi e dall’apprezzamento dello Yen, potrebbe innescare massicci sell-off sui titoli tecnologici e sugli asset più rischiosi, in particolare nel NASDAQ, pesando sulla liquidità globale.

Parallelamente, i mercati del lavoro stanno diventando più volatili. Negli USA si notano già segnali di rallentamento e, per il biennio 2026-2027, è probabile un aumento dei licenziamenti sia negli Stati Uniti che in altre grandi economie. La crescita dell’automazione e l’uso dell’Intelligenza Artificiale potrebbero causare significative perdite di posti di lavoro, colpendo specialmente i lavoratori istruiti e settori come assicurazioni, consulenza e cinema. Sebbene ciò supporti l’ipotesi di ulteriori tagli dei tassi, pone seri rischi per i consumi, la stabilità sociale e l’economia in generale.

Un altro fattore critico riguarda gli elevati requisiti di capitale e il rischio di liquidità legato alle IPO. I massicci investimenti nel settore tecnologico USA assorbono risorse, riducendo il capitale disponibile sui mercati. Nel corso del 2026, grandi offerte pubbliche iniziali pianificate, come quelle di OpenAI o Anthropic, potrebbero drenare liquidità, portando a una fase di mercato azionario più difficile a partire dalla seconda metà dell’anno. Inoltre, se i tassi dovessero continuare a scendere, l’ambiente per banche e assicurazioni potrebbe deteriorarsi a causa della contrazione dei margini di interesse e della redditività.

In conclusione, il mercato statunitense presenta valutazioni comparativamente alte a fronte di una scarsa ampiezza effettiva. Poiché solo pochi titoli determinano gran parte della ponderazione e della performance, se questa situazione dovesse persistere, aumenterebbe significativamente la vulnerabilità a future correzioni.