La mappa globale del “quantum”. La partita è appena iniziata: report congiunto EPO–OCSE
Le tecnologie quantistiche stanno uscendo dai laboratori per avvicinarsi, con cautela ma decisione, a un impatto reale su economia, sicurezza e industria.
In fisica il termine “quantum” assume un significato sostanziale: è la quantità minima e indivisibile di energia o materia, l’unità fondamentale descritta dalla meccanica quantistica, che governa il mondo subatomico, ed è la base per tecnologie avanzate come il Quantum Computing.

Calcolo quantistico, comunicazioni ultra-sicure e sensori di precisione non sono più solo promesse teoriche: è questo il quadro che emerge dal nuovo report congiunto EPO–OCSE, che per la prima volta offre una mappatura sistemica dell’ecosistema quantistico globale, incrociando dati su brevetti, startup, investimenti, competenze, commercio e politiche pubbliche.
Il risultato è quello di un settore in rapida crescita ma fortemente disomogeneo, dove pochi Paesi guidano l’innovazione mentre altri stanno costruendo, più lentamente, le fondamenta industriali e scientifiche.
Stati Uniti in testa, ma con aspettative sotto osservazione
Secondo il report, gli Stati Uniti restano il fulcro mondiale del quantum, sia in termini di brevetti sia di investimenti privati. Big Tech, fondi di venture capital e università d’élite continuano ad alimentare un ecosistema che integra ricerca, impresa e finanza. Non a caso, il Wall Street Journal parla di “quantum come prossima frontiera strategica dopo l’AI”, sottolineando come Washington consideri queste tecnologie una leva geopolitica oltre che industriale.
Tuttavia, la stampa americana invita anche alla prudenza. The New York Times ha più volte ricordato che il quantum è ancora “una tecnologia di enorme potenziale ma dai tempi incerti”, avvertendo contro il rischio di hype eccessivo, simile a quello visto negli anni iniziali dell’intelligenza artificiale. Anche Bloomberg osserva come molte startup quantistiche siano ancora lontane da modelli di business sostenibili, pur attirando capitali significativi grazie alle prospettive di lungo periodo.
Europa e Asia: basi solide, ma velocità diverse
L’Europa, evidenzia il report EPO-OCSE, non manca di competenze né di ricerca di qualità, ma soffre di una frammentazione strutturale. Francia, Germania e Paesi Bassi emergono come poli rilevanti, soprattutto sul fronte delle comunicazioni quantistiche e dei sensori. Il Financial Times ha sottolineato come l’Unione Europea stia cercando di replicare nel quantum un approccio simile a quello adottato per i semiconduttori, puntando su coordinamento pubblico e investimenti strategici, ma con risultati che richiederanno tempo.
In Asia, invece, il quadro è più sbilanciato. La Cina investe massicciamente, soprattutto con fondi pubblici, e ha fatto delle comunicazioni quantistiche un asset di sicurezza nazionale. The Washington Post parla apertamente di “quantum race” tra Stati Uniti e Cina, evidenziando come il settore stia assumendo una valenza sempre più geopolitica, al pari dello spazio o dei chip avanzati.
Startup, grandi imprese e il nodo delle competenze
Uno degli aspetti più interessanti del report riguarda la convivenza tra startup agili e grandi gruppi industriali. Le prime spingono sull’innovazione radicale, le seconde garantiscono capacità di scala e integrazione. Ma entrambe si scontrano con lo stesso limite: la carenza di competenze specialistiche. Il quantum richiede fisici, ingegneri, matematici e informatici con profili rari e costosi, un punto che Forbes definisce “il vero collo di bottiglia della rivoluzione quantistica”.
Il valore del lavoro EPO-OCSE sta proprio nella sua capacità di andare oltre la narrazione entusiastica, con una lettura basata sui dati. Ne emerge un settore che potrebbe trasformare profondamente interi comparti industriali, ma che ha ancora bisogno di politiche pubbliche coerenti, cooperazione internazionale e aspettative realistiche.
Come ha scritto Bloomberg, il quantum “non sarà una rivoluzione improvvisa, ma una lenta accumulazione di vantaggi competitivi”. Ed è forse questa la chiave di lettura più lucida: chi sta investendo oggi non lo fa per il ritorno immediato, ma per posizionarsi in un futuro in cui il quantum potrebbe diventare, silenziosamente, una delle infrastrutture invisibili dell’economia globale.

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