Manovra, correttivi e tensioni nella maggioranza: cosa è successo negli ultimi giorni e dove siamo arrivati
Tra maxiemendamento, “caso pensioni” e braccio di ferro Lega – Ministero del Tesoro, la legge di bilancio entra nella fase più delicata
Negli ultimi giorni la Manovra è diventata un cantiere politico oltre che contabile, con una sequenza di correzioni e riposizionamenti che alcuni commentatori hanno letto come un “pasticcio” e l’opposizione come una vera e propria riscrittura in corsa. Il punto di frizione principale è esploso sulle pensioni, in particolare su una norma legata al riscatto della laurea, e ha messo in evidenza la tensione strutturale tra l’approccio “di saldo” del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e le richieste identitarie della Lega, che in Parlamento ha minacciato di non votare l’impianto se non corretto.
La miccia si è accesa quando, in Commissione Bilancio, prende forma un maxiemendamento che porta nuove rimodulazioni e interventi per alcuni miliardi, alimentando la critica che il testo venga modificato troppo a ridosso del traguardo. Diversi organi di stampa parlano di “manovra stravolta” e di richieste delle opposizioni di avere tempo per esaminare le modifiche, mentre dal Tesoro viene ribadita la linea: i saldi non si toccano e si lavora anche notte.
Il caso pensioni
Il vero spartiacque arriva però con il caso pensioni. La norma contestatam per come è stata percepita e raccontata, avrebbe inciso sul meccanismo del riscatto della laurea e, soprattutto, avrebbe posto un problema di “retroattività” o di effetti su posizioni già avviate. Qui la Lega alza il livello dello scontro: deposita emendamenti e rivendica pubblicamente la necessità di cancellare o correggere la misura, mentre la presidente del Consiglio interviene per chiarire che eventuali cambiamenti dovranno valere “solo per il futuro”, segnalando di fatto l’intenzione di disinnescare il punto più esplosivo.
A quel punto la vicenda ha preso una piega operativa: la tensione si traduce in una correzione del maxiemendamento. La cronaca delle ore successive racconta che la stretta sul riscatto della laurea viene stralciata/ritirata (o comunque alleggerita nella parte più contestata), mentre restano altri interventi previdenziali (ad esempio sulle “finestre”, secondo le ricostruzioni). È il segnale più chiaro che, almeno su quel capitolo, il Governo sceglie la marcia indietro per evitare che la fronda interna blocchi il percorso parlamentare.
Il tetto del contante, l’oro e tanto altro
Nel frattempo, attorno al “cuore” della Manovra si muovono altri dossier che contribuiscono alla percezione di un testo in continua limatura: l’ipotesi di innalzare il tetto del contante, ad esempio, risulta rientrata con il ritiro di un emendamento; e nelle stesse ore arrivano anche misure e discussioni che toccano temi sensibili come la governance simbolica dell’oro di Bankitalia, finita nelle agenzie internazionali e accompagnata da richiami europei sull’indipendenza delle banche centrali.
Se si guarda la sequenza “passo dopo passo”, il quadro è questo: un maxiemendamento che concentra modifiche rilevanti a ridosso delle scadenze; l’emersione di una norma sulle pensioni che fa scattare l’allarme politico e mediatico; lo scontro interno con la Lega che minaccia di non votare; l’intervento di Palazzo Chigi per mettere un paletto (niente retroattività); infine la correzione/stralcio della misura più indigesta per ricompattare la maggioranza e arrivare al voto finale entro fine anno.
La sintesi obiettiva, oggi, è che non siamo davanti a una “crisi di governo” formalizzata, ma a un classico braccio di ferro di fine Manovra: il Tesoro prova a difendere coerenza e coperture, i partiti – Lega inclusa – cercano di evitare misure impopolari o di perdere bandierine politiche. La critica del “pasticcio” nasce dal metodo (correzioni ravvicinate, testo che cambia, tempi stretti), mentre il Governo punta a far passare l’idea di una correzione mirata per evitare effetti considerati ingiusti o politicamente ingestibili. E la “resa dei conti” evocata da alcuni commentatori, più che uno scontro personale, sembra il riflesso di un nodo strutturale: chi decide davvero la Manovra tra vincoli di bilancio e agenda dei partiti.
Ma la fine sembra ormai chiara… di questa manovra non se ne fa più niente…
L’intervista ad Alessia Potecchi del PD
Abbiamo parlato di “pasticcio”, lei è d’accordo? E’ riuscita a capire che cosa è successo passo dopo passo?
“Sì, il Governo fa un vero e proprio pasticcio con i correttivi alla Manovra e deve fare in fretta marcia indietro con una vera e propria resa dei conti tra il Ministro Giorgetti e il suo partito, la Lega. Ma come dice lei, percorriamo la vicenda passo dopo passo. Il Governo in un contesto economico che è fermo, non cresce, peggiora la Manovra di Bilancio. Infatti, oltre ad avere peggiorato l’IRPEF, che diventa sempre più frammentata all’interno del nostro sistema tributario che è già disomogeneo e fortemente iniquo, avvantaggia i redditi alti e crea ancora una maggiore diversificazione del pagamento delle imposte anche all’interno delle stesse categorie di contribuenti senza pensare alla lotta all’evasione e all’elusione fiscale, mette mano ancora alle pensioni improvvisamente con un maxi emendamento per reperire altri 3,5 miliardi. Ancora prima interviene sulla Previdenza Complementare”.
Certo anche questo è un bel nodo da sciogliere
“l contributo del datore di lavoro non è una cosa individuale ma proviene dalla contrattazione. Se si rende tale contenuto portabile in maniera totale di fatto si va a snaturare e svilire la stessa contrattazione e di conseguenza gli accordi collettivi e significa anche indebolire i fondi pensione negoziali che da sempre tutelano gli iscritti. Trovo poi non efficace anche l’altro provvedimento a riguardo sull’innalzamento del limite della deducibilità fiscale dei contributi che viene portato a 5.300 euro annui che ha un costo elevato ma che non è efficace per attrarre nuovi iscritti alla Previdenza Complementare. La Previdenza Complementare in Italia è uno strumento prezioso e importante e le regole non possono venire mutate senza un confronto con le parti sociali in una legge di bilancio che, di per se stessa, ha grandi grandissime lacune”.
E il capitolo pensioni?
“Il blitz sul capitolo pensioni e sulle uscite anticipate è un peggioramento a 360 gradi della Legge Fornero che il Governo aveva promesso in campagna elettorale di abolire e invece peggiora di netto con l’aumento di tre mesi dell’uscita anticipata, togliendo Opzione Donna e di fatto quota 103. Si andrà in pensione sempre più tardi, una vera e propria escalation intervenendo sulle pensioni anticipate via via in maniera sempre più pesante di anno in anno; viene reso inefficace con misure retroattive al limite dell’incostituzionalità il riscatto agevolato della laurea, i lavoratori hanno già pagato e le regole vengono mutate in corso d’opera per fare cassa e anche qui a salire fino ad arrivare al punto che non conviene più pagare per riscattare gli anni di studio perché la situazione va addirittura a peggiorare.
Quindi possiamo dire che non si migliora per nulla con questa manovra?
“Ancora una volta si tenta di non garantire tutele a chi si trova in una posizione di svantaggio, di non avere a cura il contrasto alle diseguaglianze, la questione di genere, i giovani e il mondo del lavoro. Una politica economica inconsistente e inconcludente messa in atto da questo Governo che non ha a cuore le persone, i loro disagi, il loro futuro. Ma l’operazione fallisce. Nella notte il maxi emendamento è stato ritirato, il Governo ha dovuto fare velocemente marcia indietro su tutto come chiedevano le opposizioni ma soprattutto il Governo è nel caos perché la Lega aveva dichiarato che non avrebbe votato a favore del provvedimento consumando uno scontro senza precedenti tra Salvini e Giorgetti al limite della crisi.”

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Sala Stampa