| Mercosur
Il commento dell’ISPI
| Parigi frena e l’accordo appare nuovamente in bilico. Dopo 25 anni di negoziati, l’intesa con l’America Latina diventa un test di credibilità geopolitica e commerciale per l’Unione europea. |
| La partita sul Mercosur – l’accordo di libero scambio con Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay – divide ancora una volta i 27 dell’Ue. E le tensioni minacciano di far saltare la firma – prevista per questa settimana in Brasile, a seguito del Consiglio Europeo che dovrà dare il via libera all’intesa. Autorizzare l’ufficializzazione dell’accordo, infatti, richiede la maggioranza qualificata: almeno 15 stati membri che siano rappresentativi di almeno il 65% della popolazione. E non è sicuro che venga raggiunta. Parigi, infatti, ha improvvisamente chiesto un rinvio della revisione dell’accordo, sostenendo che le garanzie proposte dalla Commissione sono “ancora incomplete” e devono essere “consolidate”. Di conseguenza, non vi è più alcuna certezza che Ursula von der Leyen possa recarsi a Brasilia sabato prossimo per la firma, nonostante molti Stati membri – Germania e Spagna in primis – stiano utilizzando tutta la loro influenza per concludere l’accordo, convinti che – in un periodo di crescente protezionismo – l’Ue non possa permettersi di aspettare oltre. Allo stato attuale solo Polonia e Ungheria hanno dichiarato apertamente la loro opposizione all’intesa mentre Parigi spera di convincere l’Italia – rimasta ambigua sulla questione – ad unirsi al fronte del rinvio. Roma si trova quindi in una posizione cruciale, in quanto potrebbe fornire alla Francia la minoranza di blocco di cui attualmente è priva. Giovedì 18, intanto, oltre 40 associazioni agricole europee si daranno appuntamento in piazza a Bruxelles per dire no ai tagli previsti per il settore nella nuova Politica Agricola Comune (Pac), ma anche agli accordi commerciali che, dal loro punto di vista, penalizzano le produzioni Made in Eu. |
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| Per grandi linee, l’intesa – soprannominata “cars for cows” (auto in cambio di mucche) – vede su fronti opposti settori economici diversi: l’industria è a favore, l’agricoltura contraria. Così Germania, Spagna e Paesi nordici – a forte vocazione industriale – spingono per l’intesa che apre il mercato dell’America Latina alle imprese europee, abbattendo i dazi per auto, macchinari, tessile e manifattura. Sul fronte opposto si collocano Francia, Polonia, Ungheria e Austria, con il sostegno critico di ampie parti del mondo agricolo preoccupato da un aumento delle importazioni di carne bovina e un’invasione di prodotti agricoli sottocosto, proprio mentre Bruxelles si muove per tagliare la spesa agricola. Per rassicurarli, la Commissione ha proposto un meccanismo di garanzia che impone all’esecutivo europeo controlli rigidi e blocco delle importazioni in caso di dumping per sostenere le imprese europee. Misure giudicate insufficienti dalla cordata dei ‘contrari’ che oltre ai meccanismi di salvaguardia chiedono “clausole speculari” che impongano ai prodotti dei paesi latinoamericani di conformarsi alle norme europee sui pesticidi, e controlli più rigorosi sulla sicurezza alimentare. |
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