Banche: un approccio sostenibile dimezza il rischio a cinque anni

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I finanziamenti per progetti legati alla sostenibilità – che copre un’ampia gamma di temi: ambientale, sociale e di governance – sono in rapida crescita. Da questo punto di vista, l’Europa è in testa, ma diverse altre aree del mondo si stanno muovendo nella stessa direzione.

Questo trend sta rapidamente prendendo piede anche tra gli istituti bancari. Basti pensare che HSBC, attualmente il secondo finanziatore europeo di combustibili fossili, ha recentemente rafforzato il proprio approccio ESG impegnandosi a contribuire con 750-1.000 miliardi di dollari in progetti di finanza sostenibile entro il 2030 e ad azzerare le emissioni di carbonio delle attività in portafoglio entro il 2050, se non prima.

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“In Italia alcuni istituti hanno investito da anni nella trasformazione sostenibile, in termini di cambio culturale e di implementazione delle logiche ESG nei processi e nelle scelte di investimento “– spiega Luca Penna, partner e responsabile della practice Financial Services di Bain & Company – “Questi istituti si posizionano come leader a livello di sistema e, pur essendo ancora nel percorso di trasformazione, stanno raccogliendo i frutti delle scelte fatte, come dimostrano i loro rating ESG. Per altre banche, invece, il percorso è all’inizio: ci sono state molte iniziative spot, senza però una visione complessiva e, temo, con qualche spreco di risorse. Spesso per via di una percezione dell’ESG come tema di compliance”

Se è vero che le banche con un portafoglio fortemente improntato alla sostenibilità devono sostenere costi più elevati per l’attività di diligence e reporting, questi ultimi vengono compensati da un costo del rischio significativamente più basso – quasi il 50% in meno nell’arco di cinque anni, che deriva da un minor accantonamento per perdite sui crediti rispetto ai prestiti tradizionali.

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Non solo: la finanza sostenibile consente alle banche di ottenere rendimenti più elevati per i propri asset, oltre a garantire agli Istituti di credito una maggior fidelizzazione della clientela, a sua volta correlata a un maggiore durata del rapporto con il cliente e a un minor costo del servizio.

Queste sono le principali evidenze che emergono dal recente report di Bain sulle Banche europee.

“Dalle nostre analisi emerge come esiste una correlazione fortissima tra profilo ESG e customer advocacy e, quindi, crescita dei ricavi. Le Banche che hanno ricevuto il giudizio più positivo sul loro operato ESG sono anche quelle premiate da Net Promoter Score più elevato” puntualizza Umberto Monai, associate partner di Bain & company e co-autore dello studio.

Per distinguersi su queste tematiche, le banche devono sviluppare prodotti che si adattino agli specifici segmenti di clientela e offrire servizi di consulenza per aiutare i clienti ad avere una customer experience completa e soddisfacente. La costruzione di un portafoglio finanziario sostenibile comporta sia la transizione dei crediti già in portafoglio sia l’accensione di nuovi crediti.

“Come già avvenuto nel passaggio da Basilea I a Basilea II ci aspettiamo che la transizione ESG rende necessario un radicale ripensamento del modello commerciale e creditizio delle nostre istituzioni finanziarie” – aggiunge Rocco D’Acunto, partner di Bain ed esperto di temi ESG –“ Chi saprà gestire in maniera proattiva questo cambiamento potrà acquisire un importante vantaggio competitivo rispetto al mercato sia attraverso il consolidamento delle proprie quote di mercato sia attraverso un maggior presidio della qualità degli impieghi e del del futuro costo credito.”

Le agenzie di rating prendono sempre più in considerazione la sostenibilità nelle loro valutazioni, e un numero crescente di istituzioni finanziarie sta integrando l’impatto sociale e ambientale nelle decisioni di rischio-rendimento.

I prestiti legati a criteri ESG – che vincolano i sottoscrittori al raggiungimento obiettivi di performance di sostenibilità – sono il segmento in più rapida crescita del mercato del credito alle imprese. Dei 102 miliardi di euro emessi in Europa nel 2019, 35 sono costituiti da green loans e 67 da altri prestiti legati alla sostenibilità.

Le dimensioni e la crescita dei bond sostenibili a livello globale sono state persino superiori, con i clienti che hanno beneficiato di rendimenti obbligazionari più bassi. Il mercato si è evoluto dal momento in cui alcune banche – come la spagnola BBVA – hanno emesso obbligazioni legate a Covid-19. La prima emissione di obbligazioni sociali dell’Unione Europea – lanciata ad ottobre e focalizzata sulla tutela dei posti di lavoro – ha raccolto ordini per oltre 233 miliardi di euro, l’importo più significativo di sempre per qualsiasi operazione obbligazionaria.

“In conclusione” – sintetizza Giulio Naso, partner della società di consulenza ed esperto di temi ESG – “la finanza sostenibile sta vivendo lo slancio sociale e commerciale per continuare ad espandersi rapidamente in quasi tutti i settori industriali. Le banche che esitano a trovare un proprio posizionamento ora potrebbero pagarne le conseguenze in termini di posizionamento competitivo e di attrattività verso clienti ed investitori”.