Il panorama della spesa previdenziale in Europa
Nell’ambito di una specifica audizione parlamentare del Ragioniere generale dello Stato sulla riforma della governance economica europea è stato sottolineato come tale processo offre l’occasione per una riflessione approfondita sul sistema di regole nazionali che definiscono gli assetti e gli strumenti di governo della finanza pubblica.
Il tema centrale di questa valutazione parte dall’assunto che un efficace assetto di governance dovrebbe consentire di realizzare nella migliore modalità le funzioni di indirizzo, programmazione, coordinamento, realizzazione, monitoraggio e controllo , quantitativo e qualitativo delle grandezze economiche e di bilancio. Gli elementi essenziali del nuovo assetto di regole fiscali europee sono il maggiore orientamento verso un orizzonte di medio termine della politica di bilancio (che vede un allungamento da 3 a 4/5 anni dell’orizzonte di programmazione nel quale gli obiettivi sono fissati – e non modificabili – per l’intero arco temporale del Piano strutturale che ciascun Paese è chiamato a predisporre), la maggiore attenzione alle riforme strutturali e agli investimenti (a cui si collega la possibilità di estendere il periodo di aggiustamento del Piano strutturale da 4 a 7 anni) e il passaggio da indicatori di bilancio incentrati esclusivamente sul saldo ad una traiettoria di spesa netta definita in termini di tasso di variazione nominale.
La Ragioneria generale dello Stato ha poi evidenziato come guardando a cosa la spesa finanzia, nel 2022 (ultimo anno disponibile) il 42,3% della spesa primaria è assorbita da spese per protezione sociale, il 13,7% dalla sanità e il 7,8% dall’istruzione. Le spese per difesa rappresentano il 2,5% del totale della spesa primaria con un’incidenza sul Pil dell’1,3%. Guardando alle categorie economiche in cui è articolata, la spesa primaria nel 2023 è composta per il 17,4% da redditi, il 16,3% da consumi intermedi e prestazioni sociali in natura, il 29,8% da pensioni, 7 il 9,8% da altre prestazioni sociali, il 17% da investimenti e contributi agli investimenti (il 9,7% da altre voci).
In questa prospettiva sono molto importanti anche i dati pubblicati da Eurostat sulla spesa previdenziale in Europa. Nel 2021, nei paesi dell’UE sono stati spesi circa 1.882 miliardi di euro per le pensioni, ovvero il 12,9% del prodotto interno lordo (PIL) totale. Sebbene la spesa pensionistica totale sia aumentata del 2,8% rispetto al 2020, il suo rapporto con il PIL è stato inferiore di 0,7 punti percentuali rispetto al 2020, quando era pari al 13,6%. L’importanza relativa della spesa pensionistica varia notevolmente tra i paesi dell’UE nel 2021. Questo rapporto ha raggiunto il picco in Grecia con il 16,4% del PIL, seguita da Italia (16,3%), Austria (15,0%) e Francia (14,9%). All’altra estremità della scala, i rapporti più bassi sono stati osservati in Irlanda (4,5% del PIL), Malta (6,4%), Ungheria (7,0%) e Lituania (7,1%). Nel 2021, il 27,2% della popolazione dell’UE era beneficiaria di pensione. Se si considerano le diverse categorie pensionistiche, le pensioni relative alla vecchiaia rappresentano di gran lunga la categoria più numerosa nell’UE, rappresentando il 79,9% di tutta la spesa pensionistica e l’80,3% dei beneficiari. Le pensioni ai superstiti costituiscono la seconda categoria più importante, rappresentando il 12,0% della spesa e il 21,3% dei beneficiari, seguita dalle pensioni di invalidità (7,9% della spesa e 12,2% dei beneficiari) e dalle pensioni di disoccupazione (0,2% della spesa e 0,1% dei beneficiari).

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