GAM: L’inflazione PCE USA si mantiene stabile a giugno

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Negli Stati Uniti, a giugno l’inflazione PCE core ha registrato un incremento del 2,6% su base annua, leggermente superiore alle aspettative, in linea con il mese di maggio. Il dato PCE core è particolarmente importante perché tradizionalmente è l’indicatore dell’inflazione preferito dalla Fed, in quanto esclude dal quadro dell’inflazione gli effetti più volatili degli alimenti e dell’energia e fornisce quindi una migliore indicazione di ciò che sta effettivamente accadendo ai prezzi.

Sebbene il dato sia relativamente incoraggiante perché mostra un’inflazione stabile, nonostante la solida spesa per i consumi, al 2,6%, non dà il via libera alla Fed per iniziare ad allentare la politica monetaria nella riunione di settembre, dopo il nuovo recente incoraggiamento dell’ex funzionario Bill Dudley. Inoltre, appare leggermente incoerente con i commenti fatti dal presidente della Fed Jerome Powell all’inizio di luglio, secondo cui l’economia statunitense è tornata su un “percorso disinflazionistico”. Questo dato serve a ricordare agli operatori di mercato che l’inflazione non si muove sempre in modo lineare.

Ciò che rende le cose così difficili oggi per i “disinflazionisti” è che l’economia statunitense sta registrando una forte performance e il mercato del lavoro – come hanno dimostrato gli ultimi dati sui non-farm payrolls – è in buona forma. Questi non sono i tradizionali prerequisiti per una bassa inflazione, e da qui in poi potremmo facilmente assistere a una pausa o addirittura a qualche sorpresa al rialzo nel percorso dell’inflazione. Per la Fed saranno quindi necessari altri dati prima del meeting di Jackson Hole di fine agosto, quando i mercati chiederanno probabilmente una posizione inequivocabile sull’annosa questione di quando la politica monetaria statunitense post-pandemia potrà finalmente essere allentata.