Strategie Absolute Return: investimenti per tempi incerti

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Rispetto a una strategia obbligazionaria core, una strategia Absolute Return offre un rendimento a scadenza interessante, flessibilità decisionale, maggiore diversificazione e minore volatilità rispetto al mercato azionario. Rendimenti correnti superiori al 7% e livelli di volatilità molto più contenuti la rendono un’opzione interessante rispetto all’Equity, soprattutto in un contesto macroeconomico complesso. I ritorni storico-prospettici della strategia indicano come sia necessario diverso tempo per erodere un rendimento iniziale del 7%, in particolare nella parte anteriore della curva.

Con l’espressione “Absolute Return” si indica un’asset class piuttosto ampia in termini di universo d’investimento, stile di gestione, rendimento e volatilità, all’interno della quale coesistono soluzioni conservative, che offrono un elevato grado di liquidità, bassi livelli di rendimento e volatilità contenuta, e soluzioni più ambiziose, che associano a un maggior livello di volatilità rendimenti più elevati. Nata oltre 15 anni fa, la strategia Absolute Return di Payden si colloca a metà tra i due estremi e si focalizza su due obiettivi principali: la preservazione del capitale per periodi di breve durata (es. 18 mesi) e un ragionevole livello di rendimento per orizzonti di medio-lungo termine, dai 3 ai 5 anni.

La principale differenza tra una strategia obbligazionaria core e una strategia obbligazionaria Absolute Return o multi-asset è data dal benchmark: per un gestore obbligazionario core, ogni minimo scarto rispetto al benchmark si traduce in un errore di indicizzazione, mentre una strategia Absolute Return come la nostra non si basa su un benchmark, bensì sulla liquidità. Per cui, dato un universo investibile e un obiettivo di rendimento, non serve importare i fattori di rischio associati a un benchmark (es. duration, settore, qualità del credito…), così che al gestore viene garantito un grado di flessibilità molto maggiore. Ad ogni modo, nonostante l’assenza di un benchmark formale, esistono comunque dei vincoli in termini di duration dei tassi d’interesse e allocazione settoriale. Si tratta di confini fondamentali per la gestione del rischio, soprattutto in considerazione della natura asimmetrica del mercato obbligazionario, che in genere presenta più ribassi che rialzi.

Mentre nell’azionario la distribuzione del rendimento potenziale appare più equilibrata, per un investitore obbligazionario il best-case scenario è rappresentato da un flusso reddituale stabile, con la piena restituzione del capitale a scadenza; all’opposto, si ha la perdita totale del capitale. Dunque, il punto di partenza per investire nel reddito fisso è anzitutto comprendere i potenziali rischi di ribasso e tradurli in protezione del capitale attraverso alcune funzioni intrinseche che siano in grado di mitigare tali rischi, in particolare nella parte anteriore della curva dei rendimenti. Un esempio è dato dalla “scadenza finale legale”: via via che i titoli a reddito fisso si avvicinano alla scadenza e i prezzi si portano alla pari, la volatilità di questi ultimi tende a diminuire, a meno che non si verifichi un’insolvenza. Si tratta di un aspetto fondamentale per chi investe nel reddito fisso, poiché l’analisi del credito può contribuire a ridurre la volatilità dei rendimenti per i titoli a scadenza più breve (2, 3 e 5 anni) rispetto a quelli a scadenza più lunga (10, 20 e 30 anni). L’attenzione alle scadenze brevi è una pietra miliare della nostra strategia Absolute Return, in quanto contribuisce a smussare i rendimenti nel tempo. Anche la diversificazione tra tutti i settori del reddito fisso pubblico svolge un ruolo fondamentale, riducendo la correlazione della nostra strategia con i mercati azionari e del reddito fisso in senso lato. Meglio non esagerare, però: un’eccessiva diversificazione sui mercati emergenti, ad esempio, potrebbe portare ad esporsi anche a Paesi che presentano rischi significativi. Anche la proporzione delle singole esposizioni e la liquidità sono elementi fondamentali, soprattutto nelle fasi di forte volatilità, quando la liquidità del mercato può essere compromessa.

La strategia Absolute Return di Payden investe in tutte le componenti del mercato pubblico del reddito fisso, inclusi titoli di Stato dei Paesi Sviluppati e EM, credito societario e credito cartolarizzato, sia “investment grade” che “below investment grade”. Il credito societario comprende obbligazioni “investment grade”, “high yield” e prestiti bancari, mentre il credito cartolarizzato include titoli garantiti da attività commerciali e di consumo (ABS), crediti ipotecari residenziali (RMBS), crediti ipotecari commerciali (CMBS) e obbligazioni di prestito collateralizzate (CLO).

La maggior parte degli investitori al di fuori degli Stati Uniti cerca un approccio multi-asset diversificato a livello globale, in grado di offrire rendimenti costanti e replicabili nel tempo; pertanto, questa strategia può fungere da perno delle allocazioni a reddito fisso o integrare una strategia a reddito fisso con un rischio di credito più elevato o una maggiore duration dei tassi d’interesse.

Nel corso degli ultimi 15 anni, la strategia Absolute Return di Payden ha attraversato periodi di tassi alti e bassi, nonché di significativa volatilità degli spread creditizi, fluttuazioni che possono essere sfruttate a vantaggio dei clienti. Tassi di liquidità più elevati significano semplicemente rendimenti complessivi più alti, mentre l’aumento della volatilità può creare opportunità favorevoli in settori come il credito. Dal momento che siamo ormai entrati in un nuovo regime per i mercati finanziari, che d’ora in poi presenteranno verosimilmente maggiore volatilità dei tassi d’interesse, dell’inflazione e degli spread creditizi, in questo contesto di incertezza riteniamo possa essere vantaggioso avere una maggiore flessibilità decisionale in materia di asset allocation, duration dei tassi e rischio di credito, senza essere vincolati a un benchmark.

In questo contesto rivolgiamo la nostra attenzione ai settori diretti ai consumatori, in particolare al mercato dei titoli garantiti da attività, come gli ABS legati alle automobili, che restano uno dei beni di consumo più ambiti. Si tratta generalmente di prestiti a breve termine (5-7 anni), con un bacino ben diversificato, il che rappresenta un vantaggio rispetto a settori con prestiti a più lunga scadenza, più sensibili ai tassi d’interesse e alle fluttuazioni delle valutazioni, come il settore immobiliare commerciale. Quest’ultimo è un settore che impone cautela, ma dove si trovano comunque opportunità interessanti, ad esempio tra gli immobili industriali, come i magazzini, che hanno beneficiato della trasformazione della domanda di logistica in tempo reale.

Apprezziamo anche il debito dei mercati emergenti, dal momento che le Banche Centrali di questi Paesi sono già impegnate nel percorso di riduzione dei tassi d’interesse, mentre, ad eccezione della Cina, la loro crescita resta superiore al 4% e l’inflazione è scesa a livelli sostenibili. Inoltre, i mercati emergenti offrono grande flessibilità dal punto di vista geografico, con quasi 80 Paesi diversi tra cui scegliere. Ad oggi, la nostra preferenza va sicuramente all’America Latina, regione che beneficia di economie ricche di risorse e di una maggiore apertura al commercio globale. Preferire l’investimento in strumenti finanziari esteri a quello in strumenti finanziari domestici comporta alcuni rischi in termini di variazioni dei tassi di cambio, sconvolgimenti politici, differenti standard di rendicontazione e, per i titoli dei mercati emergenti, maggiore volatilità. Così come investire in titoli high yield comporta rischi aggiuntivi rispetto all’investimento in titoli investment grade, tra cui maggiore volatilità, maggiore rischio di credito e natura più speculativa delle emissioni.