PGIM Fixed Income: Il taglio di 50 punti base della Fed dà inizio alla ricalibrazione
Sebbene la Fed abbia chiaramente delineato le proprie aspettative di allentamento monetario per il resto dell’anno, è possibile che un ulteriore indebolimento del mercato del lavoro, nonché gli effetti a catena sulla spesa al dettaglio, possano mettere in discussione la prospettiva di una traiettoria di allentamento più moderata. Tuttavia, la Fed ha chiaramente indicato che modificherà la politica monetaria in base ai dati in arrivo.
Sebbene la decisione di tagliare di 50 punti base sia stata difficile – il “dot plot” era quasi equamente suddiviso – la parità cela quella che potrebbe essere una semplice funzione di reazione. Se i dati sugli occupati continueranno ad essere deboli, l’argomentazione a favore di tagli più consistenti sarà evidente per l’altra metà dei banchieri centrali, e sarà vero il contrario. Il calcolo potrebbe essere davvero semplice per questa Fed.
L’avvio del ciclo di allentamento monetario da parte della Fed sposta l’attenzione sul tasso neutrale percepito e sull’orizzonte temporale necessario per raggiungerlo. Come avevamo anticipato, la Fed prevede altri 100 punti base di tagli fino al 2025. Ciò indica che l’anticipazione dei tagli potrebbe consentire un ritmo di allentamento più moderato, con il tasso dei Fed funds che dovrebbe raggiungere il livello terminale del 2,9% all’inizio del 2026. Tuttavia, riteniamo che la Fed possa arrivare al suo tasso terminale prima di quanto attualmente previsto, sulla base dei dati in arrivo. A questo punto, il mercato sta valutando il raggiungimento del tasso terminale entro settembre 2025.
In sintesi, per prolungare l’attuale ciclo di crescita economica potrebbe essere giustificato un cambiamento di politica monetaria che porti alla neutralità prima del previsto.
È giunto il momento
I mercati statunitensi del reddito fisso hanno reagito in modo relativamente blando al taglio dei tassi, di portata storica. Il presidente Powell ha comunicato chiaramente la strategia di ricalibrazione della Fed per riportare i tassi dal territorio restrittivo a quello neutrale. Di conseguenza, i rendimenti assoluti dei Treasury hanno oscillato all’interno di intervalli circoscritti e la parte lunga si è indebolita di 5 punti base. L’azione della Fed ha rafforzato il tema macro più ampio dell’irripidimento delle curve dei rendimenti globali, ulteriormente rafforzato dall’ultima Sintesi delle proiezioni economiche della Fed.
Come già accennato, la Fed ha abbassato le previsioni sui tassi di 75 punti base per ciascuno dei prossimi due anni e prevede di avvicinarsi all’obiettivo a lungo termine entro la fine del 2026. Con il peggioramento dei dati economici, i tassi a termine sono saliti di oltre 150 punti base da giugno. Se la Fed dovesse realizzare il percorso di cambiamento previsto, questi tassi a termine a lunga scadenza sembrerebbero essere prezzati in modo ragionevole.
Nel complesso, gli asset di rischio hanno chiuso pressoché invariati nonostante la volatilità infragiornaliera. L’impatto maggiore è stato osservato sui mercati volatili, in quanto le swaption a più breve scadenza si sono indebolite, indicando l’aspettativa di una relativa calma in futuro. Come la Fed ha chiaramente comunicato, l’entità e la portata dell’ulteriore accomodamento saranno dettate dai dati economici in arrivo. Se i dati sull’inflazione o sull’occupazione dovessero discostarsi dalle tendenze recenti, potrebbe essere necessario ricalibrare le aspettative sia per i tassi a termine che per la volatilità.

LMF green
Mente e denaro
Sala Stampa