Quaestio SGR: USA in rallentamento ma non in recessione, tocca alla FED

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La seconda parte dell’anno è cominciata con un agosto molto complesso; si sono rafforzati i timori di un rallentamento dell’economia americana, alla luce di un incremento non più trascurabile della disoccupazione e di una rilevazione dell’indice PMI manifatturiero di luglio più debole del previsto. Catalizzatore per una fase di marcata debolezza e avversione al rischio sui mercati è stato poi l’avvio del percorso di restringimento monetario da parte della BoJ, che ha portato alla liquidazione delle posizioni speculative ribassiste sullo Yen e ad elevata volatilità nella prima metà del mese.

I mercati hanno però gradualmente ripreso l’intonazione positiva, confortati dal fatto che il governatore della FED Powell durante il simposio di Jackson Hole ha annunciato un cambio di focus dalla lotta all’inflazione al supporto della crescita, e conseguentemente un percorso graduale ma segnato di riduzione dei tassi di interesse a partire da settembre. Ci troviamo quindi di fronte ad un mix di segnali contrastanti: il mercato del lavoro statunitense si è certamente indebolito, ma i dati più recenti e il supporto della FED – unita all’azione espansiva da parte delle altre principali banche centrali fra cui la BCE – spiegano il significativo miglioramento del sentiment degli investitori. Il settore manifatturiero, che spesso anticipa le dinamiche cicliche, continua a dare segnali di debolezza, comune agli USA e alle principali economie dell’Eurozona; per contro, i servizi non mostrano rallentamento. Attualmente non sposiamo quindi le previsioni per una imminente fase di recessione negli Stati Uniti. Riteniamo molto più verosimile uno scenario di rallentamento fisiologica dopo circa due anni di crescita al di sopra delle aspettative. Ci aspettiamo che nell’imminente riunione della FED i tassi sui FED Funds siano ridotti dello 0,25%; una riduzione dello 0,5% storicamente è infatti arrivato storicamente solo in periodi di forti stress; nei prossimi mesi vedremo comunque ulteriori riduzioni.

Sul fronte settoriale, gli occhi di molti commentatori sono sempre puntati sul settore del tech e dell’intelligenza artificiale, che sono stati il vero motore delle performance degli indici azionari americani e globali. . Crediamo che la fase che potremmo definire di “esuberanza” sia alle spalle , ma questi temi continueranno ad essere fondamentali nei portafogli globali. Nei prossimi mesi il nostro interesse sta gradualmente ritornando sui settori più ciclici. Una scelta che potrebbe sembrare un controsenso, ma che, nei fatti, non lo è perché in vista di un trend di indebolimento economico contrastato dalle Banche Centrali – con una politica di riduzione dei tassi – sono le società e i settori più indebitati a trarne un potenziale beneficio. Alcuni esempi? Small cap e utilities.