GAM: La centralità delle istituzioni nella crescita economica

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Nel 2018 in Cina sono state fondate 51.302 nuove società. Nel 2023, le start-up sono state 1.202, quest’anno siamo attorno a 260.

“L’intero settore è morto” ha dichiarato al Financial Times un dirigente di un’azienda di Pechino. In Cina i tassi di crescita sibaritici sono una storia finita, il mercato azionario è stato depresso fino a poche settimane fa, la crisi immobiliare tiene ancora in ostaggio milioni di famiglie e i loro consumi.

Le cose vanno meglio in Europa ma nel confronto con gli Stati Uniti non c’è partita. Nell’innovazione l’Unione Europea registra i maggiori ritardi rispetto agli Stati Uniti, Mario Draghi nel suo Rapporto sollecita con forza la trasformazione dell’Europa in un hub accogliente per l’innovazione tecnologica che è motore della produttività e, proprio per questo, così indispensabile in un’area segnata dall’invecchiamento della popolazione. Il Rapporto pone con forza l’urgenza di considerare ricerca e innovazione tecnologica priorità strategiche.

Le società quotate sono la cartina di tornasole, i numeri sono spietati: le “Magnifiche 7” di Wall Street sono tutte società costituite negli ultimi decenni, in Europa non c’è una sola società con una capitalizzazione superiore ai cento miliardi di euro che sia stata costituita negli ultimi cinquant’anni. Se poi consideriamo le società europee a maggiore capitalizzazione, la più grande in assoluto capitalizza circa 480 miliardi di dollari, la più piccola delle “Magnifiche 7” capitalizza 650 miliardi dollari e la più grande, Apple, è quasi sette volte più grande della più grande europea.

Le spiegazioni delle possibili cause della divergenza nelle performance economiche possono in grande sintesi essere ricondotte alle differenze nei sistemi istituzionali e normativi. Le modalità e i tempi per aprire una nuova impresa, l’accesso a fonti di finanziamento, la durata di un procedimento giudiziario, le maggiori o minori rigidità nel mercato del lavoro, sono pochi esempi di come l’architettura istituzionale e gli impianti normativi concorrano alla crescita dell’economia e della produttività.

L’Accademia Reale di Svezia ha riconosciuto la rilevanza della ricerca di Daron Acemoglu, Simon Johnson e James Robinson, economisti premiati con il Nobel per l’Economia 2024, su quanto e come le istituzioni influiscano nella crescita economica, il loro impatto di lungo termine sulla qualità dello sviluppo dei vari Paesi. Quanto più le istituzioni politiche e i sistemi politici sono inclusivi e democratici, tanto maggiore è la crescita economica di lungo termine, efficaci gli incentivi all’innovazione tecnologica.

I tre economisti arrivano alla conclusione che la prosperità, il benessere, lo sviluppo sono più probabili, e duraturi, in società dotate di istituzioni inclusive, democratiche e stato di diritto. Il risultato della ricerca è che istituzioni aperte favoriscono la democrazia che a sua volta favorisce lo sviluppo e il benessere.

Per reggere la competizione l’Unione Europea ha bisogno di riforme, è sempre più urgente la creazione di un unico mercato dei capitali, l’armonizzazione degli impianti normativi, il rafforzamento del bilancio comunitario, la semplificazione per gli investimenti transfrontalieri.

La transizione energetica e l’obiettivo dello zero netto sono alcuni dei motori della futura crescita economica e della competitività dell’Unione Europea. I processi che riguarderanno il Green Deal, l’innovazione, la reindustrializzazione, la fine dell’energia a basso costo modificheranno il panorama industriale ed energetico nell’Unione, ci saranno vincitori e vinti tra le società petrolifere, del gas, delle rinnovabili, tra economie e settori energivori.

Non tutte le aziende, soprattutto le più piccole, sono culturalmente o organizzativamente pronte ad impiegare con efficacia le nuove tecnologie o l’intelligenza artificiale. Il ritardo nella tecnologia comporta la necessità di massivi investimenti; l’intelligenza artificiale europea sarà un ulteriore fattore di discrimine tra vincitori e vinti, si tratta di tendenze che sono anche lenti attraverso le quali osservare la realtà e il suo cambiamento, “vedere” quali settori e società beneficeranno e quali invece soffriranno.