Efama: senza CSRD, c’è solo il rating ESG

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Efama esplicita la propria preoccupazione sul come la Csrd verrà intaccata dall’iniziativa Omnibus e afferma che la normativa è necessaria sia per fornire i dati necessari alle Sgr per fare reporting dei loro investimenti, sia per non dare la chiave dei dati Esg unicamente in mano ai provider di dati e rating. Ciò emerge dal comunicato stampa di fine gennaio dell’European Fund and Asset Management Association (Efama).

Il pensiero di EFAMA

L’Associazione afferma che l’Omnibus può essere un esercizio di successo sia per le corporate sia per gli investitori, se però la Commissione Ue garantisce consistenza tra Csddd, Csrd e Sfdr. Efama sottolinea come infatti le Sgr europee occupino una posizione unica, in cui devono preparare sia i report della Csrd per loro stesse, in quanto aziende, sia devono utilizzarli per le loro attività di investitori. Gli asset manager «vengono guidati nelle loro scelte di investimento sostenibile dai report di sostenibilità delle aziende, permettendogli inoltre di adempiere ai propri obblighi nei rispetti della Sfdr». Efama evidenzia soprattutto come, se la Csrd dovesse essere intaccata dalla Omnibus, «i gestori patrimoniali dovrebbero affidarsi ai dati e rating Esg sempre più costosi forniti da provider terzi».

Il pensiero dei forum europei

Il mondo della finanza, insomma, è in agitazione nei contronti della prospettiva di trovarsi con un taglio troppo netto della disclosure.

L’Advisory board per la finanza sostenibile del governo federale tedesco, per esempio, si discosta molto dalla lettera del Cancelliere Scholz e sottolinea il forte impegno per mantenere la doppia materialità, e spinge sul ruolo di capofila dell’Europa su questi aspetti. L’Advisory board propone una riduzione proporzionata dei data point sulla base della dimensione delle imprese che dovrebbero fare reporting di sostenibilità, chiede di non rinviare la pubblicazione degli standard settoriali della Csrd e di tutelare gli investimenti già fatti su questo fronte, ossia di non mettere in difficoltà le aziende che si sono portate avanti nel percorso del reporting.

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