I mercati: tiro alla fune tra timori per l’inflazione e ottimismo

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L’era Trump 2.0 è iniziata e i mercati sono già diventati molto sensibili ai dati sull’inflazione; questo trend probabilmente continuerà anche nei prossimi mesi. Vista la maggiore sensibilità all’inflazione, anche la correlazione azioni/obbligazioni è tornata positiva.

I mercati sono attualmente influenzati da due forze contrastanti: da un lato la prospettiva che la Trumponomics rafforzi la narrazione sull’eccezionalismo statunitense, dall’altro l’imposizione dei dazi che crea un clima di incertezza sulla dinamica delle catene di fornitura e sulle traiettorie dell’inflazione.

Visto che la battaglia tra queste due narrazioni manterrà alta la volatilità, gli investitori dovrebbero focalizzarsi su:

La traiettoria degli utili in un contesto dominato dalla politica fiscale statunitense, dai dazi e dall’IA.
Se da un lato il PIL potrebbe salire temporaneamente grazie all’allentamento fiscale e alla deregulation, dall’altro gli effetti negativi dei dazi e la riduzione dei flussi migratori peseranno probabilmente sulla performance economica nell’ultima parte dell’anno. I dazi avranno ripercussioni anche sugli utili societari che potrebbero andare incontro a una revisione nel secondo semestre, mentre il recente annuncio di un nuovo modello di IA a basso costo a opera della società cinese DeepSeek potrebbe pregiudicare il predominio di alcuni attori globali.

  • L’asincronia tra gli interventi delle banche centrali. La Fed è in pausa, ma probabilmente taglierà i tassi di interesse nel corso del 2025 se l’inflazione continuerà a scendere. Prevediamo che in Europa la BCE e la BoE taglieranno i tassi un po’ prima, mentre la Bank of Japan (BoJ) manterrà una politica monetaria espansiva.
  • La volatilità del dollaro statunitense, l’aumento del prezzo del petrolio e gli stimoli della Cina, che sono invece i temi chiave dei mercati emergenti.

Permane un clima di forte incertezza in un contesto dominato da notevoli rischi geopolitici e dalle aspettative sui dazi di Trump.

Per quanto riguarda invece gli investimenti, il contesto rimane leggermente favorevole agli attivi rischiosi grazie alla prospettiva di una crescita resiliente, alle

politiche accomodanti delle banche centrali e all’abbondante liquidità.

  • Nel reddito fisso, la continua volatilità dei rendimenti richiede un approccio attivo e tattico alla duration. A livello globale, i livelli dei rendimenti sono storicamente interessanti e quindi abbiamo leggermente rivisto al rialzo la nostra posizione sulla duration, soprattutto in Europa. Negli Stati Uniti i tassi di interesse sono interessanti ma prevediamo che saranno fortemente volatili, e per tale motivo preferiamo il segmento intermedio della curva dei rendimenti visto il suo profilo rischio/rendimento. Manteniamo un’opinione positiva sulle obbligazioni societarie Investment Grade e quindi abbiamo cercato opportunità sul mercato primario. Nel complesso, continuiamo a preferire le obbligazioni Investment Grade rispetto a quelle High Yield, e i titoli finanziari agli industriali. Ci piacciono anche le alternative alle obbligazioni High Yield come i leveraged loan che presentano valutazioni più interessanti.
  • Sull’azionario abbiamo un’opinione complessivamente positiva, e manteniamo un focus sulla diversificazione globale per sfruttare l’ampliamento del rally. Negli Stati Uniti preferiamo gli indici equal-weighted agli indici cap-weighted che sono sopravvalutati. Ci piacciono i finanziari e i titoli del settore dei materiali, e siamo focalizzati sulle società che probabilmente beneficeranno delle politiche di Trump – ma che rimangono non prezzate – e i titoli difensivi che hanno valutazioni ragionevoli. In Europa, visti i tagli attesi ai tassi e il calo dell’inflazione, potrebbero rivelarsi interessanti i titoli difensivi in grado di dettare i prezzi nel settore healthcare e in quello dei beni al consumo, così come i titoli bancari con bilanci solidi e una minore sensibilità ai tassi di cambio.
  • Nei Paesi emergenti conviene continuare a essere selettivi. Manteniamo una posizione neutrale sulle azioni dei Paesi emergenti per via dell’incertezza sulle politiche di Trump. Sull’obbligazionario siamo costruttivi sul debito in valuta forte dei Paesi emergenti. In generale preferiamo le emissioni in valuta locale dei Paesi che offrono elevati rendimenti nominali e reali e che sono meno esposti alle politiche della nuova amministrazione statunitense. Siamo alla ricerca di opportunità nelle obbligazioni societarie High Yield: visto il buon assorbimento delle nuove emissioni da parte del mercato non prevediamo infatti un ampliamento significativo degli spread.
  • Per quanto riguarda l’asset allocation, il contesto favorevole agli attivi rischiosi ci induce a mantenere un orientamento moderatamente positivo verso le azioni mondiali. Inoltre siamo diventati più ottimisti riguardo alle obbligazioni Investment Grade in euro e abbiamo adottato una posizione neutrale sul debito dei Paesi emergenti. Crediamo che gli investitori dovrebbero continuare a concentrarsi sulle coperture azionarie nel mercato statunitense per via delle valutazioni azionarie elevate e al contempo investire anche nell’oro per affrontare meglio la potenziale volatilità che potrebbe essere innescata dai rischi geopolitici e dall’inflazione.