La Bce rimane data-dependent e non si apre a pre-indicazione sulle prossime mosse

Martina Daga, Macro Economist, AcomeA SGR -

La Banca Centrale Europea ha deciso di tagliare i tassi di riferimento di ulteriori 25 punti base, portando il tasso sui depositi al 2,50%. La decisione è stata presa senza opposizioni, con l’unica astensione da parte del Governatore austriaco Robert Holzmann, il quale probabilmente avrebbe preferito mantenere i tassi invariati. Dall’inizio del ciclo di allentamento monetario, a giugno 2024, la Bce ha complessivamente ridotto i tassi di riferimento di 150 punti base. La Bce ha ribadito che le sue decisioni continueranno a basarsi su tre fattori chiave: outlook di inflazione, dinamiche relative alla componente di inflazione meno volatie e la forza del meccanismo di trasmissione della politica monetaria. L’approccio resterà “meeting by meeting” e fortemente “data-dependent”, con le decisioni future che verranno prese in base all’evoluzione dei dati economici.

Durante la riunione, sono emersi tre temi principali:

Il processo di disinflazione è in corso: il Consiglio Direttivo è fiducioso nel raggiungimento dell’obiettivo di inflazione al 2% su base sostenibile
La politica monetaria sta diventando meno restrittiva
Elevata incertezza globale: i rischi e le incertezze legate all’economia globale rendono il quadro macroeconomico particolarmente difficile da prevedere.

Il Consiglio Direttivo ha confermato che l’obiettivo di inflazione del 2% rimane alla portata. Tuttavia, il livello dei prezzi dei servizi continua a essere elevato, principalmente a causa di un aggiustamento ai livelli di inflazione passata. Gli indicatori prospettici suggeriscono un rallentamento, e la Bce si aspetta un progressivo allentamento delle pressioni salariali. Le previsioni di inflazione per il 2025 sono state leggermente riviste al rialzo, in gran parte a causa della revisione delle proiezioni sui prezzi dell’energia.

La Bce ritiene che la politica monetaria stia diventando “significativamente meno restrittiva”. Christine Lagarde ha sottolineato la presenza di due forze contrastanti: da un lato, la ripresa dell’attività creditizia, favorita dai recenti tagli ai tassi d’interesse. Dall’altro, rimangono ancora pressioni derivanti dal precedente ciclo di rialzi dei tassi. Tuttavia, l’inserimento di questa frase indica un’evoluzione nella stance di politica monetaria, e la percezione che si stia uscendo da una politica monetaria restrittiva.

L’elevato livello di incertezza è un fattore chiave, ora più che mai, per le decisioni future della Bce. Tra i fattori di rischio, Lagarde ha evidenziato: prima di tutto le tensioni nella politica commerciale globale, che stanno avendo un impatto negativo sul commercio e sugli investimenti. Le incertezze geopolitiche, che continuano a pesare sul sentiment economico. Le recenti iniziative di politica fiscale in Europa, in particolare gli annunci sulla spesa per la difesa da parte della Commissione Europea e le riforme fiscali in Germania, che potrebbero ridisegnare il quadro macroeconomico europeo. Tuttavia, è ancora troppo presto per valutare con precisione gli effetti di queste misure sulla crescita economica e sull’inflazione. Alla luce di questo, la Bce sottolinea la crescente importanza dell’approccio “data-dependent” e della necessità di evitare qualsiasi pre-indicazione sulle prossime mosse.