Recessione alle porte in USA?
La recente turbolenza nei mercati azionari statunitensi, in particolare il calo delle azioni del gruppo dei Magnificent Seven (Mag7) solleva interrogativi sulle cause sottostanti: si tratta di una correzione naturale in risposta a valutazioni precedentemente elevate o i mercati stanno già scontando il rischio di un rallentamento economico o addirittura di una recessione?
Il 13 marzo 2025, l’S&P 500 è entrato in territorio di correzione, avendo perso oltre il 10% dal massimo del 19 febbraio. In particolare, i titoli del Mag7 hanno complessivamente perso più di 1.500 miliardi di dollari di capitalizzazione di mercato dall’inizio dell’anno, con Tesla che ha registrato un calo del 40% da inizio anno e Nvidia in ribasso del 10%. Questo calo significativo segue un 2024 di forti rialzi per questi titoli, che ha suscitato preoccupazioni per una loro possibile sopravvalutazione. Da tempo dicevamo che le alte valutazioni non erano sostenibili, suggerendo che una correzione fosse probabile.
Tuttavia, attribuire l’attuale turbolenza di mercato esclusivamente a una correzione di titoli sopravvalutati potrebbe non essere sufficiente a spiegare la situazione. Uno dei principali catalizzatori dell’aumento della volatilità è stato il recente inasprimento delle tensioni commerciali da parte del presidente Donald Trump, in particolare con lo spauracchio di dazi del 25% sulle importazioni da Messico e Canada, oltre a quelli verso la Cina. Queste politiche aggressive non solo rischiano di compromettere le catene di approvvigionamento globali, ma stanno anche alimentando le aspettative inflazionistiche e il rischio di una recessione. L’incertezza derivante da queste politiche ha portato a un calo della fiducia dei consumatori, con febbraio che ha registrato il più grande calo dalla pandemia per questo indicatore. Inoltre, la tradizionale funzione di rifugio sicuro dei titoli di Stato statunitensi durante le fasi di vendita azionaria si è indebolita, riflettendo le crescenti preoccupazioni degli investitori riguardo ai fondamentali economici degli Stati Uniti, in particolare l’aumento del debito pubblico e i persistenti deficit federali. Un ulteriore fattore che può aver contribuito al calo degli indici statunitensi è una rotazione settoriale a favore dei titoli value. Il mercato azionario europeo, caratterizzato da una maggiore presenza di aziende cicliche e value, ha attratto capitali in un contesto di crescente avversione al rischio e di valutazioni più fair rispetto ai titoli tecnologici statunitensi. Questa dinamica ha portato a una riallocazione degli investimenti, penalizzando ulteriormente i titoli Mag7. Anche le difficoltà interne del settore tecnologico, con ingenti investimenti in CAPEX, hanno contribuito alla revisione al ribasso delle valutazioni di queste aziende. Inoltre, la competizione sempre più serrata con la Cina, in particolare nei settori dell’intelligenza artificiale, del quantum computing e della robotica, rappresenta una minaccia crescente per la supremazia tecnologica statunitense. Questa dinamica potrebbe riportare le valutazioni più vicine alle medie storiche e creare una nuova opportunità di acquisto. L’inasprimento delle politiche commerciali e il deterioramento della fiducia dei consumatori stanno spingendo i mercati a prezzare la possibilità di una frenata dell’economia statunitense, con un rischio recessivo che diventa sempre più concreto.
Tuttavia, parlare di recessione è ancora molto prematuro: alcuni indicatori suggeriscono un rallentamento, ma la solidità del mercato del lavoro e la resilienza della spesa dei consumatori potrebbero ancora scongiurare un deterioramento economico più marcato.
Sarà essenziale monitorare i dati macroeconomici, in particolare fiducia, inflazione, decisioni della FED e mercato del lavoro, per capire se il calo sia temporaneo o preluda a una contrazione economica.

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