CoinShares Market Commentary_Liberation Day: la febbre dei dazi investe i mercati, ma il Bitcoin può rivelarsi la carta vincente

Alexandre Schmidt, Index Fund Manager di CoinShares -

• L’annuncio dei dazi ha scosso i mercati. Il Bitcoin ha toccato quota 88.300 dollari per poi
scivolare a 85.200 dollari in seguito all’annuncio sui dettagli delle singole misure

• L’incertezza legata ai dazi e le attese per una politica monetaria più accomodante hanno
alimentato una dinamica di de-risking• I timori per una recessione potrebbero spingere la Fed a tagliare i tassi più del previsto. Il
conseguente indebolimento del dollaro andrebbe a vantaggio del Bitcoin, visto che le due
asset class si muovono in direzioni opposte

L’annuncio dei dazi da parte dell’amministrazione Trump ha scosso i mercati di tutto il mondo.

Nonostante nelle prime ore la reazione fosse stata prudente, nella giornata di giovedì Wall Street
ha perso $2mila miliardi di capitalizzazione. Il Bitcoin è prima salito fino a quota 88.300 dollari per
poi ripiegare a 85.200 dollari quando sono stati resi noti i dettagli sulle singole tariffe, tra cui
un’imposta minima del 10% estesa a tutte le importazioni e un’aliquota del 34% sui beni prodotti in
Cina. Anche l’indice del dollaro (DXY) è calato, passando da 104 a 102, in linea con le attese di una
politica monetaria più accomodante. Questa può essere una buona notizia per il Bitcoin:
storicamente tra i due asset c’è una correlazione inversa.

Giovedì 3 aprile gli indici azionari di tutto il mondo sono crollati. Negli Usa, il Nasdaq ha lasciato sul
terreno il 5,97% e l’S&P 500 il 4,84%. Il contraccolpo è stato forte anche per i mercati asiatici.
L’apprezzamento dello yen, che ha alimentato i timori di una chiusura repentina delle posizioni di
carry trade tra il dollaro e la valuta giapponese, ha messo sotto pressione le banche nipponiche, che
hanno registrato una performance inferiore alla media.

Gli investitori si sono spostati verso asset più sicuri, come dimostra la riduzione del rendimento dei
Treasury a 10 anni, sceso sotto il 4%, e il contenuto aumento dell’oro, che ha proseguito il suo trend
rialzista in atto da diversi mesi. Il motivo è che i dazi sono percepiti come un fattore recessivo per
l’economia statunitense. Non a caso, i mercati ora si aspettano tre tagli dei tassi nel corso dell’anno
(uno in più rispetto al mese scorso) e prezzano altri 15 punti base di riduzione del costo del denaro
a dicembre. In prospettiva, questo potrebbe tradursi in un ulteriore deprezzamento del dollaro.

Va sottolineato che la dinamica valutaria del dollaro appare coerente con le intenzioni
dell’amministrazione Trump e con la sua politica protezionistica che ha l’obiettivo di
reindustrializzare gli Stati Uniti. Il Presidente ha, infatti, dichiarato più volte di essere favorevole a
una svalutazione per migliorare la competitività dell’economia americana. In teoria, l’effetto
inflattivo dei dazi potrebbe indebolire il dollaro a causa dell’aumento dell’offerta di moneta. Questo
spingerebbe però la Fed ad alzare i tassi, contrastando così la svalutazione. Tuttavia, Trump
potrebbe intensificare la pressione sul governatore Jerome Powell affinché allenti la politica
monetaria per compensare l’impatto recessivo dei dazi. Anche se nel brevissimo termine – come
avvenuto il 3 aprile – gli investitori tendono a ridurre l’esposizione verso gli asset più rischiosi, nel
breve periodo un dollaro debole favorisce il Bitcoin perché i due asset si muovono in direzione
opposta.

Incognita dazi

Sebbene Trump nel suo discorso non si sia discostato dalle sue precedenti dichiarazioni, ribadendo
l’idea che i dazi siano uno strumento per proteggere e stimolare l’economia statunitense, non ha
però dissipato le incognite sull’attuazione e le tempistiche delle tariffe e sulle possibili ritorsioni da
parte dei partner commerciali degli Usa. L’incertezza è rimasta, dunque, elevata, contribuendo,
insieme ai segnali di rallentamento economico, all’attuale dinamica di de-risking.
Incertezza e volatilità

Nel corso del mese, ci aspettiamo una fase di volatilità nei mercati, incluso quello del Bitcoin, per
via dell’incertezza generata dall’imprevedibilità degli esiti dei negoziati e delle possibili ritorsioni da
parte dei Paesi colpiti dai dazi. La pubblicazione del rapporto sull’occupazione negli Usa il 4 aprile e
la presentazione, attesa per il 5 aprile, dei report delle agenzie federali sulle loro competenze in
materia di trasferimento di asset nella Strategic Bitcoin Reserve potrebbero far aumentare la
volatilità già nel corso di questa settimana. In particolare, quest’ultimo evento potrebbe
rappresentare un potenziale stimolo, qualora si traducesse in un trasferimento effettivo (on-chain)
di Bitcoin su Wallet del Tesoro statunitense e/o in segnali di avvio delle prime fasi di costituzione
della riserva governativa della criptovaluta.

Banche centrali al bivio

In ogni caso, la politica protezionistica dell’amministrazione Usa, con dazi differenziati per i diversi
Paesi e con aliquote variabili, rende molto complicato prevedere l’evoluzione dello scenario. Di
certo, se i dazi verranno applicati secondo le previsioni, il rischio di una recessione aumenterà in
modo sensibile. Siccome i Paesi colpiti potrebbero varare misure di stimolo, generando pressioni
inflazionistiche, non è chiaro quale sarà l’orientamento delle banche centrali: se espansivo per
contrastare la contrazione dell’economia oppure restrittivo per tenere sotto controllo i prezzi.