Capitalismo inclusivo: il cambiamento climatico. Disomogeneità tra i Paesi e l’impatto della transizione green
Capitalismo inclusivo: il cambiamento climatico
di Enrica Rimoldi – Senior Advisor, Amministratore, SOAD Special Invoice for Vatican
La prima grande sfida del capitalismo inclusivo è la lotta al cambiamento climatico, eredità dello sviluppo capitalista del passato. Tuttavia, malgrado i moniti della scienza e la consapevolezza pubblica, ad oggi il gap da colmare rimane ampio. Resta ancora da capire se le ambizioni e gli impegni necessari a livello mondiale possano essere tradotti in azioni concrete.

Il Cambiamento climatico è una delle più grandi sfide dell’umanità del 21-esimo secolo e non è altro che l’eredità della cosiddetta Età industriale iniziata più di 200 anni fa in Inghilterra con la Prima rivoluzione industriale e proseguita con i sistemi capitalistici che hanno accelerato la crescita e modificato i livelli standard di vita nel mondo.
Il capitalismo inclusivo affronta il cambiamento climatico non solo come una sfida ma anche come opportunità per ridurre le emissioni di carbonio che derivano dalle attività umane e dalla produzione del cibo, qui inclusa la produzione di carne, il cui effetto è potenziato dai disboscamenti e dalle deforestazioni. Limitare il surriscaldamento globale a 1,5° entro il 2030 e raggiungere l’obiettivo Net Zero entro il 2025 è quindi necessario.
I rischi: disomogeneità, equilibri geopolitici e instabilità finanziaria
Il cambiamento climatico esaspera le disomogeneità tra i Paesi perché i suoi costi ed i suoi benefici non saranno distribuiti nello stesso modo: i paesi emergenti tenderanno ad avere una maggiore esposizione al rischio fisico estremo e le loro industrie sono più esposte al rischio di transizione. Dal punto di vista degli impatti sulla popolazione, il WTO ha stimato 250.000 morti addizionali per diarrea, malnutrizione, malaria e stress, distribuite in modo non uniforme nel mondo in funzione della ricchezza e della capacità di gestire lo stress.
I cambiamenti geofisici comportano anche profonde conseguenze negli equilibri geopolitici per la nascita di nuovi disordini, di migrazioni di massa e l’innalzamento delle tensioni tra i paesi più ricchi e quelli più poveri. Il tutto esacerbato dalle guerre oggi in atto nel mondo intero.
Infine, il surriscaldamento climatico è anche causa di instabilità finanziaria dovuta agli impatti economici di incendi, inondazioni, piogge intense o aridità. Pensiamo solo al riverbero sull’economia delle esondazioni dei fiumi Ravone, Samoggia, Ghironda, Lavino, Savena e Idice che hanno provocato le alluvioni dell’Emilia-Romagna del 2023 e 2024 o dell’incendio avvenuto nell’area di Los Angeles (California) all’inizio del 2025.
Le opportunità: la trasformazione di persone e imprese
Le opportunità da cogliere sono molte.
Occorre trasformare il modo in cui funzionano le imprese e quello in cui conduciamo le nostre vite in quanto oggi l’energia, il riscaldamento, la luce, i trasporti, gli approvvigionamenti, l’agricoltura dipendono tutti da carboni fossili. In questo contesto, alcune imprese si stanno trasformando, alcune saranno smantellate mentre altre nuove stanno apparendo e, per fare tutto questo, è necessaria la disponibilità di capitali ingenti e pazienti. Le persone e le famiglie, oltre a dover modificare i propri comportamenti e meglio indirizzare i loro acquisti, stanno iniziando a supportare maggiori costi. McKinsey (una delle maggiori società di consulenza), ha individuato diverse tecnologie verdi da tenere d’occhio, tra cui le fonti di energia rinnovabile, la tecnologia dell’elettrificazione, lo stoccaggio energetico (anche e lunga durata), la conversione digitale dell’energia, il carbone pulito con cattura del carbonio, gli elettrocarburanti, i nuovi biocarburanti, l’idrogeno verde.
Una soluzione comune o una varietà di transazioni green?
Sebbene tutto il mondo sia interessato ed impattato dalla transizione green, non è facile trovare una soluzione comune. Tuttavia, è possibile indentificare una varietà di transazioni adatte per ogni settore economico considerando che l’innovazione tecnologica ha un ruolo fondamentale per spronare e velocizzare una transizione che richiede di essere grande e veloce. E saranno le imprese visionarie che, grazie all’innovazione tecnologica e a una forte attenzione ai costi, riusciranno a creare un rendimento adeguato e che, superando con coraggio l’iniziale diffidenza, avranno il coraggio di supportare i paesi emergenti nella risoluzione delle loro necessità, a fare la differenza.

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