Crollano le aspettative degli operatori finanziari: il Sentiment Index di CFA Italy scende a -55 punti

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Peggiorano sensibilmente le aspettative degli operatori finanziari, con il Sentiment Index che scende a -55 punti,
segnando un calo di 23,2 punti rispetto al mese precedente. È quanto emerge dall’ultima edizione del CFA Italy
Radiocor Financial Business Survey, condotto tra i soci di CFA Society Italy tra il 17 e il 30 aprile 2025 in
collaborazione con Il Sole 24 Ore Radiocor.

Il sondaggio evidenzia come le dichiarazioni dell’Amministrazione Trump in tema di tariffe commerciali abbiano
innescato timori su un possibile rallentamento dell’economia globale, influenzando pesantemente le prospettive
degli analisti.

In termini di aspettative sui prossimi sei mesi, infatti, solo il 5% degli intervistati prevede un miglioramento delle
condizioni macroeconomiche in Italia (-4,1 punti rispetto al mese scorso), il 35% stima condizioni stabili (-15
punti) mentre ben il 60% prevede un peggioramento (+19,1 punti). L’indicatore sintetico, che misura la
differenza tra ottimisti e pessimisti sull’economia italiana, si attesta così a -55 punti, riflettendo un netto
peggioramento del sentiment.

Parallelamente, anche le aspettative per l’economia europea arretrano, mentre il sentiment verso l’economia
statunitense precipita ulteriormente, raggiungendo quota -85 punti, evidenziando il clima di forte incertezza.

Sul fronte inflazione, dopo una lunga fase di aspettative in moderazione, la maggioranza degli analisti ipotizza
ora una stabilizzazione dei prezzi in Italia e nell’Eurozona, ma segnala un possibile deciso incremento
dell’inflazione negli Stati Uniti, conseguenza di uno “shock di offerta” legato ai dazi introdotti
dall’amministrazione americana.

D’altro lato, il rallentamento previso dell’attività economica porta gran parte degli analisti ad attendersi tagli dei
tassi da parte delle banche centrali nel prossimo periodo, mentre le ipotesi di discesa dei rendimenti sulla parte
lunga delle curve è meno evidente, probabilmente proprio a causa di un’inflazione che rischia di permanere su
livelli più elevati rispetto agli obiettivi di Fed e BCE. Ne deriva un’aspettativa di irripidimento delle curve dei
rendimenti, sia in Europa che in USA.

Per quanto riguarda l’andamento degli indici azionari, si prevede il rischio di maggiori ribassi per la borsa USA
rispetto a quella Italiana ed ai benchmark europei.

Sui cambi, infine, prosegue l’attesa per un deprezzamento del dollaro, in un quadro di maggior difficoltà in
termini di crescita ed inflazione per l’economia americana, mentre lo yen è previsto in rafforzamento rispetto
all’euro. Sul petrolio gli analisti continuano a prevedere una discesa dei prezzi, in coerenza con un potenziale
rallentamento della crescita a livello mondiale ed una conseguente diminuzione della domanda per il greggio.

Annalisa Usardi, CFA, Senior Economist di Amundi Investment Institute, ha commentato : “Il deterioramento
del sentiment index e dei suoi sottocomponenti nel mese di aprile rispecchia lo shock che gli annuli del
cosiddetto “liberation day” hanno provocato sul mercato e tra gli operatori finanziari. Sebbene già ci si
aspettasse un’amministrazione USA focalizzata ad implementare misure protezionistiche come strumento
economico e geopolitico, ogni ipotesi è stata surclassata dall’ampiezza e dalla portata delle misure annunciate a
cui si sono sommate sospensioni temporanee, annunci di negoziazioni in corso e contromisure dei paesi colpiti
che hanno drasticamente ridotto la visibilità sui prossimi sviluppi ed aumentato esponenzialmente l’incertezza
sugli impatti finali. Non stupisce quindi la drastica reazione dei mercati, che hanno profondamente rimesso in
discussione la propria valutazione sulla nuova amministrazione americana dopo un’iniziale “luna di miele”. I
maggiori dubbi ad oggi restano incentrati sul mix di crescita ed inflazione, probabilmente meno favorevole di
quanto non si scontasse inizialmente, specialmente nell’ottica della Federal Reserve, e sugli impatti che le misure
annunciate potranno avere sui conti pubblici americani”.