NFP: a settembre creati 254 mila nuovi posti di lavoro, tasso disoccupazione al 4,1%
L’US Bureau of Labor Statistics (BLS) ha comunicato che, nel mese di settembre, nei settori non agricoli, si è registrato un aumento di 254 mila nuovi posti di lavoro, dato ben superiore alle attese del consensus (+140k nuovi impieghi) e al mese precedente (+159k dato rivisto). Il tasso di disoccupazione si attesta al 4,05% (aspettative al 4,2%), livello più basso da maggio.
Riviste al rialzo le cifre dei mesi scorsi (+72 mila posti di lavoro in totale rispetto alle stime precedenti). Il dato di luglio è stato rivisto al rialzo di 55 mila unità a +144k, quello di agosto al rialzo di 17 mila a +159k.
Il tasso di partecipazione alla forza lavoro si è attestato al 62,7%. I salari medi salgono dello 0,4% m/m (consensus +0,3%, mese precedente +0,5%). I salari sono saliti del 4% a/a (consensus +3,8%, mese precedente al +3,8% a/a).
Cambia la narrativa. Mondo del lavoro riprende quota. Dubbi per la FED per le prossime scelte di politica monetaria
Le cifre sul report NFP di settembre hanno sorpreso notevolmente perché hanno cambiato la narrativa di mercato che il mondo del lavoro fosse in crisi. La creazione di posti di lavoro così forte a settembre, le revisioni al rialzo dei mesi precedenti, il tasso di disoccupazione sceso su minimi da maggio (al 4,05%) e un aumento dei salari sostanzioso porta a credere che i membri della Federal Reserve dovranno tornare a discutere sulle prossime mosse in politica monetaria. Al momento lo scenario più probabile è quello di 2 tagli dei tassi di interesse nelle prossime riunioni (25 bps a novembre e 25 bps a dicembre). Questi dati sembrano annullare le aspettative ultra-dovish di alcuni partecipanti al mercato su una FED che potesse abbassare il costo del denaro di mezzo punto percentuale a ogni meeting prima della fine dell’anno.
Reazione dei mercati
La principale reazione di mercato l’abbiamo osservato sul dollaro che ha guadagnato tanto terreno contro le principali divise internazionali. Bene anche l’azionario grazie all’ottimismo degli investitori per un “soft landing” dell’economia americana, allontanando lo spettro della recessione.

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