Perché l’elettorato americano ha scelto Trump? L’analisi di Alessia Potecchi
La vittoria di Trump ci interroga, ci interroga molto nel ricercare il perché o i perché l’elettorato americano ha scelto ed è andato se e senza ma nella direzione che abbiamo visto, in una partita che sembrava aperta, combattuta fino all’ultimo voto. ma che in realtà non è stata così.
Chiediamo il parere dell’economista Alessia Potecchi
“Ci si interroga su come si sia potuto preferire a Kamala, donna pacata, democratica e moderata, un personaggio come Trump con tutto quello che ne consegue, con tutto quello che rappresenta e che rappresenterà per la politica americana e internazionale. Ma oltre ad interrogarci siamo preoccupati, molto preoccupati in primis per l’Europa, per la sua tenuta, per la sua unità per il lavoro che ancora c’è da fare”.
Che cosa significa la vittoria di Trump, per l’Europa?
“La vittoria di Trump deve essere una sveglia forte per l’Europa per mettere in campo fin da subito politiche comuni sui tanti temi che ancora mancano, per costruire un fisco comune, un mercato unico, rafforzare l’Unione dei Capitali, l’Unione Bancaria, attuare delle politiche migratorie condivise e spingere tutti nella stessa direzione sui grandi temi di oggi a partire dai processi di pace. Rinvigorire il modello sociale europeo per costruire un’Europa che abbandoni definitivamente l’austerità e gli egoismi nazionali per riconoscersi in una comunità di destino con la costruzione del cosiddetto pilastro sociale dell’Unione che garantirà passi in avanti per rimettere al centro la persona, il lavoro e cogliere le migliori opportunità della transizione verde e digitale, che ponga attenzione alle donne grazie al rafforzamento del dialogo sociale e della contrattazione collettiva, che sappia competere in maniera sinergica con le altre potenze economiche”.
Che cosa si potrebbe fare?
“È necessario rendere strutturali i programmi di investimento comuni introdotti come risposta alla pandemia, tali programmi non devono essere considerati solo un fattore emergenziale ma devono costituire la spinta per mettere in campo nuove risorse per favorire investimenti comuni sulla transizione ecologica e digitale e sui beni pubblici europei. Non è più tempo di attendere, occorre ragionare come una famiglia unica cambiando visione e mentalità, l’unità dell’Europa è in pericolo”.
Che cosa l’ha colpita di più nel successo di Trump?
“Non possiamo non interrogarci sul voto americano che vede ancora una volta una donna sconfitta da un uomo e non votata da tante donne che avrebbero dovuto sostenerla per rompere il tetto di cristallo, per opporsi e sconfiggere la società patriarcale, per avere una paladina dei diritti delle donne. Invece no, le donne non l’hanno scelta, donne e uomini che hanno visto vacillare con la sua elezione la società fondata sul patriarcato e hanno avuto paura, hanno preferito non abbattere questo cardine consolidato per paura che venisse meno forza e potere, per paura di dare una spallata che tiene ancora oggi le donne prigioniere e sottomesse, la vittoria di Kamala sarebbe stata troppo. L’elezione di Kamala avrebbe consentito a una donna non bianca di diventare la prima presidente degli USA ma questo ha fatto troppa paura e così come per la Clinton la sua corsa si è infranta contro il muro di una società che non vuole cambiare, che vuole rimanere maschilista e che con Trump nega i diritti delle donne e ha una concezione delle stesse donne che ci riporta indietro anni luce mettendo in discussione battaglie consolidate. Su questo dobbiamo riflettere e dobbiamo agire, quanto avvenuto negli USA deve essere un campanello di allarme molto forte. Sta a noi, dobbiamo essere più forti e determinati di prima, dobbiamo agire, il tempo è scaduto e ci aspettano tempi difficili”.

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