RBC BlueBay – Obbligazioni europee: pressioni al rialzo dagli investimenti per la difesa
L’Europa è impegnata in un importante ciclo di allentamento fiscale, mentre Trump è tornato a spronare l’UE affinché aumenti la spesa per la difesa. La Conferenza sulla sicurezza di Monaco e le sue conseguenze hanno spinto i leader europei ad agire. L’ex presidente della Bce Draghi chiede da tempo all’Europa di agire insieme e di rilanciare la crescita. L’Europa ha bisogno di raddoppiare sostanzialmente la spesa e gli investimenti per la difesa – da circa l’1,8% del Pil (all’anno) al 3,5% – per sostituire il sostegno militare degli Stati Uniti nel lungo periodo.
Le regole fiscali saranno probabilmente allentate a livello statale. Le implicazioni di mercato potrebbero essere profonde, data l’entità delle cifre proposte, non da ultimo per quanto riguarda la pressione al rialzo sui tassi europei.
Bce verso una pausa ai tagli
Il membro del consiglio Schnabel ha aperto la porta a una pausa nel ciclo di tagli dopo la riunione di marzo, in quanto l’impatto restrittivo del passato inasprimento della politica monetaria sta svanendo visibilmente. Si potrebbe sostenere che la politica sembri ancora restrittiva. Gli indici PMI indicano una crescita modesta e gli indicatori salariali indicano un’ulteriore disinflazione nel 2025.
Schnabel ritiene che i tassi neutrali siano compresi tra il 2% e il 3%, mentre una recente ricerca della Bce colloca il livello teorico tra l’1,75% e il 2,25%. Data l’influenza di Schnabel e le incertezze geopolitiche, la probabilità che la Bce si fermi alla prossima riunione è aumentata. Se le aspettative del mercato per la Bce dovessero scendere all’1,75% quest’anno, si creerebbe un’opportunità per una scommessa contrarian.
Sul fronte valutario, l’euro sta iniziando ad avere un’azione bidirezionale più interessante dopo un periodo di sei mesi schiacciante. L’indice dell’euro ponderato per gli scambi commerciali ha perso il 10% (annualizzato) dalla vittoria elettorale di Trump lo scorso novembre, con l’euro che si è portato verso la parità col dollaro americano. Il panorama geopolitico, fiscale e monetario sta cambiando e divergendo. L’allentamento fiscale dell’Europa, prevalentemente guidato dal debito, contribuirà alla crescita ma anche all’inflazione. Ciò potrebbe anche comportare il rischio che la Bce non riesca a rispettare gli 85pb di tagli prezzati dai mercati quest’anno. D’altro canto, le voci sui dazi e le minacce dagli Stati Uniti, che probabilmente si realizzeranno a un certo punto, insieme a un contesto di crescita debole e a un dollaro USA forte, potrebbero mantenere per ora contenuto qualsiasi rally dell’euro.
Prosegue l’ascesa del populismo
Le elezioni tedesche sono passate con i centristi ancora al potere, ma le tendenze populiste di fondo continuano a guadagnare terreno. I conservatori (CDU/CSU) e i socialisti (SPD) hanno abbastanza seggi per formare una coalizione, grazie al partito euroscettico di estrema sinistra, BSW, che è sceso di poco al di sotto del 5% richiesto per entrare in parlamento (4,97%). Circa il 35% dei voti è andato a partiti agli estremi dello spettro politico – con il più noto, l’AfD, che ha guadagnato il record del 20,8%. Ciò segue la tendenza del 2024, quando i partiti generalmente in carica alle elezioni dei mercati sviluppati hanno perso voti e i partiti estremi li hanno guadagnati. Mentre da un lato l’Europa e i suoi leader chiedono maggiore integrazione e coesione, i partiti populisti erodono una quota di voti ai partiti in carica.
Il caso della Svezia
La corona svedese è salita del 3,5% rispetto all’euro a febbraio. La forte disinflazione e i tassi d’interesse più bassi hanno riportato la fiducia in un mercato poco amato negli ultimi anni. L’inflazione è salita al 10% in Svezia dopo la pandemia e una combinazione di debito ipotecario elevato e correzioni brevi ha reso l’economia svedese problematica dal punto di vista della stabilità finanziaria. Lo shorting della corona – apprezzato dagli hedge fund – e del reddito fisso legato al settore immobiliare (obbligazioni SBB) è stato un tema comune. L’inflazione core è ora inferiore al 3% e la Riksbank ha tagliato i tassi dal 4% al 2,25% in meno di un anno. Questo, combinato con un intelligente intervento sul forex, ha riportato la fiducia nel mercato. Anche i prezzi delle case si stanno riprendendo grazie ai tassi ipotecari più bassi, all’allentamento fiscale e al rimbalzo dei consumatori.

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