Stagflazione “brilla nell’aria”

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La riunione di marzo della Federal Reserve è stata senza soprese ma, rispetto alle stime elaborate tre mesi fa, sono state abbassate le previsioni di crescita e riviste al rialzo quelle dell’inflazione.

“Abbiamo un’inflazione proveniente da una fonte esogena” ha detto Powell ricordando che i dazi faranno lievitare i prezzi, condizioneranno la fiducia di aziende e consumatori, metteranno a repentaglio la crescita. Powell ha anche presentato l’asimmetria nell’orizzonte temporale tra il rallentamento dell’attività economica e l’inflazione. La minor crescita è infatti prevista nel prossimo triennio mentre gli effetti dei dazi sull’inflazione potrebbero esaurirsi in un solo anno, l’inflazione tariffaria potrebbe dunque rivelarsi “transitoria”.

Avrebbe dovuto essere transitoria anche l’inflazione del 2021 che si rivelò invece più ostinata del previsto e costrinse i banchieri centrali ad agire sui tassi con ritardo e con durezza.

Similitudine preoccupante se non fosse per la grande differenza tra il livello dei tassi di interesse che nel 2021 erano schiacciati al pavimento e costrinsero i banchieri centrali ad aumentare i tassi in modo aggressivo; oggi il livello dei tassi federali, tra il 4,25% e il 4,5%, è adeguato a frenare l’inflazione e non ostacolare una crescita equilibrata.

La variabile imprevedibile è nel cambio di amministrazione che ridisegna completamente le prospettive economiche, non si parla più di “soft landing”, le condizioni dello scenario peggiorano, l’attività economica rallenta e i prezzi tornano ad aumentare.

La stagflazione “brilla nell’aria”, la prospettiva di crescita stagnante e prezzi più alti rendono più arduo il lavoro dei banchieri centrali di Washington, stretti tra gli obblighi del duplice mandato che contempla la stabilità finanziaria (sintetizzata nel livello di inflazione al 2%) e l’obiettivo della piena occupazione.

Certo, la Federal Reserve potrebbe ridurre i tassi per mitigare i contraccolpi dei dazi sull’economia interna ma, così facendo, potrebbe causare un aumento delle aspettative di inflazione.

Il vortice dell’incertezza opacizza dunque lo scintillio dell’eccezionalismo americano, eppure sarebbe imprudente concludere frettolosamente che la minor lucentezza metta fine alla storia, perché una cosa è il sentiment e altro sono i dati e i fatti dell’economia. Nessun esito è scontato, troppe le variabili in gioco, le difficoltà dei banchieri centrali si riflettono nelle difficoltà degli investitori, l’incertezza del breve termine si allunga nel medio periodo, diventano più difficili le scelte allocative nei portafogli.

In questi casi vengono in aiuto la storia dei mercati finanziari, le leggi della regressione verso la media e la finanza comportamentale: non è necessario preconizzare il futuro per proteggere gli investimenti da possibili rovesci sui mercati.

Le obbligazioni garantite da ipoteca (Mortgage Back Securities) e i titoli garantiti da crediti residenziali (Residential Mortgage Back Securities) costituiscono un efficiente strumento di diversificazione, i loro rendimenti non seguono necessariamente le stesse dinamiche dei Treasury o delle obbligazioni societarie.

Quello delle cartolarizzazioni MBS è il mercato più liquido dopo quello dei Treasury, il rendimento dipende certamente dall’andamento dei tassi ma in alcune strategie specializzate nel settore l’impatto dei tassi è minimizzato; la stabilizzazione o comunque la diminuzione dei tassi renderebbe più attraente il segmento, i titoli esistenti con tassi di interesse più elevati diventerebbero più preziosi.

Un’ottima ragione per guardare alle cartolarizzazioni MBS è costituita dagli spread rispetto ai Treasury, gli investitori possono avere rendimenti superiori di circa trecento punti e con un profilo di rischio relativamente contenuto. Strategie che mantengono bassa la duration del portafoglio riescono ad attutire gli effetti del possibile allargamento degli spread innescato dall’incertezza sull’inflazione e dalla volatilità dei tassi d’interesse. I rischi maggiori di cui il sottoscrittore deve essere consapevole sono quelli del credito e del rimborso anticipato.

Lo scenario di forte incertezza è destinato a durare, così come l’imprevedibilità delle azioni dell’amministrazione Trump, ma il vero rischio, oltre alle conseguenze deleterie dei dazi, è il ritorno all’interventismo monetario di breve termine della Federal Reserve, sollecitato via via dai dati di congiuntura. Nell’attesa che termini l’eccezionalismo delle banche centrali e le politiche monetarie tornino alla normalità, occorre continuare a diversificare.