Edmond de Rothschild AM: il Liberation Day di Trump è peggio del previsto, anche per l’Italia

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Gli annunci del “Liberation Day” di Trump sono peggio del previsto e non liberano i mercati dall’incertezza sul proseguimento dell’agenda presidenziale.La nuova tornata di dazi accentua la sfida che i mercati e la Fed devono affrontare.

Trump ha annunciato per il 5 aprile una tariffa del 10% su tutte le importazioni ad eccezione del Canada (già colpito da tariffe del 25%) e del Messico, e aumenti personalizzati per il 9 aprile sui Paesi ritenuti commercialmente aggressivi. La “reciprocità” del costo del commercio si basa sull’ammontare del deficit commerciale con gli Stati Uniti e non sull’ammontare delle tasse raccolte. La Cina viene colpita da un’imposta aggiuntiva del 34% che si avvicina alla promessa di Trump in campagna elettorale di un’aliquota del 60%. L’UE è colpita dal 20%, ben al di sopra delle aspettative. Anche i Paesi asiatici sono stati colpiti duramente, come il Vietnam con una tariffa reciproca del 46%, una mossa probabilmente volta a impedire alle esportazioni cinesi di transitare attraverso altri Paesi.

Questa aliquota di base del 10% viene presentata dai repubblicani come un modo per generare entrate per finanziare un programma aggressivo di tagli fiscali. Questo è l’impatto minimo di questo nuovo shock sui prezzi. Poiché è improbabile che i dazi reciproci aggiuntivi vengano eliminati del tutto, lo shock finale sarà superiore al 10%. L’aliquota media ponderata sul commercio internazionale passerebbe quindi dal 2,3% al 23% sulla base degli ultimi annunci.

Per Trump, le tariffe possono essere negoziate, il che sembra riguardare l’aliquota aggiuntiva, che potrebbe portare a negoziati sull’ammontare delle tasse, sulle regolamentazioni o sulla delocalizzazione delle attività in territorio americano. Tuttavia, si prevede che l’impatto inflazionistico ed economico sia maggiore sulla crescita degli Stati Uniti, con un -1,5% di crescita del PIL secondo il consensus nel 2025 e un +1,5% di inflazione in più in un anno preso in considerazione dal mercato. Gli effetti previsti per l’UE sono mitigati dall’aumento dell’Euro rispetto al dollaro e dalla previsione di prezzi competitivi per i prodotti cinesi che necessitano di sbocchi americani. L’UE sta pianificando un piano di sostegno settoriale, ma i dettagli sulla politica doganale statunitense per settore non sono ancora stati resi noti, a parte la tassa del 25% sul settore automobilistico. La Germania e l’Italia sono i Paesi complessivamente più colpiti all’interno dell’UE.

Con le possibili ritorsioni dei Paesi colpiti e le trattative che si protraggono, l’impatto sugli asset rischiosi è destinato a rimanere con un aumento della volatilità dei mercati, mentre i rischi di recessione dovrebbero crescere. Non si può escludere lo scenario peggiore, anche se non è stato menzionato da Trump, il progetto di un accordo di Mar-al-Lago, teorizzato da uno stretto consigliere, S. Miran, che indebolirebbe i partner commerciali per ripensare il sistema monetario internazionale e ottenere un dollaro debole. L’ottenimento di tali negoziati implica un’intensa guerra commerciale nella speranza di ottenere le migliori condizioni per Trump, correndo così il rischio di una recessione.

In questo contesto, manteniamo una visione strategicamente ribassista sul dollaro perché, anche se questo progetto “Mar-a-Lago” è ancora poco comunicato, è abbastanza latente e consolidato da non poterlo ignorare. Per quanto riguarda le azioni, manteniamo una visione strutturalmente cauta, in particolare sui titoli dei mercati avanzati, anche se nel breve termine non escludiamo che le prossime misure relative ai tagli fiscali possano dare fiato a questo movimento al ribasso delle azioni.

Per quanto riguarda i tassi, data la recente mancanza di progressi in materia di inflazione, l’aumento delle aspettative inflazionistiche e i rischi di rialzo legati ai cambiamenti di politica annunciati, l’esercizio delle Banche Centrali è particolarmente difficile e favorisce la neutralità sul mercato del debito.