Festival di Cannes 2025. Competition immersive: la primavera di un nuovo tipo di Cinema?
Festival di Cannes 2025
di Laura Damiola —
Sentirsi seduti coinvolgendo tutti i propri sensi su un sedile tipo “sedia elettrica”, sottoposti alla terapia elettroshock destinata a dissuadere una persona che desidera cambiare sesso, ma (senza le conseguenze), esplorare New York virtualmente, come se fossimo lì, a bordo di uno strano taxi dotato di tecnologie innovative. Immergersi nelle immagini di un film ambientalista rielaborato dall’intelligenza artificiale tramite sensori. O addirittura essere spinti in giro da una mandria di Cavalli selvaggi fuggiti da un rito galiziano (in Spagna)… Queste sono alcune delle esperienze proposte nella seconda edizione di Competition Immersive del 78° Festival diel Cinema di Cannes.

Il Premio per la miglior opera immersiva quest’anno è stato vinto da From Dust, di Michel van der Aa( Paesi Bassi).
L’opera esplora il potenziale dell’informatica spaziale e dell’intelligenza artificiale per sviluppare nuove forme di narrazione e ampliare i confini della narrazione stessa, dello spazio artistico e del coinvolgimento del pubblico.
From Dust una realtà virtuale unica nel suo genere, e trasporta i visitatori in una nuova dimensione. In questa esperienza di 24 minuti, i confini tra realtà e identità, tra pubblico e opera d’arte, si confondono. Siamo in uno spazio espositivo a 360 gradi dove si entra in un mondo che risponde alla tua presenza e ai tuoi movimenti e al tatto in tempo reale grazie all’intelligenza artificiale. In From Dust, secondo Van der Aa, l’opera diventa un viaggio profondamente personale. Quest’opera ci invita all’esplorazione della propria identità attraverso un’esperienza lirica, che si adatta a ogni visitatore, sfidando i codici tradizionali e rendendo omaggio all’essenza emotiva dell’opera. “From Dust” rappresenta uno dei potenziali futuri dell’opera e del cinema, spiega Van der Aa, in cui i paesaggi sonori elettronici si fondono con le voci ipnotiche dell’ensemble vocale Sjael, eliminando la tradizionale barriera tra spettatore e artista.
“Stiamo assistendo all’emergere di questa nuova forma narrativa, ancora definita in modo impreciso “arte immersiva”, ma va oltre il termine generico , che non rende giustizia alla diversità di linguaggi che esplorano questi territori appena aperti dalla tecnologia” ci ha ricordato il regista francese Luc Jacquet presidente della Giuria composta anche dalla musicista, regista e scrittrice americana Laurie Anderson, la performer francese Tania de Montaigne, l’artista britannica Martha Fiennes e il creatore di videogiochi giapponese Tetsuya Mizuguchi.
Quest’anno il concorso si è svolto al Carlton Hotel, trasformato per l’occasione in un centro espositivo d’avanguardia. Oltre 5.000 prenotazioni dimostranoil crescente interesse verso l’arte immersiva. La selezione ufficiale includeva 16 opere da 9 paesi: 9 in competizione, 2 fuori concorso e 5 del Focus sul Lussemburgo.
In “Lili“,Navid Khonsari (Stati Uniti Regno Unito Francia) ad esempio, lo spettatore deve posizionarsi dietro uno schermo di computer per vivere un’esperienza a metà strada tra un videogioco e un film interattivo nella pelle di un hacker che cerca di influenzare una giovane donna che vive in Iran, Lili, interpretata dall’attrice Zar Amir Ebrahimi, migliore attrice a Cannes nel 2022. Per il regista, “i videogiochi sono la forma di media più potente perché mettono le persone nei panni degli altri”.
In “TaxI“, di Yamil Rodriguez, Michael Arcos, Stephen Henderson stiamo comodamente seduto sul sedile posteriore di un vero piccolo taxi giallo, circondato da schermi che mostrano immagini di New York. L’autista di nome Joe è la voce di un’intelligenza artificiale che parla 50 lingue e chiacchiera con ogni passeggero.
Fillos do vento: a rapa del regista spag
nolo Brais Revaideria, Maria Fernanda Ordonez Moria (Spagna, Stati Uniti) ci offre un’esperienza completamente diversa. Con le cuffie e circondati da tre schermi giganti su cui viene proiettata un ‘immagine continua, ci immergiamo nel cuore di un villaggio spagnolo dove si perpetua la tradizione della “Rapa das Bestas”, in cui si sfidano uomini e cavalli in una prova di forza. Si vive la lotta.
In The Current of Being, diretto dal regista e artista immersivo Cameron Kostopoulos, siamo immersi nella vicenda personale di Carolyn Mercer, una donna transgender. Dieci anni, fa è stata sottoposta a una “conversion therapy” tramite elettroshock nel tentativo di dissuaderla a cambiare sesso. Un argomento scottante in un momento in cui la “ conversion therapy” è ancora praticata in molti stati degli Stati Uniti e anche in Europa.
Queste innovazioni spettacolari rappresentano una sorta di rivoluzione. Le abbiamo testate. E’ come se tornassimo alle origini quando, alla fine dell’Ottocento, il cinema si presentava come un’attrazione, che ha fatto urlare coloro che pensavano di essere rimasti intrappolati sotto un treno in entrata nella stazione della Ciotat. Abbiamo vissuto con stupore certamente qualcosa di nuovo, come un rinnovamento. Tuttavia, rimane una sfida per lo sviluppo di questo cinema immersivo in termine di modello economico vista l’assenza di sale dedicate. Il business del cinema tradizionale si basa ancora oggi su un’industria che dipende dal numero degli spettatori. Al momento le opere immersive si trovano nei musei. Quando ci saranno sale e sistemi che possano consentirne la produzione in serie, essenziale per un’economia vitale?

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