Un concerto indimenticabile. Riccardo Muti e i Berliner Philharmoniker: inaugurazione Bologna Festival
Venerdì 2 maggio è stata inaugurata la 44° edizione della stagione “Bologna Festival 2025” con uno strepitoso concerto dalla Berliner Philharmoniker sotto la direzione del maestro Riccardo Muti.
Dopo 74 anni l’orchestra più famosa al mondo ha fatto il suo ritorno a Bologna. Un incontro e un dialogo musicale tra Italia e Germania.
La sera apre con l’Ouverture del Guillaume Tell di Gioachino Rossini seguita dai Ballabili, detti anche Le quattro stagioni, del terzo atto dal grand-opéra I vespri siciliani di Giuseppe Verdi. Dopo l’intervallo, per concludere l’evento, la Sinfonia n.2 op. 73 in Re maggiore di Johannes Brahms. Un programma musicale nel quale le primi parti dell’orchestra hanno un grande sfogo.
L’attacco del violoncellista solista nell’Ouverture di Rossini crea subito un’atmosfera magica in sala. Un’esecuzione di dialoghi tra archi e fiati, la bellissima melodia nel corno inglese che porta verso la trionfale marcia finale. La bravura di ogni singolo musicista è palpabile.
Pura energia, un’immensa sonorità, un’orchestra impeccabile
Ne Le quattro stagioni Giuseppe Verdi descrive perfettamente le caratteristiche di ciascuna stagione con i propri tempi, timbri e ritmi creando un poema coreografico. Un’esigenza francese di inserire nella grand-opéra una parte danzante.
Johannes Brahms compone la Seconda Sinfonia in quattro movimenti nell’estate del 1877 durante il suo soggiorno in Carinzia, in un tempo relativamente breve. E’ una sinfonia delicata e sognante.
La gestualità della direzione del Maestro Muti attira l’attenzione; è come se il Maestro disegnasse il fraseggio melodico con il braccio e ogni dettaglio con le mani.
Applausi interminabili e scroscianti, standing ovation
Il pubblico era in un delirio collettivo e non smetteva di applaudire. Circa 4000 spettatori hanno goduto di un concerto indimenticabile, un concerto incantevole.
Il Maestro Riccardo Muti conclude l’evento dicendo che: <Si parla sempre dell’economia d’Europa per portare il pane a casa ma la musica è il pane dell’anima. Questa filarmonica è uno degli esempi di cultura Europea>.
L’orchestra infatti riflette anche nella sua formazione una realta europea aperta, multi-etnica e con tante nazionalità diverse. Una varietà che fa unione.
Il maestro continua citando Sant’Agostino: <Cantare amantis est>, cioè cantare è proprio delle persone che sanno amare, mentre Cassiodoro ammoniva che <Se continueremo a commettere ingiustizia ed ad ammazzarci tra di noi, Dio ci lascerà senza musica>, per sottolineare l’importanza e la forza particolare della musica.
Personalmente considero il Maestro Muti come un ambasciatore italiano della cultura e della pace.

Lo spazio PalaDozza
Per accontentare i numerosi ascoltatori è stato scelto lo spazio PalaDozza, un luogo non comune per un concerto sinfonico. Per questa occasione e per ottimizzare l’acustica e l’ascolto è stata installata una camera acustica particolare, trasformando lo spazio in una sala da concerto.
Maddalena da Lisca, Sovrintendente e Direttore Artistico di “Bologna Festival” dopo aver ringraziato l’orchestra Berliner Philharmoniker, il Maestro Muti e il project sponsor Illumia continua dicendo: <Aprire il nostro festival in questo modo è un sogno>.
Francesco Bernardi, fondatore di Illumia, dice: <La bellezza è il motore autentico della cultura e dell’arte>, aggiungendo che gli incassi della serata saranno devoluti a favore dell’Associazione Nazionale Tumori (ANT), Fondazione Policlinico Sant’Orsola e all’Associazione La Mongolfiera odv.
E’ difficile descrivere l’emozione che ho vissuto durante questo concerto indimenticabile. Vedere circa 4000 persone collettivamente gioiose e allegre, vivere un’ondata di energia ed entusiasmo in un concerto di musica classica non è di tutti i giorni.
In fondo la musica è la forma d’arte più misteriosa; si tratta di comunicazione di emozioni attraverso dei suoni, cioè attraverso l’aria che vibra, qualcosa di non visibile, ma che c’è eccome…
©Cécile Prakken, maggio 2025 — Fotografo: © Stephan Rabold

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