Un francobollo per Enzo Jannacci: “Quelli che…” lasciano un segno per sempre. E una serata speciale a Milano

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Un francobollo per Enzo Jannacci

— di Paolo Brambilla — 

Certe date non passano mai inosservate. E se è vero, come cantava lui, che “ci vuole orecchio”, oggi ci vuole anche un po’ di cuore per celebrare come si deve Enzo Jannacci, nato il 3 giugno del 1935. A dodici anni dalla sua scomparsa e nel giorno in cui avrebbe compiuto novant’anni, l’Italia gli dedica un omaggio su misura: un francobollo commemorativo che ritrae il volto inconfondibile del cantautore, medico, attore, poeta urbano e irripetibile figura della cultura milanese.

Un piccolo rettangolo d’inchiostro che racchiude mezzo secolo di poesia in vernacolo e malinconia surreale, quella di chi sapeva raccontare “gli ultimi” senza retorica, ma con un’ironia tagliente e una delicatezza che oggi mancano a tutti noi. Sulla vignetta postale campeggia l’immagine tratta dalla copertina del suo diciottesimo album, L’uomo a metà (2003): lo sguardo obliquo, la cravatta storta, il sorriso che sa di tragedia e comicità insieme. Enzo “Faceva il palo nella banda dell’Ortica”, ma anche il cardiochirurgo.

Milano nel cuore, tutta l’Italia più genuina nelle parole

Il francobollo è disponibile con annullo speciale proprio a Milano, la città che Jannacci ha amato e raccontato come pochi altri. Le sue canzoni, intrise di dialetto e umanità, sono diventate cartoline sonore di un’epoca che non tornerà: “El portava i scarp del tennis”, ma era capace di camminare tra le anime della gente. Dal boom economico alle periferie dimenticate, dalle osterie agli ospedali dove le sua professione di medico sapeva esprimersi con la stessa umanità, la sua voce si è fatta cronaca, teatro, confessione.

Nel bollettino postale illustrativo allegato alla prima emissione del francobollo a lui dedicato, si celebra tutta la sua parabola: oltre cinquant’anni di carriera tra dischi, palchi e sale operatorie, collaborazioni storiche con Giorgio Gaber e Adriano Celentano, incursioni nel cabaret, nel cinema e nella satira.

“Quelli che…” (e qui basta l’incipit per capire) erano i suoi personaggi, ma anche i nostri vicini di casa, noi stessi. Con quell’umorismo che accarezzava senza sconti, Jannacci ha saputo cantare la solitudine, la marginalità e la bellezza imprevista della vita fuori dai riflettori.

Un francobollo è per sempre

Non è solo un piccolo oggetto da collezione: questo francobollo è un invito a riascoltare, a riscoprire, a capire che c’è stato un tempo in cui la musica sapeva anche pensare. In cui il dolore e il riso andavano a braccetto, e in cui un medico poteva anche salire su un palco a raccontare la verità degli altri, con la voce rotta ma lucida.

Come direbbe lui: “Parlare con me è inutile se non capisci i poveri cristi.” Ecco, forse oggi – tra selfie e post – mancava solo un francobollo per ricordarci che l’arte vera resta. Attaccata al cuore.

Serata speciale a Milano

Tributo “Enzo Jannacci” con ospiti
Milano, domenica 8 giugno, ore 19.30
Piccolo Teatro – Ingresso gratuito

Una breve intervista immaginaria a Enzo Jannacci … “L’uomo a metà”

Ho avuto la fortuna di conoscere Enzo da vicino in tutti questi anni; lui e mio fratello Gianni avevano sposato due sorelle, erano cognati. Enzo quindi per me era uno di famiglia, lo vedevo più a casa che a teatro, penso di poter immaginare che cosa mi direbbe anche oggi se potessi intervistarlo con il pensiero.

Caro Enzo, oggi ti dedicano un francobollo. Che cosa ne pensi?
“Eh, l’importante è esagerare. Mi piace l’idea. È un modo gentile per dire che sono ancora lì, in giro da qualche parte. Magari tra una buca delle lettere e una cabina telefonica sparita.”

Hai raccontato Milano come nessun altro. Dove saresti oggi se tu fossi ancora tra noi?
“A vedere ‘la mia gente, quella che non ce la fa, che fa finta di niente’. Quelli che stanno ancora seduti al bar, a guardare la nebbia che non c’è più. Quelli che non hanno mai avuto voce. Io ho solo provato a dargliela, anche se faceva ridere.”

Hai mai avuto paura di sembrare troppo comico o troppo triste?
“Io ho sempre fatto ‘il palo nella banda dell’Ortica’, ma con il camice da medico. L’umorismo non è per far ridere, è per far pensare. La malinconia è il trucco per raccontare le cose che fanno male senza lacerarle troppo.”

C’è una canzone che ti somiglia più di tutte?
“Forse l’Armando. Perché l’Armando c’ha il cuore che batte piano, ma batte. E guarda gli altri, senza giudicare. Come tutti i miei personaggi: gente semplice, ma vera. A metà, come me.”

Che cosa diresti oggi ai giovani artisti?
“Stateci dentro, ma con il cuore soprattutto. E ricordatevi che ‘ci vuole orecchio’… ma anche dignità, e un po’ di tenerezza.”

Enzo Jannacci: le tappe di una carriera fuori dal coro

Dall’ospedale al palcoscenico, sempre con un piede nella realtà e l’altro nel sogno

1935 – Nasce a Milano
Enzo Jannacci nasce il 3 giugno. Figlio della Milano che lavora, cresce tra l’ironia della strada e il rigore degli studi.

1956 – Laurea in medicina
Si laurea in medicina e si specializza in cardiochirurgia. La sua doppia identità – medico e artista – sarà il filo conduttore di tutta la sua vita.

1959 – Inizia la carriera musicale
Fonda il duo “I Due Corsari” con Giorgio Gaber: ironia e ritmo, in piena epoca rock & roll. È tra i primi a portare il genere in Italia.

1964 – “El portava i scarp del tennis”
La canzone che lo consacra come poeta degli ultimi. Nasce il Jannacci “cantautore sociale”, ironico e straziante.

Anni ’70 – Il teatro-canzone
Collabora con Dario Fo e continua la sperimentazione tra musica, teatro e cabaret. Milano è il suo laboratorio vivente.

1980 – Ritorno alla medicina
Continua a esercitare come medico ospedaliero, alternando l’attività clinica alle tournée. Per lui “curare è come scrivere canzoni”.

1989 – Sanremo con “Se me lo dicevi prima”
Porta sul palco dell’Ariston una toccante canzone sull’AIDS. È uno dei pochi artisti a trattare il tema con rispetto e sensibilità.

2003 – “L’uomo a metà”
Pubblica il suo diciottesimo album. Una riflessione intensa sul tempo che passa e sul bisogno di restare umani.

2013 – Addio a un gigante
Muore a Milano il 29 marzo. L’Italia perde uno dei suoi artisti più sinceri, un funambolo dell’anima che “rideva per non piangere”.

2025 – Il francobollo commemorativo
Nel giorno del suo novantesimo compleanno, Poste Italiane gli dedica un francobollo: piccolo, ma eterno. Come certi versi che non si dimenticano.