Listini europei in rosso dopo i nuovi crolli in Asia

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Chiusura anticipata degli scambi per le borse cinesi, e nuovi limiti per le vendite dei grandi investitori. Inizio di seduta pesante per Milano, Francoforte, Londra e Parigi

 
Le vicissitudini delle borse asiatiche, e cinesi in particolare, continuano a far sentire i loro effetti sui mercati internazionali, in questo burrascoso inizio d’anno. Per la seconda volta in una settimana, a Shanghai e Shenzen, che stavano perdendo l’una il 7%, l’altra l’8,5%, è scattato il blocco automatico delle contrattazioni. A Tokyo la borsa ha chiuso in calo del 2,33%.

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Un’altra notizia giunta dalla Cina preoccupa gli investitori: nel tentativo di sostenere l’export delle aziende locali, la Banca centrale cinese ha deciso di svalutare ancora lo yuan dello 0,51% nei confronti del dollaro, portando il cambio al livello più basso dal 2011. Una decisione che viene letta come l’ammissione di difficoltà ancora maggiori per l’economia cinese.

L’autorità di controllo della borsa cinese ha annunciato inoltre nuove misure per limitare la libertà di vendita dei titoli del grandi azionisti cinesi (quelli che possiedono oltre il 5% di un’azienda): a partire da sabato, potranno vendere fino a un massimo dell’1% del totale delle azioni di un’unica società; entro questo tetto, ie vendite dovranno avvenire nell’arco di tre mesi, e dovranno essere annunciate al mercato le loro decisioni con almeno 15 giorni di anticipo. 

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In questo modo l’authority prolunga in parte il provvedimento adottato lo scorso luglio e che scade l’8 gennaio, che ha introdotto il diviedto assoluto di vendita per i grandi azionisti: alla base dei crolli dei primi giorni dell’anno c’era anche il timore che, non appena terminato il divieto, si scatenassero le vendite.

Le borse europee hanno aperto tutte in pesante ribasso. A mezz’ora dall’avvio degli scambi piazza Affari cede oltre il 2%. Intorno al 2% anche il calo di Londra, mentre Parigi cede il 2,6% e Francoforte il 3%. Ieri sera anche Wall Street ha chiuso la seduta in rosso: il Dow Jones a meno 1,5%, l’S&P 500 a meno 1,3%. Per la prima volta da metà ottobre i due indici hanno chiuso sotto le rispettive soglie psicologiche, 17 mila punti per il Dj e 2 mila punti per l’S&P 500.Per il Nasdaq il calo è stato dell’1,1%.

Sullo sfondo restano poi la crisi innestata dalla Corea del Nord, dopo l’annuncio di aver fatto esplodere una bomba a idrogeno, e la tensione fra Iran e Arabia Saudita.

E mentre il petrolio cede ancora terreno (sia Brent sia Wti viaggiano al di sotto dei 33 dollari al barile, lasciando intravvedere il possibile superamento al ribasso della soglia dei 30 dollari), la Banca Mondiale ha rivisto le sue stime sulla crescita globale: quest’anno il Pil crescerà del 2,9%, lo 0,4% in meno rispetto alla precedente previsione.