Capital Group: opportunità selezionate nelle obbligazioni locali dei mercati di frontiera
Generalmente, i mercati di frontiera sono economie di mercati emergenti (ME) meno sviluppate, con rating creditizi spesso inferiori all’investment grade. Normalmente, questi mercati hanno infrastrutture sottosviluppate ed evidenziano performance deboli in base a una serie di indicatori sociali. In molti casi, i loro mercati obbligazionari hanno dimensioni inferiori, presentano numerose limitazioni per gli investitori stranieri (incluso un maggior rischio di controllo sui capitali) e di solito non offrono gli stessi livelli di liquidità dei ME più consolidati. Tra gli esempi possiamo citare Kenya, Pakistan e Ghana.
La categoria comprende anche alcuni “fallen angel”, ovvero mercati che, in passato, figuravano tra i ME primari, ma che hanno perso il loro status di ME core a causa di crisi economiche o di problemi legati alla negoziazione delle loro obbligazioni in valuta locale, inclusi problemi di rimpatrio dei fondi, replicazione dell’indice o liquidità. Paesi come Egitto e Nigeria, in passato inclusi negli indici GBI-EM di JPMorgan, sono stati rimossi per vari motivi; l’Egitto, in particolare, è stato escluso all’inizio di quest’anno.
Le svolte politiche rendono alcuni mercati di frontiera selezionati interessanti
Recentemente, dopo lunghi periodi di squilibri economici, alcuni paesi di frontiera, tra cui Turchia, Egitto e Nigeria, hanno adottato politiche monetarie più restrittive ed effettuato adeguamenti dei tassi di cambio, che hanno determinato una significativa stabilizzazione dell’economia.
La Turchia ha adeguato i tassi di cambio a giugno 2023, dopo un periodo di sostanziale politica monetaria non convenzionale. Le elezioni presidenziali e parlamentari del maggio 2023 hanno consentito la formazione di una nuova squadra economica che ha anticipato la stretta monetaria per colmare il vuoto di credibilità. Pur rimanendo significative (a causa di consumi e importazioni ancora elevati), le pressioni inflazionistiche dovrebbero attenuarsi a seguito dell’adozione delle attuali politiche monetarie restrittive. Le riforme dovrebbero, inoltre, sostenere la domanda interna di valuta locale e il ribilanciamento macroeconomico dell’economia (rallentamento della crescita del credito, riduzione del deficit delle partite correnti). Terminato il periodo elettorale, riteniamo che vi sia la ragionevole possibilità di sostenere questo passaggio verso politiche economiche più ortodosse. Un eventuale indebolimento della valuta rispetto agli attuali livelli dovrebbe essere adeguatamente compensato dai tassi di interesse elevati.
Analogamente, in Nigeria abbiamo assistito a significativi cambiamenti sul fronte della politica monetaria e dei tassi di cambio dopo le elezioni del 2023. Oltre ad aumentare i tassi di riferimento e i requisiti di riserva di liquidità delle banche, la banca centrale ha svalutato la NGN due volte. Nonostante il lieve apprezzamento registrato da allora, la divisa rimane ampiamente sottovalutata in base a numerosi parametri relativi ai tassi di cambio effettivi reali, evidenziando un potenziale di rivalutazione nominale. La combinazione di cambiamenti di politica monetaria e fiscale dovrebbe attirare nuovi flussi di capitali, soprattutto adesso che i tassi di interesse reali sono entrati in territorio positivo. Nel contempo, la produzione petrolifera in Nigeria sta aumentando rispetto ai precedenti livelli estremamente bassi e ciò dovrebbe contribuire alla ricostituzione delle riserve in valuta estera.
L’Egitto ha seguito un percorso simile alla Nigeria, ma, in questo caso, il cambio di politica è riconducibile alle prospettive di significativi investimenti diretti esteri (IDE) e finanziamenti del FMI piuttosto che a un cambio di governo. Come Nigeria e Turchia, anche l’Egitto ha adeguato la politica monetaria e dei tassi di cambio, svalutando la sterlina egiziana del 50% circa e aumentando i tassi di 600 punti base (pb) a marzo, portando così il tasso di riferimento reale in territorio positivo. L’accordo strategico siglato tra EAU ed Egitto per lo sviluppo dell’area della costa settentrionale di quest’ultimo ha prodotto un investimento estremamente significativo, che ha consentito all’Egitto di raccogliere una quantità elevata di valuta estera, riducendo il rischio di finanziamento esterno e la dipendenza dagli afflussi in portafoglio.
Fattori di sostegno per i mercati locali di frontiera
Guardando al futuro, numerosi fattori sostengono l’asset class nel suo complesso:
- Generalmente i mercati di frontiera sono meno correlati con i mercati globali. Generalmente, i mercati di frontiera hanno una bassa correlazione con i MS e i ME, oltre che con gli altri mercati di frontiera. Ciò è dovuto, in parte, al fatto che sono posseduti per lo più da investitori domestici (piuttosto che globali) e generalmente non sono detenuti passivamente, e, in parte, al fatto che presentano livelli di indebitamento inferiori (e sono quindi meno correlati con le valute globali e le oscillazioni dei tassi d’interesse) e sono di norma meno coinvolti negli scambi commerciali globali.
- I buffer esterni dei mercati di frontiera stanno crescendo. Molti mercati di frontiera hanno creato le loro riserve esterne negli ultimi mesi, grazie al miglioramento dei saldi delle partite correnti (in parte favorito dai prezzi delle materie prime) e dell’accesso ai finanziamenti esterni, sia commerciali che ufficiali.
- Le valutazioni dovrebbero diventare più interessanti. Attualmente i mercati di frontiera beneficiano di rendimenti relativamente elevati, dovuti all’aumento dei tassi di interesse effettuato dai decisori politici sia per attirare capitali esteri sia per tenere sotto controllo l’inflazione. Pur rimanendo bassi o negativi in termini reali in molti mercati di frontiera, in futuro i tassi di interesse dovrebbero essere positivi, a fronte del processo di disinflazione in corso in molti di questi paesi, e risulteranno più interessanti rispetto a quelli dei ME e dei MS quando le banche centrali globali avranno compiuto maggiori progressi nei cicli di tagli. Molte valute di frontiera si erano rivelate poco interessanti nell’era COVID, quando i tassi di cambio gestiti non erano rettificati per tenere conto delle maggiori pressioni inflazionistiche. Da allora, diversi paesi hanno consentito un adeguamento delle loro valute e hanno aumentato i tassi di riferimento, e ciò dovrebbe sostenere le divise.
Conclusioni
I mercati di frontiera hanno subito una serie di shock, che, in molti casi, hanno causato difficoltà sui mercati finanziari. A nostro avviso, alcuni mercati locali selezionati, il cui scenario macroeconomico fondamentale ha registrato un miglioramento grazie ai recenti cambiamenti politici, offrono opportunità. Le prospettive per l’asset class appaiono favorevoli, a fronte di rendimenti da diversificazione/non correlati, migliori buffer esterni e miglioramento delle valutazioni; tuttavia, raccomandiamo agli investitori di effettuare un’analisi approfondita e dettagliata di ciascun paese, poiché le differenze sono ancora significative.

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