Arte come investimento. La storia della Galleria Deodato Arte a Milano. Una realtà di spicco nel panorama dell’arte contemporanea
La crescita del valore dell’arte contemporanea dal 2000 al 2024 è stata straordinaria, con un incremento di oltre il 2.200% secondo il Contemporary Art Market Report 2024 di Artprice . Questo dato evidenzia come l’arte contemporanea sia diventata una delle categorie più dinamiche e redditizie del mercato artistico globale. Il rapporto completo di Artprice, che analizza le tendenze e le performance del mercato dell’arte contemporanea è a queto link The Contemporary Art Market Report 2024 – Artprice Questo documento fornisce una panoramica dettagliata delle vendite all’asta, dei principali artisti e delle evoluzioni del mercato.

Il grafico mostra chiaramente la differenza nella crescita di valore tra l’arte contemporanea e, ad esempio, quella del XIX secolo dal 2000 al 2024: la prima ha avuto un’impennata del +2200%, mentre la seconda è cresciuta più moderatamente, con un incremento stimato del +140%.

La storia della galleria d’arte Deodato a Milano
La Galleria Deodato Arte è una realtà di spicco nel panorama dell’arte contemporanea, con una particolare attenzione alla Pop e Street Art. Fondata nel 2010 a Milano da Deodato Salafia (per tutti semplicemente “Deodato”) informatico e pensatore, la galleria si è distinta per la sua filosofia di trasparenza e accessibilità, rendendo l’arte fruibile a un pubblico ampio e diversificato. Deodato ha aperto la prima sede della galleria nel 2010, spinto dalla passione per l’arte e dalla volontà di superare l’elitarismo tradizionalmente associato al mondo artistico. La galleria si propone di avvicinare l’arte al grande pubblico, offrendo opere con prezzi esposti e accessibili, e promuovendo un ambiente inclusivo per collezionisti esperti e neofiti.
Nel corso degli anni, Deodato Arte ha ampliato la sua presenza con sedi in diverse città italiane ed europee, tra cui Roma, Padova, Pietrasanta, Courmayeur, St. Moritz. Nel 2020, la galleria ha acquisito la Wunderkammern Gallery, consolidando la sua posizione nel settore della Street Art . Nel 2022, ha lanciato il Metaverso Deodato Arte, uno spazio virtuale innovativo accessibile da qualsiasi dispositivo, in collaborazione con LIEU.city.
A Milano, Deodato Arte dispone di due sedi principali: Via Santa Marta, 6, situata nel quartiere delle Cinque Vie, a pochi passi dal Duomo, in una delle zone più antiche e culturalmente ricche della città. una realtà di spicco nel panorama dell’arte contemporanea. Via Nerino, 1, anch’essa nel cuore di Milano, vicino a via Torino, una delle principali vie dello shopping, e a breve distanza da Piazza Cordusio.
Artisti e mostre
La galleria ha ospitato opere di artisti di fama internazionale come Mr. Brainwash, Romero Britto, Damien Hirst, Keith Haring e Salvador Dalì. Ha organizzato mostre di rilievo, tra cui “Milan is Beautiful” di Mr. Brainwash (Thierry Guetta) e “A Hero Never Dies” di José Molina. Anche il fotografo Marco Glaviano ha organizzato recentemente un’importante retrospettiva delle sue opere.
Presenza digitale. Deodato Arte è pioniera nell’adozione di tecnologie digitali nel settore. Oltre al Metaverso, la galleria gestisce un e-commerce multilingue con oltre 3.000 opere disponibili, offrendo spedizioni internazionali e consulenze personalizzate a distanza. Per ulteriori informazioni, è possibile visitare il sito ufficiale della galleria: www.deodato.com
Intervista a “Deodato”
Partiamo dall’inizio: qual è stata la scintilla che ti ha spinto a fondare una realtà focalizzata sull’arte contemporanea, con particolare attenzione a street e pop art?
La prima scintilla è avvenuta quando ho acquistato la mia prima casa. Prima dei mobili e di tutto ciò che ci avrei potuto mettere dentro, avevo bisogno di mettere finestre verso il mondo, esattamente così vedevo le opere d’arte. Poi mi sono accorto che questa mia intuizione era latente in tante persone, quindi, da privato, mi sono ritrovato a “risvegliare” molti amici, che hanno, grazie al mio esempio, cominciato ad acquistare opere d’arte. Infine, dopo 10 anni dal primo acquisto di un’opera d’arte, ho aperto la prima galleria d’arte. La street art l’ho incontrata fin dall’inizio, mi ha attirato la sua attinenza con la contemporaneità e mi affascinò subito Banksy. La pop art mi ha interessato per la sua valenza concettuale, ai paesaggi toscani, ho affiancato le icone pop di Mr Brainwash ed altri artisti, ho adorato il gioco concettuale ed il gusto estetico.
Street e pop art sono linguaggi visivi profondamente radicati nel presente. Qual è, secondo te, il loro ruolo oggi nel panorama culturale globale?
Vedo queste due correnti come un collante tra il mondo reale e il mondo concettuale. Sono dei punti di ingresso. Sono correnti vicine alla vita quotidiana e creano un ponte tra ciò che è definita “estetica diffusa”, ovvero la bellezza delle cose comuni, con l’arte concettuale, ovvero il riconoscimento di valore nel pensiero che l’oggetto artistico suscita. Dietro la pop art, che vede come principale protagonista Andy Warhol, vi è da una parte ciò che Arthur Danto definisce “la fine dell’arte” e dall’altra esattamente nella direzione opposta, l’inizio di una nuova storia per l’arte, popolare, appunto. La street art ha permesso ad artisti che non erano nel sistema dell’arte di farsi notare. Se non potevano entrare nei musei e nelle gallerie…sono semplicemente rimasti in strada, trasformandola, ritengo geniale questo processo naturale.
Come scegliete i giovani artisti da rappresentare o sostenere? Quali sono i criteri – estetici, culturali, di potenziale – che guidano la vostra selezione?
Ci sono molti artisti bravi. Il processo invero non è strutturato in operatori che “scelgono”, come si fa in un super market, gli artisti. Piuttosto avvengono tutti i giorni incontri, spesso tali incontri sono generativi e portano a collaborazioni. Noi tendiamo ad avere collaborazioni strutturate e durature, quindi guardiamo il lato umano come primo aspetto della persona. Da un punto di vista estetico…invero ci dobbiamo emozionare, è molto più semplice di quel che sembri. Certo anche la parte economica è fondamentale, accogliere un artista in galleria è una responsabilità enorme e richiede un grosso impegno anche da un punto di vista economico e finanziario.
Si parla spesso di “arte come investimento”. In che modo la vostra realtà accompagna i collezionisti, anche nuovi, nel capire il valore economico (oltre che culturale) dell’arte contemporanea?
Noi per primi investiamo negli artisti, noi per primi facciamo all-in. L’arte non cresce di valore perché qualcuno fa alchimie, l’arte cresce di valore solo per due semplici regole: la prima, qualcuno fa all-in, e noi lo facciamo; secondo, le opere sono così belle ed emozionanti che chi le ha acquisite, pur crescendo molto in valore, vorrà mai più venderle. Spesso nel vendere un’opera, come gallerista, noto una parte di me che spera che infine non si venda; questo paradosso avviene perché come operatori scegliamo opere che amiamo per primi. Con queste due premesse le opere salgono di valore, ma questo non dovrebbe essere, ed infatti di norma non è, il motivo per cui andrebbero acquistate.
Secondo te, oggi è ancora possibile scoprire “nuovi talenti” che possano crescere nel tempo anche dal punto di vista del mercato? Cosa rende un artista oggi “promettente”?
Le opere d’arte non sono aziende che generano dividendi economici, piuttosto sono entità che generano dividendi emotivi. La loro crescita in valore economico avviene in modo accidentale ed è frutto di questa caratteristica unica. Mentre si può decidere di vendere una azione in borsa perché si ritiene soddisfacente la crescita economica, raramente si vende un’opera d’arte in cambio di soldi, perché il danno che si percepisce è su un piano totalmente altro rispetto al tema economico. La crescita economica di un’opera d’arte è la misurazione approssimata più vicina al danno emotivo che si crea in chi la potrebbe vendere, ogni opera d’arte dovrebbe, idealmente, costare infinito. Le opere crescono in valore perché la percezione di questo danno è crescente man mano che l’artista sviluppa il suo stroytelling. Per valutare la promessa di un artista va interpolata la sua storia e va osservato chi lo sostiene.

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