Cannes 2025: Il mondo del cinema affronta i temi caldi del momento: Ucraina, Gaza, Palestina e libertà creativa della rivoluzionaria “Nouvelle Vague”

Laura Damiola -

I temi caldi del momento: i conflitti in Ucraina, a Gaza, in Palestina e la libertà creativa della rivoluzionaria “Nouvelle Vague”.

di Laura Damiola

I primi giorni della 78 esima edizione del Festival ci hanno portato nell’inferno della attualità della guerra con tre documentari.

Il primo film, è biografico su Volodyyr Zelensky, ne ripercorre l’adolescenza, non politica, come attore di Stand-Up comedy, la crescita come attore e infine l’approdo alla presidenza dell’Ucraina, nel momento più difficile della sua storia.

Due documentari ci hanno portato in prima linea ci hanno fatto riflettere sulla guerra in corso e sulle dure conseguenze. Uno immersivo e viscerale, “2000 metri da Andriivka”. Lo ha realizzato il regista premio Oscar di “20 giorni a Mariupol”, Mstyslav Chernov, che si è unito ai soldati in prima linea mentre avanzano attraverso una stretta striscia di terra definita foresta carbonizzata, fiancheggiata dai campi minati, nel tentativo di liberare il villaggio di Andriivka. Una testimonianza sulla devastazione dell’Ucraina e sugli sforzi ucraini di riconquistare i loro territori.

Notre guerre” filmato tra febbraio e aprile 2025. È un reportage che ci porta direttamente sui fronti di Pokrovsk e Soumy nell’Ucraina orientale, filmando la vita quotidiana degli abitanti bombardati dalle forze russe, che terrorizzano i civili. Sul palco patrioti ucraini con la loro bandiera e anche un gruppo di soldati in divisa e appartenenti a un plotone speciale di combattimento.

E i soldati ucraini li abbiamo ritrovati ancora sul red carpet del documentario, sulla vita del leggendario Bono, rock star degli U2, che ha accompagnato il suo “Stories of Surrender“. Lo schivo artista irlandese, si è messo a nudo e ha svelato la sua vita straordinaria.  Il documentario rigorosamente  in bianco e nero, autobiografico e intimo diretto dal regista australiano neozelandese, Andrew Dominik, parla di fede, della sua famiglia che lo ha ispirato,  dei difficili rapporti con il padre, della morte prematura della madre  per aneurisma. delle sue debolezze, di pace, in un mondo sotto tensione e tanti momenti di musica con le sue canzoni che danno sempre emozioni.

L’orrore di Gaza

Il dramma di Gaza viene vissuto attraverso lo sguardo della fotografa Fatima Hassouna. Nella cerimonia di apertura la presidente Juliette Binoche ha reso omaggio alla fotoreporter palestinese Fatima Hassouna, uccisa da un bombardamento israeliano a Gaza a metà aprile, dopo aver saputo il giorno prima che il suo documentario ‘Put Your Soul on Your Hand and Walk?proiettato sulla Croisette, in competizione in Acid, la sezione parallela del Festival di Cannes, che presenta ogni anno opere audaci e coraggiose «Fatma avrebbe dovuto essere qui con noi stasera» ha detto, commossa, Juliette Binoche. «L’arte rimane. È la testimonianza potente delle nostre vite, dei nostri sogni».  Il nuovo documentario della regista iraniana  Sepideh Farsi, nota e riconosciuta per il suo lavoro, sui conflitti nel suo Paese d’origine (Teheran),ci porta tra le rovine, dove il tempo sembra essersi fermato, nelle strade deserte per la paura di un cecchino. In un luogo dove (“Ogni secondo in cui cammini per strada, metti l’anima in mano e cammini”), sotto i bombardamenti giorno e notte. L’ audio  è agghiacciante), il sorriso di Fatem Hassouna illumina lo schermo, trasportata dal desiderio di restare per aiutare la “sua” Gaza, e di testimoniare scattando foto suggestive, proiettate nel documentario.

“Ho la speranza di vivere la vita che desidero. Devo continuare a documentare, così da poter raccontare ai miei figli cosa ho vissuto e a cosa sono sopravvissuta.” È con queste parole piene di speranza e resilienza che si conclude Put Your Soul on your Hand and Walk.

Nel giorno di apertura del Festival di Cannes, centinaia di grandi nomi del cinema hanno chiesto la fine dei massacri a Gaza. Era appena prima della triste realtà e attualità di oggi.

Dalle tenebre alla luce con la pepita del Festival “Nouvelle Vague” di Richard Linklater –

Il Cinema è testimone di venti di guerra nel mondo, ma ci ha dato leggerezza scrivendo la sua lettera d’amore ai cinefili con il film “Nouvelle Vague” . Il  film è  firmato dal regista texano Richard Linklater corre nella  selezione ufficiale per la Palma d’oro. Ha ricevuto interminabili applausi.

“Questa la storia di Godard mentre gira ‘Fino all’ultimo respiro’, pensata nello stile e lo spirito dello stesso Godard. Richard Linklater è il regista sperimentatore per eccellenza.  Un regista chiaramente cinefilo visto che ha dedicato a questo periodo cinematografico francese, prosecutore del neorealismo italiano, una sorta di macchina del tempo, per rievocare, attraverso un racconto accurato, tutti i retroscena di “Fino all’ultimo respiro” del 1959, adottando anche lo stesso formato del film originale, dunque in bianco e nero.  Nel film scopriamo i rapporti burrascosi di Godard con il produttore Georges de Beauregard, la lotta fra le loro idee che non era  non solo verbale. Godard si guadagna il film e poi lo condivide con la piccola troupe e la ridotta squadra tecnica, è la prima rivoluzione: uscire dal sistema. In questo vero e proprio omaggio alla Nouvelle Vague  francese, in concorso ufficiale, oltre al già citato Godard, troviamo: Jean Cocteau, Robert Bresson, Roberto Rossellini, Jean-Pierre Melville, Eric Rohmer e Jacques Rivette. E proprio a Roberto Rossellini il film fa un vero e proprio omaggio in una scena in cui a Parigi il regista italiano fa una lezione a dei giovani cineasti che lo chiamano con vero rispetto: “padre del cinema”. “Nouvelle Vague è la storia di una rivoluzione personale del cinema guidata da un uomo, e di tutte le persone che lo circondano”, ha detto il regista americano che fedele a questa sua ossessione rivisita anche formalmente questo movimento cinematografico appropriandosi filologicamente dei suoi codici tra cui: montaggio ellittico, bianco e nero, rotture di tono e telecamera sulla spalla. Non è un film nostalgico e il regista cerca di ripensare l cinema contemporaneo e cercando di trovare attraverso le contraddizioni del passato un nuovo slancio.