Germania. Estrazione e combustione sempre più intensa di carbone e lignite. Un bel pericolo per l’ambiente
I livelli di inquinamento in nord Europa stanno raggiungendo valori inaspettati. Questa escalation, certamente difficile da contrastare, ha un particolare significato per i cittadini tedeschi, ma anche per i loro vicini europei, che non solo soffrono delle emissioni record di CO² della Germania (da 3 a cinque volte quelle della Francia, ad esempio), ma anche dell’inquinamento atmosferico velenoso generato dall’estrazione e dalla combustione sempre più intensa di carbone e lignite, appunto in Germania.
E’ urgente per la Germania rivedere la sua politica energetica altamente dannosa e smettere di cercare di impedire lo sviluppo di altre opzioni molto più rispettose del clima e molto meno inquinanti, come quelle previste e progettate da altri Stati membri dell’UE. Questo tipo di atteggiamento green che in teoria parla di migliorie ma in pratica non le attua, mostra ancora una volta come il greenwashing stia invadendo l’intero settore degli investimenti. Un esempio per tutti: RWE, che ha preso a smantellare i siti che erano stati realizzati per potenziare le capacità di produzione di energia eolica. Obiettivo? Estendere le capacità di produzione basate sul carbone. Eppure ancora RWE ottiene “rating” di investimento ambientale molto buoni, migliori di Tesla, ad esempio.
Pochi giorni fa il sito Green & Blue (La Repubblica) riportava un interessante articolo a firma di Leonardo Becchetti, professore ordinario di Economia Politica all’Università di Roma Tor Vergata ed ex-presidente del comitato etico di Banca Popolare Etica. Il suo intervento iniziava con questa considerazione: “Non è un caso che la rivoluzione green corra veloce nella finanza: capitali e imprese non possono ragionare a breve termine”.
E aggiungeva: Gli intrecci tra finanza e transizione ecologica sono molteplici. La stessa Banca Centrale Europea ha recentemente considerato che una transizione ecologica troppo lenta aumenterebbe significativamente i rischi di credito per le banche … Da anni esiste poi una finanza etica, pioniera e garibaldina, che con il voto col portafoglio del risparmio responsabile spinge le aziende verso la sostenibilità e ha indicato la strada ad altri. Dalla selezione dei titoli da inserire nell’universo investibile fino alle molte forme di azionariato attivo con le politiche di voto alle assemblee dei soci delle grandi imprese quotate i fondi d’investimento responsabili si sono conquistati spazi importanti riuscendo ad ottenere risultati che la politica non riusciva a raggiungere”.
Qualcosa non quadra
Ma se poi aziende dell’importanza di RWE smantellano “fisicamente” gli investimenti già fatti, forse qualcosa non quadra. La situazione in Europa è critica: quasi il 98% della popolazione risiede in aree con alti livelli di inquinamento atmosferico generato dalle particelle fini.
In Europa il principale problema è rappresentato dalle particelle fini, note anche come PM 2,5, che si generano da diverse fonti di combustione, tra cui motori di veicoli, impianti di produzione di energia, riscaldamento domestico a legna, incendi boschivi e processi industriali vari.
L’Organizzazione mondiale della sanità stima che ogni anno l’inquinamento da particolato fine provochi sette milioni di morti in tutto il mondo. Inoltre, l’OMS ha stabilito delle linee guida che indicano che le concentrazioni medie annuali di particolato fine non dovrebbero superare i 5 microgrammi per metro cubo (μg/m3). Tuttavia, secondo l’indagine del Guardian, solo il 2% della popolazione europea vive in aree che rispettano questi limiti, mentre quasi due terzi delle persone nel continente vivono in luoghi dove i livelli di inquinamento sono almeno il doppio di quanto raccomandato.
(immagine tratta del quotidiano Guardian)
In Italia siamo messi particolarmente male se ci riferiamo alla situazione in Pianura Padana. Ma anche nella ricca Germania la maggior parte della popolazione vive in aree dove i livelli di inquinamento superano le raccomandazioni dell’OMS. Una speranza arriva dalla Svezia, dove sono poche le aree in cui il PM 2,5 raggiunge valori superiori a quelli consigliati dall’OMS. Infatti più di un quarto dell’elettricità svedese proviene dall’energia eolica. Anche alcune aree del nord della Scozia sono tra le poche in tutta Europa a rispettare i valori consigliati dall’OMS.
Invece RWE smantella. Perché? L’eolico rende meno del carbone? Mah… e la salute dei cittadini? Concludiamo con le ultime considerazioni del prof. Leonardo Becchetti: “Non è ovviamente tutto oro quello che luccica e numerose sono le nubi all’orizzonte. Ma al di là di miopia e shortermismo che non mancano anche in una parte poco lungimirante del mondo della finanza il problema vero è e sarà quello della sostenibilità sociale della transizione. Come preconizzava Alex Langer la rivoluzione della sostenibilità ambientale si farà se sarà socialmente desiderabile. La vera sfida per i prossimi anni è identificare tutti quei percorsi win-win dove la transizione non diventa fardello sui più deboli e non mette dunque in moto anticorpi in grado di bloccarla”.