Rischio Italia in aumento?
Sul mercato obbligazionario, guardando al nostro Paese, protagonista è il BTP. Dopo una prima parte dell’anno positiva per i titoli governativi italiani, gli ultimi due mesi hanno visto lo spread BTP-Bund in sofferenza, sulla scia di un deficit per il 2023 rivisto al rialzo e una manovra di bilancio per il 2024 che non ha convinto i mercati.
Il rischio Italia sta quindi diventando un tema sempre più significativo per gli investitori internazionali che, stanno preferendo Spagna, Portogallo e Grecia al nostro Paese. E, guardando all’andamento macro e ai prossimi dati in arrivo, potrebbe essere plausibile un ulteriore peggioramento della percezione del nostro Paese su scala internazionale.
In questo contesto è opportuno fare una serie di distinzioni al momento di comporre un portafoglio obbligazionario. In primo luogo per il piccolo risparmiatore la parola d’ordine è sicuramente diversificazione: ciò significa non puntare in maniera troppo sbilanciata sui BTP ma prendere in considerazione anche altri segmenti di mercato che offrono rendimenti altrettanto interessanti a fronte di rischi di natura diversa. Si tratta quindi di comporre un portafoglio che sia esposto a titoli governativi di diversi Paesi, unitamente a titoli corporate di più settori. L’allocazione deve seguire poi le necessità del risparmiatore: ad esempio, si può guardare sia alla parte breve della curva – grazie al suo rendimento corretto per il rischio – con un’ottica di breve termine, che individuare qualche opportunità sulle parti più lunghe della curva– adottando un’ottica di più lungo periodo che possa sopportare maggiore volatilità.
Per quanto riguarda la componente corporate, questa permette di ottenere un extra rendimento in un momento come quello corrente, di economia in rallentamento ma ancora in crescita negli Stati Uniti (un po’ meno in Europa). In un’ottica più difensiva ci si può concentrare sugli investment grade e sulla parte breve. Tra i settori, alcuni appaiono più in salute di altri. Un esempio? Il segmento delle banche che, rispetto al passato, dovrebbero essere più tutelate dinanzi allo scenario di rallentamento economico, e, più nello specifico, sulla scia della regolamentazione introdotta negli ultimi anni e delle misure di self discipline, con cui gli istituti di credito hanno ridotto in maniera significativa i finanziamenti a creditori poco sicuri, e di conseguenza ci aspettiamo per i prossimi anni una quantità contenuta di Npl.
Da tenere in considerazione anche i titoli a tasso variabile, segmento che viene da un anno in cui ha performato molto bene dinanzi alla prospettiva di avere tassi alti più a lungo. Per questo ci aspettiamo buone performance anche per l’anno prossimo. Sfortunatamente c’è poca offerta di governativi a tasso variabile, ma in alcuni Paesi europei si trovano delle emissioni corporate: potrebbero essere interessanti, anche in questo caso, titoli a breve duration.