Nella fase 2 della riforma pensioni è prioritario il rafforzamento della previdenza complementare

Roberto Carli -
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Così come era stato condiviso nel percorso di confronto con il Governo i sindacati confederali hanno presentato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e al Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali una proposta unitaria sui temi al centro del confronto della fase due sulla riforma delle pensioni.

Così come sottolineato da CGIL, CISL e UIL le proposte intendono superare le attuali rigidità e favorire il turn over generazionale per rendere più equo l’attuale sistema previdenziale. Il documento si articola in 11 punti toccando i principali aspetti che hanno caratterizzato il dibattito in corso , dalla opportunità di bloccare l’ adeguamento dell’età pensionabile all’aspettativa di vita, previsto per il prossimo 2019, al sostegno alle future pensioni dei giovani attraverso l’utilizzo di uno strumento che, valorizzando la storia contributiva dei lavoratori, ne sostenga il futuro reddito previdenziale.

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Contemporaneamente si auspica il superamento degli attuali criteri previsti nel sistema contributivo. Si ritiene poi necessario porre fine alle disparità di genere che ancora penalizzano le donne nel nostro Paese proponendo una misura più ampia con il riconoscimento di un anno di anticipo per ogni figlio, fino a un massimo di tre, e il riconoscimento di un bonus contributivo per i lavori di cura, al fine di migliorare le pensioni delle donne.

Si propongono ancora la separazione contabile della spesa previdenziale da quella assistenziale, il ripristino della piena indicizzazione delle pensioni e la riforma della governance dell’Inps e dell’Inail . Capitolo di assoluta rilevanza e ampiamente dettagliato è poi dedicato al rafforzamento della previdenza complementare ed al rilancio delle adesioni. Va ricordato come lo sviluppo dei fondi pensione nel nostro Paese , a dieci anni dalla introduzione del meccanismo del silenzio assenso, è ancora “sottile” con ampie sacche di sottoadesione nel segmento giovanile, femminile e tra dipendenti pubblici e delle PMI.

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Quali sono le proposte dei sindacati ? Si richiede in primo luogo l’equiparazione del trattamento fiscale dei dipendenti pubblici a quello dei lavoratori privati e la omogeneizzazione di meccanismi di funzionamento delle relative forme previdenziali. Va infatti rammentato come dal punto di vista normativo i fondi pensione del pubblico impiego siano ancora disciplinati dal D. Lgs. n. 124/93 con un diverso regime in materia di prestazioni (es. differenza tra pensione di anzianità e pensione di vecchiaia) e, soprattutto, differente disciplina fiscale rispetto alla previdenza integrativa “adeguata” al dlgs 252/2005 (es. deducibilità dei contributi in misura pari al minore tra il 12 per cento del reddito complessivo, 5164,57 euro e il doppio del tfr trasferito nel fondo pensione).

Si ritiene poi necessario l’avvio di una campagna informativa, nel contesto più ampio della valorizzazione della previdenza pubblica, intitolata “Semestre per l’adesione consapevole ed informata” con una nuova versione “riveduta e corretta” del silenzio assenso, esteso anche ai dipendenti pubblici in regime di tfr.

Di interesse anche la proposta di prevedere una sorta di “spinta gentile” attraverso una norma che permetta a regime alla contrattazione collettiva di regolamentare l’adesione con trasferimento automatico del Tfr al fondo pensione, fermo restando il diritto del lavoratore al recesso preventivo, che avrà la possibilità di esercitare entro un certo periodo di tempo.

Ulteriore proposta è poi quella di introdurre una norma in base alle quale si permetta il versamento dei contributi al fondo pensione attraverso l’F24 e l’Uniemens dell’Inps, il quale provvederà a rendicontare le quote ai relativi fondi di competenza, e altre procedure che, complessivamente, tutelino la libertà di adesione del lavoratore e lo svincolino dai condizionamenti del datore di lavoro .

Dal punto di vista fiscale l’auspicio è quello di addivenire ad una riduzione dell’imposta sui rendimenti e ad un innalzamento della quota di attivo patrimoniale che le forme pensionistiche complementari possono destinare ad investimenti in economia reale con l’esenzione dall’imposta. Per quel che riguarda l’investimento nella economia reale l’auspicio espresso è quello di avviare un apposito tavolo istituzionale, con la partecipazione delle Parti sociali ed il successivo coinvolgimento delle istituzioni e delle associazioni di settore, per la definizione delle modalità e degli strumenti utiili a favorire e rendere conveniente, ed in condizioni di sicurezza per i loro aderenti, l’investimento dei fondi pensione con particolare riguardo all’individuazione delle caratteristiche e degli scopi dell’investimento stesso (sviluppo infrastrutturale e locale, finanziamento delle PMI).

Si chiede ancora la semplificazione della tassazione delle quote di prestazione maturate per i periodi anteriori al 2007. Si guarda ancora al segmento delle aziende con meno di 50 addetti per cui il tfr costituisce una componente del cash flow. Nello specifico si ritiene importante varare idonee misure compensative in caso di scelta da parte del dipendente di versare il tfr al fondo pensione .