Il sell-off oltre il conflitto ucraino

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La guerra Russia-Ucraina ha creato una nuova fonte di preoccupazione per gli investitori, ma i fattori alla base del sell-off vanno ben oltre queste dinamiche. Tra queste i timori per l’aumento dell’inflazione, l’ormai imminente rialzo dei tassi d’interesse, l’aumento dei prezzi dell’energia, le interruzioni della catena di approvvigionamento; fattori che si traducono in una crescita economica più lenta e nel rischio di stagflazione. L’incertezza sul mercato ha visto i rendimenti delle obbligazioni decennali statunitensi e britanniche salire a livelli pre-pandemici, i prezzi del petrolio sono balzati ai massimi registrati negli ultimi sette anni e il metallo giallo si è apprezzato. Il pricing di mercato dei tassi è aumentato lungo tutto lo spettro delle scadenze e soprattutto nella parte anteriore, appiattendo la curva dei rendimenti. Anche gli spread di credito si sono allargati, in particolare in Europa. A due anni dalla comparsa del coronavirus, molte economie hanno iniziato a riaprire e stanno operando su livelli pre-pandemici. Il focus pandemico è stato messo in secondo piano rispetto agli aspetti geopolitici e all’attività delle Banche centrali. I possibili esiti sono molto ampi, ma si stanno sviluppando opportunità sempre più singolari nell’ambito della volatilità di mercato, e stiamo partecipando in maniera attiva alle fluttuazioni di valore a livello regionale e settoriale all’interno dello spettro del credito globale.