Oltre il bilancio, il bilancio di sostenibilità

redazione - redazione@lamiafinanza.it -

Non solo ricavi e costi ma l’impatto dell’azienda su tutto il mondo che la circonda: dipendenti, clienti, fornitori, azionisti, ambiente, società civile

Con la stagione dei bilanci, ecco seguire a ruota i bilanci di sostenibilità. Sempre più società, oltre alla tradizionale relazione di tipo economico-finanziario prevista dalla legge, predispongono ogni anno un bilancio che rende conto delle proprie azioni e dei propri impatti nei confronti di tutti i soggetti con cui le aziende hanno a che fare, i così detti stakeholders: dipendenti, clienti e fornitori, azionisti e creditori ma anche l’ambiente e le comunità in cui le aziende operano. Si tratta di relazioni con indicazioni spesso di tipo più qualitativo che quantitativo, anche se lo sforzo è quello di rendere misurabili le azioni aziendali anche in ambito sociale o ambientale, per poter quantificare i risultati degli sforzi o degli investimenti compiuti e fissare degli obiettivi da raggiungere in futuro.
In genere queste relazioni vengono chiamate “bilancio di sostenibilità” o “bilancio sociale” e vengono pubblicate dopo il bilancio finanziario che deve essere approvato ai sensi di legge entro fine aprile, anche se la tendenza è quella di avvicinare il più possibile i tempi delle due pubblicazioni fino a riunirle in un dossier unico. Le aziende più impegnate nel percorso della sostenibilità integrano infatti gli obiettivi di tipo ambientale e sociale in quelli di tipo economico-finanziario e le due relazioni appaiate servono a fornire un quadro più completo della strada intrapresa.
Anche se non esistono obblighi formali per la redazione del bilancio sociale o di sostenibilità, che rimane un adempimento del tutto volontario, sono state sviluppate a livello internazionale delle linee guida, generalmente adottate dalle imprese. La principale organizzazione che promuove i criteri di compilazione del bilancio sociale è la Global Reporting Initiative, che negli anni ha sviluppato le sue linee guida, giunte attualmente alla versione G3.1. Oltre 3 mila aziende in 60 paesi del mondo seguono i suoi schemi nella redazione dei bilanci di sostenibilità.
Nella definizione di criteri standard per relazioni che non guardino solo all’aspetto economico-finanziario è attivo anche l’International integrated reporting committee: il suo obiettivo è individuare un modello per fornire informazioni utili agli investitori di lungo termine, riequilibrando le informazioni sui risultati, che attualmente sono sbilanciate sul breve periodo. Il nuovo schema punta all’elaborazione di un bilancio che rifletta anche i legami tra fattori ambientali, sociali, di governo societario e finanziari che incidono sulle decisioni della società e sulle sue scelte di lungo periodo, rendendo chiaro il legame tra sostenibilità e valore economico dell’azienda.
Come il bilancio di sostenibilità, anche la sua revisione è volontaria: attualmente la revisione delle informazioni non economiche relative alla sostenibilità avviene in base principio specifico iSAE 3000, l’ International Standard on Assurance Engagements 3000, creato dallo iAASB (International Auditing and Assurance Standards Board).