Veneto Banca, ok al prospetto

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La Consob ha dato il via libera al documento informativo per l’aumento di capitale dell’istituto in vista della quotazione. Oggi partono il periodo di offerta e il collocamento istituzionale. Molti i rischi evidenziati

La Consob ha dato il via libera al prospetto informativo per l’aumento di capitale da un miliardo di Veneto Banca, finalizzato alla quotazione in borsa dell’istituto. Lo ha comunicato ieri sera la stessa Veneto Banca. L’aumento, si legge nelle oltre mille pagine del prospetto, vuole evitare alla banca di trovarsi “in una situazione di crisi o di dissesto, con conseguente assoggettamento del gruppo a provvedimenti da parte delle competenti autorità di vigilanza”: il riferimento è alla direttiva europea sulla risoluzione delle crisi bancarie (Brrd) che disciplina il “bail-in”, ovvero il salvataggio interno, in cui, nell’ordine, azionisti, obbligazionisti e perfino correntisti della banca (per i depositi oltre i 100 mila euro) potrebbero essere coinvolti.

Il periodo di offerta in opzione inizia oggi 8 giugno e terminerà il 22 giugno. Oggi inizia anche il collocamento istituzionale, che si concluderà il 24 giugno.

La forchetta di prezzo decisa dal Cda della banca è compresa tra un minimo di 0,10 euro e un massimo di 0,50 euro. La determinazione del prezzo di offerta avverrà al termine dell’offerta globale.

Il consorzio di garanzia dell’aumento ha firmato un accordo di sub-garanzia con il fondo Atlante, che acquisterà, in caso di mancata sottoscrizione delle azioni, una quota pari ad almeno il 50,1% del capitale, al valore minimo della forchetta di prezzo. Se tuttavia il fondo Atlante non dovesse raggiungere il 50,1% delle quote, si ritirerebbe dall’impegno a sottoscrivere l’operazione. E in tal caso verrebbe meno anche l’accordo di garanzia.

L’aumento è offerto in opzione agli attuali azionisti, che hanno diritto a sottoscrivere per ogni azione detenuta un numero di nuove azioni compreso tra 16 (calcolato in base al prezzo massimo) e 81 (in base al prezzo minimo).

Per il debutto in borsa, la data, indicativa, è quella del 28 giugno. Sempre che, naturalmente, il collocamento abbia come effetto un flottante pari ad almeno il 25% del capitale. Altrimenti, come è già accaduto nel caso della Popolare di Vicenza, Borsa italiana non potrebbe rilasciare il nulla osta alla quotazione.

175 milioni di richieste di risarcimento

Al 31 marzo 2016 Veneto Banca aveva ricevuto reclami da 2.457 soci e richieste di risarcimento per complessivi 174,7 milioni di euro. Le contestazioni riguardano tra l’altro (citiamo dal prospetto): la mancata o non tempestiva esecuzione degli ordini di vendita delle azioni, la disparità di trattamento degli azionisti nell’esecuzione degli ordini di vendita ed il mancato rispetto della cronologia nella ricezione delle disposizioni di disinvestimento, la violazione degli obblighi di fonte primaria e secondaria gravanti sugli intermediari finanziari, l’omessa profilatura Mifid, l’omessa effettuazione delle valutazioni di adeguatezza, l’omessa segnalazione del conflitto di interesse, la concessione di finanziamenti subordinata all’acquisto di azioni Veneto Banca e l’erogazione di finanziamenti finalizzati all’acquisto di quei titoli, la concessione di finanziamenti per sopperire alle esigenze di liquidità conseguenti alla mancata vendita delle azioni Veneto Banca.

Inoltre, sottolinea il prospetto, un ulteriore fattore di rischio viene dal fatto che l’accantonamento a fondo rischi per reclami riguardanti azioni Veneto Banca, al 31 dicembre 2015 e al 31 marzo 2016 è stato effettuato, diversamente da quanto richiesto dalla Bce, senza l’ausilio di un esperto indipendente. “Qualora l’emittente non rispettasse i coefficienti imposti, potrebbe essere assoggettata a provvedimenti da parte delle competenti Autorità di Vigilanza, incluso l’esercizio dei poteri previsti dal Testo unico bancario, funzionali all’applicazione degli strumenti di risoluzione” previsti dalla direttiva in materia.

Liquidità insufficiente

Ma tra le avvertenze, il prospetto segnala anche i “nuovi significativi deflussi di liquidità” avvenuti prima della fine di maggio, che hanno portato l’indicatore di liquidità a un livello “inferiore rispetto ai minimi regolamentari”. L’indicatore potrebbe tornare sopra quei limiti, soltanto “ad esito dell’aumento di capitale”.